Con i sistemi in vigore occorreranno 3 secoli per ricuperare gli analfabeti di Giuseppe Fiori

Con i sistemi in vigore occorreranno 3 secoli per ricuperare gli analfabeti Nuovo problema per il " triangolo industriale,, Con i sistemi in vigore occorreranno 3 secoli per ricuperare gli analfabeti Nella zona di Milano, ogni anno soltanto un migliaio di immigrati arriva alla licenza elementare - Nel Nord i corsi sono tenuti da alcune associazioni private, ma con scarsi mezzi - Le lezioni sono affollate, tuttavia bisogna vincere la naturale ritrosia dell'analfabeta a mostrarsi culturalmente minorato - Ora si fa affidamento sulle Regioni per un pieno recupero iDal nostro inviato speciale) Milano, 19 novembre. Quanti sono gli analfabeti oggi in Italia? Non esistono dati recenti, l'ultima rilevazione e vecchia di dicci anni (censimento del '(il), russiamo tuttavia partire da quegli indici, comunque indicativi. Su una massa di 38 milioni 697 mila adulti, gli alfabetizzati (titolo di licenza elementare) erano 27 milioni 588 mila; i semi-analfabeti (nessun titolo; nondimeno saper fare la propria firma e leggere seppure stentatamente) 7 milioni 313 mila; gli analfabeti « puri » 3 milioni 796 mila. Già così, ci troviamo in presenza d'un quadro inquietante. l'èira faccia All'Unla (Unione nazionale per la lotta contro l'analfabetismo) il direttore Antonio I Facciuto aggiunge un'osservazione che ancor meglio chiarisce la gravità del fenomeno. Sentiamo: « Quelli che il \ censimento incasella fra gli alfabetizzati appartengono in realtà a due sottocategorie: gli adulti con licenza di quin- \ ta elementare, 19 milioni 303 mila, e gli adulti con licenza di terza elementare, 8 milioni 285 mila. Se vogliamo stare ai criteri di classificazione adottati dall'Unesco, gli adulti con la sola terza elementare vanno inclusi fra i semi-analfabeti. La conclusione perciò è questa: da una parte abbiamo 19 milioni 303 mila alfabetizzati: dall'altra 19 milioni 3S7 mila fra analfabeti e semi-analfabeti ». Metà della popolazione ancora sprofondata nel buio o nella penombra; un'arca immensa d'opinione pubblica impermeabile o quasi alla penetrazione degli strumenti di promozione culturale, libri, giornali ecc.; l'altra faccia d'un Paese industrialmente avanzato, il settimo nel mondo. Ma dal '61 ad oggi? In assenza di cifre rigorosamente verificate, gli esperti le surrogano affidandosi a un metodo non sappiamo quanto attendibile. Fanno cioè un taglio chi del venti e chi del trenta per cento sugli indici di dieci anni fa;' ne risulta una massa di analfabeti e se- mi-analfabeti oscillante fra i tredici ed i quindici milioni. Non è che, pur accettando simile calcolo per approssimazione, l'elefante si faccia rondine. Da un più a un meno, l'ampiezza del fenomeno resta rilevante. Segno, dobbiamo concludere, dell'insensibilità al problema e della conseguente insufficienza dei mezzi impiegati per risolverlo. In Calabria solo un terzo degli scolari iscritti alla prima classe elementare arriva alla quinta, ma l'ultimo dei pensieri del personale politico dirigente sembra la terapia di questa grave piaga. Nel piano di sviluppo economico redatto dal comitato regionale per la programmazione pugliese non si legge una sola volta la parola « analfabetismo » (diagnosi e rimedi); in compenso vi risulta espressa la vocazione industriale della Puglia, e si chiede l'insediamento di un protosincrotrone a Nardo: il sogno tecnologico dove permangono sacche di depressione culturale, e la contraddizione non può sfuggire. Difficile compito Naturalmente, non controllata a monte, la fiumana dell'analfabetismo è precipitata a valle: si spiega così la presenza di ben 870 mila analfabeti nel triangolo industriale. I « capolinea della speranza », Milano-Torino-Genova, sono divenuti in questo dopoguerra punti d'approdo d'uomini spesso ridotti alla condizione di semplici donatori di braccia, non qualificati professionalmente e, quel che è peggio, senza reali prospettive di miglioramento a causa della mutilazione culturale sofferta e non curata nel luogo d'origine. Bisognava porvi rimedio. Ad assumersi nel Nord il compito della bonifica sono state alcune associazioni private e locali. Con quali mezzi e attraverso quali difficoltà? Vediamo l'esperienza d'un gruppo