Emergenza a San Sebastiano

Emergenza a San Sebastiano Emergenza a San Sebastiano ('Segue dalla V pagina) di plastica servono a che gli imputati non parlino tra loro, non sentano cioè quello che un compagno potrebbe eventualmente dire. Ma la precauzione non deve sembrare sufficiente a chi comanda il servizio di polizia incaricato del trasporto degli imputati. Nel cellulare prendono posto, infatti, agenti con la maschera antigas già infilata sul volto e le bombe lacrimogene in mano. Al primo accenno d'un dialogo in lingua basca, gli agenti hanno l'ordine di far esplodere le bombe sul fondo del cellulare. Naturalmente, prima dell'ingresso nell'aula del tribunale militare, gli agenti tolgono i tappi dalle orecchie degli imputati. Ma stamane un agente distratto ha dimenticato di estrarli dalle orecchie di Javier Izco de la Iglesia e ne è nato l'inciden¬ te che abbiamo descritto. Il Tribunale si è innervosito. Quando un avvocato ha chiesto la parola (che era già stata negata a un suo collega) il colonnello-presidente don Manuel Gonzales ha battuto forte una mano sul tavolo. La voce dura, il colonnello di cavalleria ha detto: « Un'altra interruzione, avvocato, e la piocesso per oltraggio a questa Corte ». La difesa si è zittita, ma nel pomeriggio ha inviato un telegramma al Consiglio suoremo della giustizia militare in cui espone la violazione commessa dal presidente Gonzales. Gli avvocati infatti non avevano ancora detto una parola, avevano solo chiesto di parlare. Don Manuel non poteva sapere se l'intervento fosse o no pertinente, accettabile dalla Corte o no. Il fatto è che don Manuel, semplicemente, non fa parlare gli avvocati della difesa. Già molti critici ieri, di fronte alla procedura speciale del « Consiglio di guerra », i giùv'.h'\ rtrahiéri che assistono al processo ci hanno detto stasera che l'episodio è estremamente grave. N"''i si sa, intanto, dove si trovi il console tedesco. E' certo soltanto che l'ambasciata tedesca a Madrid è già entrata in contatto con un possibile intermediario e cioè don Telesforo Monzon, ex ministro del governo basco durante la guerra civile, che risiede a San Juan de Luz. Monzon ha detto di aver ricevuto una comunicazione dall'Eia secondo la quale la sorte del diplomatico dipende soltanto dal processo di Burgos. Ciò significa che VEta non chiede la liberazione degli imputati, ma solo, a quel che sembra, un giudizio diverso da quello che si sta svolgendo di fronte al «Consiglio di guerra» di Burgos. Dunque un processo civile o quanto meno una sentenza mite dei giudici militari. s. v.

Persone citate: Javier Izco, Manuel Gonzales, Monzon

Luoghi citati: Burgos, Eia, Madrid, San Juan De Luz