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Condannato per abuso di nome a Sanremo il giovane che si dice figlio dei "boss,.
Condannato per abuso di nome a Sanremo il giovane che si dice figlio dei "boss,. Con una sentenza che solleverà polemiche giuridiche Condannato per abuso di nome a Sanremo il giovane che si dice figlio dei "boss,. Si era firmato in un esposto alla Pretura «Giuseppe Messina detto Antonio Masi», sostenendo che il padre era l'ex re di Soho - Riconosciuto colpevole, sconterà sette mesi, anche se molti testi hanno detto che somiglia al «boss», morto il giorno delle nozze - La vertenza riguarda un'eredità di miliardi (Dal nostro corrispondente) Sanremo, 18 dicembre. Con una sentenza che non mancherà di sollevare discussioni giuridiche, il pretore di Sanremo ha condannato An- tonio Masi a sette mesi di prigione, al risarcimento dei danni materiali e morali da stabilirsi in separata sede e al pagamento delle spese processuali fissate in 150 mila lire. E' colpevole, secondo il giudice, di abuso di nome avendo dichiarato, in atto pubblico, di chiamarsi Giuseppe Masi, figlio di Eugenio Messina, il defunto « boss n della malavita londinese. La denùncia, presentata da Attilio e Salvatore Messina, fratelli dell'ex « re » di Soho, riguarda una dichiarazionepresentata dal Masi tempo addietro alla stessa pretura di Sanremo, firmandosi come « Giuseppe Messina detto Antonio Masi ». La sentenza odierna solleverà discussioni, in quanto nel reato contestato all'impiegato vicentino non si ravvisa dolo. C'è da sottolineare, inoltre, che il pubblico ministero, nella sua requisitoria, aveva chiesto la sospensione del dibattimento onde poter accertare la vera identità dell'imputato. - Il dibattimento, presieduto dal dottor Pesce, ha avuto il merito di chiarire alcune cose. Innanzitutto abitanti di Sanremo, che hanno avuto modo di conoscere personalmente, a suo tempo, Eugenio Messina, stamane vedendo sul banco degli imputati Antonio Masi e ascoltandolo, hanno dichiarato: « Non ci possono essere dubbi, è veramente il figlio del "boss": è troppa la rassomiglianza fisi- ca, persino lo stesso modo di parlare». C'è di più. Salvatore Messina, il più anziano dei fratelli del « clan », il quale da cinque mesi a questa parte ha sempre dichiarato di non avere mai conosciuto Antonio Masi, di non aver mai saputo nemmeno della sua esistenza, quando è stato chiamato a testimoniare ha dovuto ammettere il contrario. Quando gli avvocati Guajanà e Dian, difensori del Masi, gli hanno chiesto se aveva mai avuto corrispondenza con l'imputato, Salvatore Messina ha risposto: « Mi era stato raccomandato da alcuni amici che avevo in Egitto. Gli ho scritto due o tre volte nel 1954, ma in quanto all'epoca potrei anche sbagliarmi. Nessuno, però, aveva mai fatto riferimento con me alla situazione familiare dell'imputato ». Alla domanda se avesse mai incontrato prima d'oggi il Masi, il teste ha risposto: « Sì, in Germania, mi pare nella stessa epoca in cui gli ho scritio. Si è sempre qualificato come Antonio Masi. Mio fratello Eugenio non mi ha mai parlato di questo signore ». A questo punto, l'aw. Guajana ha esibito la fotocopia di una lettera scritta da Salvatore Messina nel 1956 ad Antonio Masi, chiedendo al teste se la riconoscesse. Alla risposta affermativa, ha domandato ancora se, in Egitto, avesse mai vissuto assieme ad Antonio Masi, allora bambino: « Manco dall'Egit to dal 1930», è stata la risposta. Il 1930 è l'anno di nascita dell'imputato. E' intervenuto Antonio Masi, il quale ha affermato: « Non è vero, ha lasciato l'Egitto nel 1932 ». Dopo qualche scambio di battute con gli avvocati di parte civile, i difensori hanno chiesto al pretore un confronto fra l'imputato ed il teste, ma il giudice non l'ha ritenuto necessario. E' seguito Attilio Messina, il quale nella sua deposizione ha seguito la falsariga del fratello, affermando di non avere mai incontrato Antonio Masi come lo stesso imputato confermerà. Alla domanda del giudice se ricordava in quale epoca Salvatore Messina avesse lasciato l'Egitto, Attilio ha risposto: « Non ricordo. Mio fratello, inoltre, non mi ha mai parlato di Antonio Masi». Sono seguite le arringhe. Gli avvocati Carella e Ferrare di parte civile, invocando l'art. 495 del codice penale, hanno chiesto la condanna dell'imputato. L'aw. Dian, primo difensore, ha fatto rilevare che l'imputato, firmandosi come Giuseppe Messina detto Antonio Masi, non ha commesso alcuna scorrettezza, e ha chiesto al giudice la sospensione della causa, In attesa che venga definita quella in corso in sede civile per l'inserimento nell'asse ereditario, o una assoluzione perché . il fatto non costituisce reato. Associandosi alla richiesta del p. m., l'aw. Guajana, che in precedenza aveva esibito l'estratto dell'atto di nascita dell'imputato da cui risulta che « Giuseppe Masi è nato il 10 dicembre 1930 nell'ospedale italiano di Alessandria d'Egitto; nome del padre: Eugenio Messina; nome della mdaang madre: Jolanda Masi; denundante il padre», ha sollevato alcune eccezioni: « Bisogna accertare — ha detto Guajana — U fatto o la posizione giuridica, la verità reale o formale ». Il pretore, come si è detto, ha emesso una sentenza di condanna contro la quale l'imputato ha presentato ricorso firmandosi Giuseppe Messina detto Antonio Masi. Un legale, presente come spettatore al dibattimento, richiesto di un parere ha detto: « Non c'è il dolo che viene riconosciuto nella sentenza; si avverte quasi uno spiccato desiderio di punire ». Il prossimo round della vicenda giudiziaria legata alla eredità di venti miliardi dell'ex « boss » londinese, sarà il 27 gennaio quando il tribunale, in sede civile, proseguirà l'esame dell'istanza presentata dal figlio del « boss » per essere inserito nell'asse ereditario. Vittorio Preve iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Antonio Masi
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