Un Papa nei Mari del Sud

Un Papa nei Mari del Sud VOLANDO PER 13.000 KM SULLE ISOLE PIÙ BELLE DEL MONDO Un Papa nei Mari del Sud Partito da Manila, Paolo VI si è fermato a Pago Pago, capitale delle Samoa americane, cara un tempo agli scrittori romantici ed oggi agli astronauti che vi prendono terra - Poi è volato ad Apia, nelle Samoa indipendenti, e quindi a Sydney: un viaggio di 24 ore, un'impresa che nessun capo di Stato ha mai compiuto - Gli splendidi costumi e l'entusiasmo dei polinesiani (Dal nostro inviato speciale) Pago Pago, 30 novembre. In ventiquattr'ore un volo del Papa per tredicimila chilometri sui Mari del Sud così cari alla letteratura: un volo da Manila al traverso dell'isola di Palau nelle Caroline, con passaggio dell'Equatore al 105" meridiano dì longitudine Ovest e quindi avvistamento dell'isola di Nanumea; poi attraversamento della linea internazionale di data, arrivo nell'isola di Tutvila a Pago Pago, capitale delle Samoa americane: cambio di apparecchio e ripartenza per l'isola di Upolu dove è Apia, capitale delle Samoa ìndipendenti; rapida corsa in camioncino dall'aeroporto di Faleolo fino alla chiesa di Sant'Anna nel villaggio di Leulumoega, ritorno in camioncino da Leulumoega a Faleolo; ritorno in aereo (un vecchio DC' 3 di ventotto posti) da Faleolo a Pago Pago; secondo attraversamento della linea di data, avvistamento dell'isola di Norfolk e, finalmente, arrivo all'aeroporto Kingsford Smith di Sydney verso le cinque e mezzo del pomerìggio, come dire le sette e mezzo della mattina in Italia. Asia e Australia Molto più difficile sarebbe dare le corrispondenze con gli altri orari di partenze, di arrivi e di sorvoli, anche perché col duplice attraversamento della linea internazionale di data siamo retrocessi una Volta dal lunedì alla domenica, visto che navigando verso Est si posticipa la data di un giorno, e siamo poi tornati dalla domenica al lunedì, visto che navigando verso Ovest invece la si anticipa. In complesso, di queste travolgenti ventiquattr'ore ne abbiamo volate effettivamente diciotto passando dall'Asia, attraverso l'Oceania, all'Australia, un'impresa che nessun altro Capo dì Stato, neppure il dinamico presidente Nixon, che ha gli spostamenti facili fra un continente e l'altro al di sopra degli oceani, ha mai compiuto. Sono cose, piuttosto, da astronauti, e Pago Pago, d'altra parte, oltre che alla letteratura degli Stevenson, dei Rupert Brooke, dei James Michener, è appuntò cara agli astronauti americani che vi prendono terra, come l'equipaggio dell'Apollo 10 tre anni fa e quello dell'Apollo 13 dopo il fallito tentativo del maggio di quest'anno di raggiungere la Luna. E' per questo che oggi, all'arrivo del Papa sull'aeroporto di Pago Pago, abbiamo visto uno straordinario schieramento di mezzi antincendio rossi fiammanti allineati sul lato destro del campo, proprio di fronte alla tribunetta allestita per il Papa, al centro del lato sinistro. A Pago Pago si è difatti giustamente orgogliosi dei pompieri e volentieri li si mette in mostra come uno dei vanti e delle attrazioni locali, es¬ scudo essi considerati i migliori del mondo nella loro specialità. Al traverso dei pompieri, le autorità dell'isola con il governatore americano John M. Hayden, indigeni in « lavaiava », che è un sollanone coloralo dalla cintola ai piedi, nudo il torso, tatuate le braccia. Poi donne anch'esse in il tavolava », coperte il busto dal ii puletasi » che è una blusa fino alle anche, ed infine una schiera di cantori cattolici istruiti da uno dei più grandi capivillaggio, di nome Tuiteleleapaga Napoleone II in onore del primo missionario cattolico francese qui giunto nel secolo scorso. Questo Napoleone II, un bellissimo uomo, aveva scritto al Papa in luglio di quest' anno, annunciandogli che stava componendo in suo