Una famiglia tra le più ricche snobbala dalla Genova "bene"

Una famiglia tra le più ricche snobbala dalla Genova "bene" Una famiglia tra le più ricche snobbala dalla Genova "bene" (Nostro servizio particolare) Genova, 17 dicembre. Al «Garden Bar» del lido, verso mezzogiorno c mezzo, sei giovanotti esili, in abiti stretti e ricercali, commentavano l'« arresto provvisorio » e il rilascio di Sergio Gadolla. Alla comparsa di un estraneo i discorsi si fecero cauti. Due ragazzi uscirono continuando a parlare a bassa voce. Lungo il marciapiede di corso Italia erano due macchine di lusso, una « Porsche » verde e una « Mercedes » coupé bianca. Di fronte, il cancello col numero 40 che chiude il giardino squadrato su cui si affacciano tre edifici grigi di architettura banale, con le tende verdi ai balconi, legati in un unico complesso per famiglie ricche. Là abitano i Gadolla. Fra la casa pretenziosa e il « Garden Bar » si è annodata, per. mesi, una vicenda che appassiona il pubblico come un giallo ben collocato in questa città fedele da secoli al gusto delle congiure e del mistero. In quel breve spazio, sui due lati di corso Italia, si incontrano a mezzogiorno i figli di ricchi e di arricchiti che infilano ore di noia, giocando a poker. Hanno in qualche caso tendenze politiche sospese fra la simpatia per i movimenti giovanili di estrema destra c la semplice conservazione. Mondo limitato Questo mondo limitato, marginale, ha avuto la funzione di incubatrice per il « giallo Gadolla », tuttora incomprensibile e oscuro anche agli occhi di molti giovani che ne fanno parte. Le domande da tutti ripetute sulla verità del rapimento, sui motivi, sulla parte realmente avuta dai figli della « vedova d'oro », sul luogo in cui Sergio fu nascosto, restano senza risposta anche fra i giovani che hanno avuto una certa familiarità con i protagonisti (esclusi alcuni amici, forse in qualche misura informati). Le voci sono però più insistenti in questo ambiente, e in parte legate al bisogno di denaro per il gioco o per altre evasioni. Fuori, nei salotti della società genovese consolidata, le domande si diluiscono in un atteggiamento a metà curioso e a metà infastidito. « Ma chi sono questi Gadolla? », si domandano le signore delle famiglie di nome sicuro, mogli di armatori, di agenti marittimi e di importatori, di industriali e di finanzieri, imitate dalle signore della buona borghesia fiancheggiatrice, legate ad esse da parentele, da modi di vita misurati, da un moralismo che vieta di esibire la ricchezza. 1 ragazzi Gadolla, Sergio (il rnccGpdtg , , rapito), Gianfranco, Gabriella, non si erano mai inseriti' nel corpo sociale esclusivo rimasto chiuso al loro padre. Fausto Gadolla, impresario edile, morto nel 1967 assistendo a una partita del « Savona » di cui era presidente (lo fulminò il gol della vittoria), aveva accumulato rapidamente una grande fortuna. Assieme a Camillo Luglio, già presidente dell'« Aeroclub », era diventato un costruttore potente e il proprietario di una catena di teatri e di cinematografi. Era venuto su negli anni del più grande disordine edilizio, quando Genova fu aggredita dai cantieri in ogni angolo. Uomo duro Uomo duro, aveva fatto di sé il personaggio infaticabile che non conosce ostacoli nella marcia verso l'accumulazione della ricchezza. Ebbe una simpatia politica, quella per il fascismo, che rispondeva alla logica del personaggio. Si dice che fosse un finanziatore del msi. Certamente, da proprietario del teatro Margherita, ebbe una parte nelle giornate di Genova del 1960. 11 « Margherita » era stato aperto da Gadolla ai neofascisti di tutta Italia per il loro congresso, a due passi dal sacrario dei caduti della Resistenza. Quando si profilò la ribellione dei genovesi a quell'affronto, il prefetto invitò Gadolla a non accogliere il congresso del msi: si racconta di un aspro scontro verbale, poi superato dai fatti che ormai appartengono alla storia. L'impresario era allora al culmine della potenza. L'episodio 10 separò ancor più nettamente dagli alt' strati sociali, compresi quelli conservatori. Continuò ad accumulare ricchezze, restando però relegato nella sfera degli arricchiti. Anche come impresario, pur realizzando interi quartieri, non riuscì ad entrare nella cerchia dei grandi nomi dell'edilizia genovese tradizionale, come i Dufour, i Carena, i Garbarino e Sciaccaluga, i Romanengo. Ne gli era servita, nella ricerca di lustro, la presidenza del « Genoa » fra 11 1958 e il I960. Morto Fausto Gadolla, lu vedova portò avanti le sue attività con energia. Si alza ogni mattina alle 7, alle 8 è nel suo ufficio di via Brera, dietro via XX Settembre, come vuole la religione genovese del lavoro. Ha arredato la casa di corso Italia con raso giallo alle pareti del soggiorno, mobili antichi, quadri del '600 genovese. Riceve con misura nella villa comprata dal marito fra Santa Margherita e Paraggi, sopra il « Covo di Nord Est », nelle vmtqsdnticpgrpr vicinanze di ville di gran pome. Ma le signore genovesi continuano a ripetere: « Chi sono questi Gadolla? ». I figli non hanno seguito le strade obbligate che consentono di coltivare amicizie in funzione del rango e dei futuri matrimoni. Ebbero un'occasione di inserimento quando Gianfranco, il maggiore, entrò nel gruppo « Caracalla », composto da giovani amanti del teatro. Fu regista e attore nel « cabaret » per la recita dell'« Urlante furioso », lo scorso anno. « Uno spettacolo carico di interrogativi, per nulla orientato a destra », dicono gli amici che lavorarono con lui, respingendo le voci di simpatie neofasciste nel primogenito di Fausto Gadolla. Alla recita aveva partecipalo anche Sergio, il rapito, suonando la chitarra elettrica. Oggi i giovani delle buone famiglie ostentano di non avere alcun ricordo dei due Gadolla incontrali sulle scene del « Caracalla ». « Dopo lo spettacolo al Carignano non li abbiamo più incontrati », dicono concordemente. Isolati, perciò ancor più diffìcilmente conoscibili, i Gadolla custodiscono il loro segreto che alimenta le fantasie. La fortuna del padre, come quella di altri impresari, suggerisce ipotesi di ricatti originati da operazioni particolari. Ma si tratta di ipotesi da salotto. Mario Fazio

Luoghi citati: Genova, Italia, Nord Est, Savona