L'intervento del bisturi nella cura del morbo blu di Angelo Actis Dato
L'intervento del bisturi nella cura del morbo blu Scienziati d'ogni paese a Bergamo L'intervento del bisturi nella cura del morbo blu Operazioni palliative o radicali secondo i casi - il giudizio del sudafricano Barnard - Il contributo della scuola torinese: 800 operati dal 1949 a oggi con mortalità non superiore al 3 per cento Nei giorni scorsi ha avuto luogo a Bergamo un convegno internazionale sul tema: La tetrade di Fallot (il cosiddetto morbo ceruleo o morbo blu). Vi hanno partecipato una ventina di relatori italiani e* stranieri. Questa malattia cardiaca cianotica, cioè caratterizzata dal colore bluastro del volto e delle estremità, è una delle più frequenti cardiopatie congenite. Essa comporta una mescolanza del sangue venoso non ossigenato, con quello arterioso. Fu tra le prime ad essere affrontata dal cardiochirurgo. Furono la dottoressa H. Taussig ed il prof. Blalock, 25 anni or sono, a realizzare il primo intervento palliativo per migliorare l'ossigenazione dei piccoli bambini sfortunati. Da allora furono attuate "molte altre operazioni palliative e finalmente interventi radicali con correzione com- pietà di tutti i difetti componenti la tetrade di Fallot. Le discussioni nel corso del convegno fra gli autorevoli partecipanti hanno affrontato oltre al problema della diagnosi e delle cure mediche, quello delle indicazioni ai vari tipi di operazioni chirurgiche e dell'età più adatta per l'intervento. Sono interventi palliativi o parziali: 1 ) il collegamento tra aorta e arteria polmonare direttamente, o tramite l'arteria succlavia, o tramite un canale di tessuto artificiale di plastica; 2) il collegamento tra vena cava superiore e arteria polmonare destra; 3) l'ampliamento mediante strumenti speciali (valvulotomi o infundibulotomì) della via dal ventricolo destro all'arteria polmonare. Tali interventi sono eseguibili a cuore chiuso. L'intervento radicale è invece eseguito a cavità cardiache vuote di sangue in circolazione extracorporea e consiste nel rimuovere il restringimento della polmonare e chiudere con una placca il foro di comunicazione fra i due ventricoli. A parte alcune divergenze, non sostanziali, tra i vari relatori,'l'orientamento terapeutico è stato il seguente: nei bambini, nei primissimi anni di età, quando la malattia è mal tollerata per frequenti crisi asfittiche e perdita della coscienza, si deve intervenire tempestivamente con operazioni palliative: creazione di comunicazione tra aorta e arteria polmonare, o meglio, secondo alcuni, infundibulectomia a cuore chiuso. Con tali interventi le condizioni migliorano nettamente e all'età di 4-8 anni potrà essere eseguito un intervento radicale. Nei bambini in cui i disturbi sono scarsi converrebbe (secondo C. Barnard) evitare addirittura gli interventi palliativi e attendere con cure mediche l'età propizia per ; ,.intervent0 radfcàie, cioè do- \ po 5.3 annj \ L'intervento radicale, com- porta varianti e accorgimenti tecnici a seconda dei casi: 1) impiego di placche di tessuto per allargare il ven tricolo destro e l'arteria polmonare; 2) costruzione di un canale munito di valvola di fascia lata per collegare il ventricolo destro all'arteria polmonare (Ionescu). Naturalmente questi interventi radicali complessi, che si richiedono in casi anatomicamente sfavorevoli per l'estrema gravità delle malformazioni, comportano una mortalità piti elevata (dal 10 al 30 per cento). Pertanto secondo alcuni, sarebbe consigliabile in questi casi limitarsi in linea di massima agli interventi palliativi, nei quali la mortalità è assai più bassa. Noi abbiamo portato il contributo della nostra Scuola: oltre 800 operati dal 1949 a tutt'oggi con una mortalità operatoria che non supera il 3 per cento. Tutti coloro che come noi hanno vissuto in questi ultimi venti anni il travaglio della ricerca di mezzi sempre più efficaci nella terapia della tetrade di Fallot, hanno potuto trarre da questo convegno la sensazione che la cardiochirurgia ha portato validi contriouti per alleviare le sofferenze di questi bambini blu, riuscendo non solo a migliorare la loro ossigenazione, la loro attività fisica e a rendere più roseo il loro volto, ma anche a rendere più rosea la loro vita in una atmosfera familiare più serena. Angelo Actis Dato Libero Docente di Cardiochirurgia dell'Università di Torino
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