onore un bellissimo inno intitolato la soifua le Tupusa, come si dice in samoano « Viva il Papa ». Napoleone triste Per entusiasmo, poi, ne ha composto anche un secondo, intitolato più semplicemente Talofa lava, che vuol dire ii Benvenuto », ma con grande rammarico ha dovuto abbreviarli nell'esecuzione poiché la sosta di Paolo VI a Pago Pago è stata ridotta a soli venti minuti, il tempo necessario per scambiare un saluto con il governatore, oltre che per cambiare d'apparecchio. Napoleone ne è rimasto dispiaciuto: « Era la prima volta che si mettevano insieme i cori cattolici di tutti i villaggi dell'isola di Tutuila ». Nelle Samoa americane, abi¬ tate da una popolazione di 27.U0II abitanti, i cattolici sono il 1!) per cento, attorno ai cinquemila. A salutare il Papa all'aeroporto erano in varie centinaiu. Il volo verso Upolu su uno dei due DC 3 che costituiscono tutta la flotta delle a Polynesian Airlines » (era stalo chiesto in prestito un terzo aeroplano a compagnie di zone circostanti, ma non se ne è trovato nessuno disponibile, cosicché ad alcuni giornalisti non è stato possibile seguire il Papa nelle Samoa indipendenti) è durato una quarantina di minuti. Si sorvolava un oceano meraviglioso costellato di isole Samoa, le sette americane, le cinque indipendenti, tutte a colori nel colmo del mattino: erano circa le undici, corrispondenti alle dieci di sera in Italia. A terra, il caldo era sui 30-32 gradi, l'umidità dell'aria sul 75-77 per cento, sudavano perfino i samoani, gli uomini nudi in « lavalava ». i poliziotti in giubba e sottanone bianco, i musicanti della banda e i tamburini che all'arrivo del Papa hanno rullato con lungo vigore. Erano aggruppati su una piccola montagnola tutta per loro. Su un altro dosso, i musicanti della banda, intervallati invece da soldati in armi, lancieri a piedi apparentemente, perché le loro armi erano bastoni lunghissimi con in cima una banderuola. Il capo cello Stalo samoano indipendente, Sua Altezza Malietoa Tanumafili II, un gran bell'uomo correttamente vestito di seta cruda, giacca a doppio petto, cami- eia e cravatta, sottanone a lavalava », è stato presentato al Papa dal vescovo locale. Taofinuu. A propria volta Sua Altezza ha presentato a Sua Santità il capo del governo ed i ministri, e compiutasi questa cerimonia un altissimo uomo mezzo nudo, coperto il petto solo di collane, le braccia solo di tatuaggi, si è posto a gambe larghe nella breve insellatura fra il dosso della banda e i tamburini della montagnola e ha dato fiato ad un suo lungo urlo, per due minuti circa, di poco facile interpretazione. Sul vecchio camion Era un seguirsi di suoni vocalici, con prevalenza delle u, qualcosa come ueuoeuoueu, con molte variazioni di toni su queste u. Aveva un sottanone bellissimo, splendidamente colorato, delicatamente decorato da disegni che possono ispirare la maggior parte dei decoratori del nostro mondo occidentale. Paolo VI lo guardava e lo ascoltava con evidente simpatia, e terminato che fu l'urlo, egli prese a sua volta la parola, in buon inglese, per un ringraziamento concluso con una parola che ritengo di poter trascrivere quelon, senza esserne certo. Probabilmente é un modo samoano di dire grazie. E' cominciata a questo punto la corsa rapida verso il villaggio di Leulumoega, rapidissima data la ristrettezza del tempo disponibile, che non ha neppure consentito al Papa ed al suo seguito di arrivare, venti chilometri più in là, alla città capitale delle Samoa indipendenti, Apia. Il Papa ha compiuto tutto il percorso verso la chiesa missionaria di Sant'Anna, una decina di chilometri di cattiva strada sormontata da centinaia di archi di trionfo ma resa pericolosa dagli avvallamenti del fondo, tra filari di palme dattilifere ed un sinuoso bordo di sabbia bianca, in piedi sul cassone