milanese assai attivo, il Coi (Centro orientamento immigrati), all'opera da otto anni. Inizialmente, mi racconta il direttore dei corsi per analfabeti, Giampiero Bartolucci, eletto a giugno consigliere comunale, il nodo da sciogliere era la diffidenza degli immigrati. Si dava il caso d'un servizio offerto ad un eventuale utente non facile a identificarsi perché restio a lasciarsi individuare. Prima operazione, dunque: il disegno d'una mappa dell'analfabetismo a Milano; fu necessaria la ricognizione ostinata e attenta delle borgate, delle pensioni con camerelager, dei cantieri edili. Seconda operazione: l'approccio degli analfabeti. « Cademmo in un errore, mi racconta l'avv. Bartolucci, uno sbaglio di metodo. Il Coi stampò migliaia dì manifesti e volantini per una campagna di sensibilizzazione. Andammo in un grosso quartiere popolare a infilarli sotto i tergicristalli delle auto, nelle caselle postali dei palazzi a pigione bassa, nelle vetrine di bettole e osterie. Invitavamo gli analfabeti del quartiere a un pubblico incontro, promettendogli corsi gratuiti. Il giorno dell'appuntamento, fiduciosi nell'esito dell'azione propagandistica, aspettammo che i nostri futuri allievi si presentassero. Vennero in due: un tale Rocchi, che aveva quarantotto anni ed era padre di sette Vigli, ed un manovale di ventidue anni ». Al fallimento dell'iniziativa seguì la riflessione. Perché gli immigrati analfabeti respingevano l'offerta? Fu possibile dare una serie articolata di risposte. Manca il tempo Prima ragione: l'ovvia ritrosia a mostrarsi culturalmente minorati. Allora il Cocambiò tattica. Capito che per lacerare il driaframma psicologico occorreva chiamare i corsi per analfabetdiversamente, inventò corsdi taglio e cucito e di dattilografia, e vennero le donnee corsi di disegno per costruzioni, e vennero i manovali edili. « L'espediente si rivelò fruttuoso, osserva l'avvBartolucci. In fondo ai nostri allievi bastava poter dire nel posto di lavoro o nell'osteria che venivano da noi per una specializzazione e noi avevamo via libera a far spuntare da sotto una pezza dì stoffa o da sotto itavolo per disegno un sillabario, un testo di lettura, un manuale d'aritmetica ». Seconda ragione: il sospetto d'una strumentalità decorsi a fini di proselitismo politico o anche di profittoUna secolare tradizione dsfruttamento induce gli immigrati a insospettirsi e a domandare: perché mi datquesto? Cosa mi chiederetdomani in cambio? Testimonia Liliana Pezzali, una dellpiù attive collaboratrici deCoi: « Le prime sere, in un corso da poco organizzato, amomento della distribuziondi quaderni, matite e gommeè facile coglk -e negli allievespressioni di sgomento. Padi capire che essi s'aspettine temano la richiesta d'uncifra. Allungano la mano pericevere il quaderno e stannun momento col flato sospe so ». Abituati da sempre non avere nulla, cedono a umoto di stupore appena gsi dà ciualcosa. Infine, la terza ragione: tempo lasciato libero dai turni nel cantiere o in officina subisce spesso un taglio, i pendolari trascorrono ore sui treni o sui tram, e al lavoro non segue il riposo, l'alloggio precario non è luogo d'autentica distensione. Finora il Coi ha portato alla licenza elementare un migliaio d'immigrati all'anno. Soltanto ppv recuperare gli analfabeti del Milanese, occorrerebbero, di questo passo, tre secoli. E' un'osservazione che rivolgo al deputato de Franco Verva. presidente del Coi. Risponde: « Infatti, eravamo ben lantani dal fissarci la soluzione integrale del problema. Abbiamo voluto solo indicarlo all'attenzione dei responsabili e proporre un modello d'intervento. La nostra esperienza sarà utile ai dirigenti regionali, cui spetta il recupero degli analfabeti ». Ma il fenomeno va specialmente affrontato a monte, nel Sud, il serbatoio dell'analfabetismo. Qui soprattutto dev'essere posto l'obbiettivo primario di salvare milioni d'uomini da una forma di cecità larvata, perché siano completamente uomini e non semplici donatori di braccia. Giuseppe Fiori Valigie con lo spago e lunghe attese: un quadro comune alle stazioni ferroviarie delle città del Nord (f. Moisio)

Persone citate: Bartolucci, Franco Verva, Giampiero Bartolucci, Liliana Pezzali, Moisio, Rocchi, Vigli

Luoghi citati: Calabria, Italia, Milano, Puglia, Torino