Questa giornata di Aleksandr Solzenicyn di Alberto RoncheyPaolo Garimberti

Questa giornata di Aleksandr Solzenicyn L'UNICO ASSENTE TRA I PREMI NOBEL A STOCCOLMA Questa giornata di Aleksandr Solzenicyn Oggi a Stoccolma il Premio Nobel per la letteratura viene tributalo ad Aleksandr Solzenicyn. Ma egli non è presente; ha spiegato perché in una lettera all'Accademia di Svezia: « ... Il mio viaggio a Stoccolma verrebbe usato per escludermi dal mio paese natale, impedendomi semplicemente di tornare a casa ». Se uno scrittore come Solzenicyn fosse costretto a vivere all'estero, lontano dal popolo russo, non avrebbe radici, forse cesserebbe di scrivere. La lingua russa di Solzenicyn è oggi la più bella (le sole prose paragonabili alle sue sono forse le prime di Paustovskij). Eppure quando Michajl Sholochov, tanto più ligio e meno grande di lui, ebbe il Premio Nobel, poié andare a Stoccolma e tornare poi alla sua staniza del Don; ma Solzenicyn, l'autore di Una giornata di Ivan Deniso- vie, non ha ponilo muoversi. Esistono in Russia due letterature: una ufficiale (legale, stampata) e un'altra del tulio proibita (manoscritta, pregutenberghiana). Solzenicyn ha denuncialo più volte le condizioni della cultura russa: « La censura, questa sopravvivenza di Medio Evo, che è riuscita come una specie di Matusalemme a vivere quasi fino al XXI secolo... ». L'Urss è nell'anno Duemila con le lecniche spaziali e atomiche, ma almeno nel 1500 con le leggi sulla censura e sui reati d'opinione. Lo spirilo di quelle leggi è antichissimo; ma oggi più di 5 milioni 600 mila studenti sono nelle Università, 5 milioni 300 mila nei collegi tecnici, e questo è un nuovo mondo russo. 11 dissenso non è solo degli « umanisti », ma pure delle nuove leve scientifiche, per le quali il celebre fisico Pétr Kapica difende anche il diritto all'errore: « In su stesso l'errore non è falsità scientifica; la scienza diviene falsa quando non riconosce l'errore, il quale in sé è dialetticamente necessario ». E la scienza moderna, sempre più complessa, può consentire forme di silenziosa ma efficace rivoha contro l'oligarchia « padrona delle menti » e la partijnost' (la « partitiche ») del sapere. A Mosca si sa che appena viene concessa un po' di tolleranza agli scrittori, essi scrivono contro il partito, rome un tempo scrivevano contro lo zar. Il partilo non lo ammette, come non lo ammetteva lo zar; e gli scrittori non possono, come gli scienziati, occulte re le loro obiezioni dietro un linguaggio incomprensibile agli apparateiki. 11 caso Solzenicyn non è che l'ultimo capitolo d'una lunga vicenda di mezzo secolo: Gumilév. il compagno di Anna Achmàtova, fucilato; Esenin suicida, come Majakowskij (il quale aveva scritto che « vivere c di gran lunga più difficile»); Babel scomparso in un lager, come Màndelshtam; Gorkij probabilmente ucciso (esistono sette versioni della sua mone); una moltitudine di scrittori morti in esilio; Fadéev suicida nel '56; Pasternak costretto a rinunciare al Nobel e mono in solitudine, dopo aver patito anni d'ingiurie (i giornali non pubblicarono l'annuncio della sua scomparsa, alla Tass dissero che non era una notizia). Poi i giovani come Daniel e Siniavskij, Galanskov, Ginzberg, Dobrovolskij, Vera Laskova. Bukovskij, Amalrik, Pavel Litvinov: una generazione d'intellettuali vive tra le riviste del « sottosuolo » e i processi, mentre Solzenicyn è « un esu¬ le interno » a Rjazan (o nella dacia di Rostropovic) come Pasternak fu già a Peredelkino. Eppure questi non sono i casi più dolorosi, poiché almeno gli uomini ben conosciuti sono riusciti in qualche modo a comunicare con il mondo, esprimendo le loro opinioni: « Ci sono molti altri — ha detto il poeta Esenin-Volpin, più volte carcerato — di cui il mondo non sa nulla, o conosce tanto poco quanto si sa d'un coniglio mangiato dai lupi nella foresta ». Alberto Ronchey (A pag. 3: Gli otto anni del grande russo, di Lia Wainstein; Il fuoco e le formiche, un breve inedito di Solzenicyn; Chi ritirerà il premio a Stoccolma?, di Walter Rosboch; Silenzio a Mosca, di Paolo Garimberti).