di un vecchio camioncino che, lungo tutte le fiancate e anche sui mozzi delle ruote, era stato per l'occasione infiocchettato ed infiorato. Bellissimo a vedersi, pericoloso a considerarlo soprattutto nelle curve frequenti e nelle buche profonde della strada. In piedi sul cassone del camioncino, assieme al Papa c'erano il vescovo Taofinuu, il segretario particolare mons. Pasquale Macchi ed altri due prelati. Si davano il cambio a sostenere il Papa in piedi, circondandolo strettamente e solidamente all'altezza della vita, avendo Paolo VI le braccia sempre alte ed allargate a benedire e salutare la folla che in riga ininterrotta fiancheggiava la strilla, senza applaudire né gridare, ma a propria volta salutando con gesti gentilis simi e sorrisi giocondi. Era un bello spettacolo. Ed anche molto bello lo spettacolo dei samoani a Leulu- moega, cattolici o protestanti che fossero. Leulumoega, dove sorge la grande chiesa di Sant'Anna (di una pessima architettura, un brutto frontone decorato per oggi dalla scritta « Vivat Pastor bonus », ma sempre sormontato da due goffi torrioni in dolente contrasto con le vicine e accoglienti case samoane) è uno dei villaggi maggiori di Upolu, con milleduecento abitanti. Se la consueta proporzione samoana di un quinto di cattolici rispetto a quattro quinti di protestanti è valida anche a Leulumoega, i cattolici 7iresenti alla cerimonia della Messa e della benedizione papale avrebbero dovuto essere un duecentocinquanta: erano molti di più, venuti da altri centri, forse da altre delle cinque isole delle Samoa indipendenti, forse accresciuti anche dal contributo di protestanti, incuriositi dallo spettacolo eccezionale. Sparsi per tutta la radura antistante la chiesa, o alla ricerca d'ombra sotto i palmizi, intenti a dissetarsi con il succo delle noci di cocco aperte con un colpo deciso di coltello, mangiando allegramente spesse fette di tenerissima porchetta arrosto, i samoani seminudi, le loro donne coperte la parte superiore del corpo dal «puletasi», i loro bambini allegri che sul retro della chiesa di Sant'Anna hanno trascorso tutto il tempo della cerimonia esercitandosi nel gioco di abbattere a sassaie i frutti maturi dagli alti alberi, hanno quest'oggi, da mezzogiorno alle due, goduto di una nuova gioiosissima kermesse. Paolo VI appariva teneramente comprensivo nel benedirli, e quindi lieto della decisione presa di venire nel centro dell'Oceano Pacifico, in Polinesia, fra il 13" e il 15" grado di latitudine Sud, il 168" e il 173" di longitudine Ovest, 2613 miglia a SudOvest delle Hawaii, 1800 a Nord-Ovest della Nuova Zelanda, poche centinaia dalle Fiji e dalla linea dell'attraversamento internazionale di data, 2700 da Sydney in Australia, per approdare in una piccola isola abitala da una popolazione felice e di qui trasmettere al mondo un messaggio cattolico. Vittorio Gorresio Il saluto di Sydney Sydney, 30 novembre. Accoglienza calorosa, con grandi applausi per Paolo VI da parte della folla australiana, quando il Pontefice è apparso in cima alla scaletta dell'aereo e ha salutato gli abitanti di Sydney con un largo gesto della mano. Diverse migliaia di persone, soprattutto giovani, erano ad attenderlo all'aeroporto, con le massime autorità australiane. Rispondendo al benvenuto del primo ministro federale Gorton, Paolo VI ha pronunciato un breve discorso, salutato da acclamazioni. Il saluto al sindaco di Sydney, nella Town Hall (il municipio), è stato la prima cerimonia cittadina, breve e compita. Infine, il primo contatto con i cattolici d'Australia, questa sera dopo le 19, nella cattedrale di Santa Maria, gremita di fedeli, dove Paolo VI ha celebrato ,ln messa. (Ansa) Sydney. Paolo VI è appena seeso dall'aereo: ha scorto tra la folla un bambino e si è avvicinato per benedirlo (Radiofoto Ansa)