I comunisti tranquilli di Vittorio Gorresio

I comunisti tranquilli IL PC FRANCESE TRA "GAUCHISTES,, E GOLLISMO I comunisti tranquilli Non li scuote l'accusa, lanciata dai gruppuscoli, d'aver lasciato cadere la bandiera della rivoluzione e di cercare la rispettabilità - Ai sovietici non interessano gli apostoli della violenza; all'ardore della guerriglia preferiscono la disciplina - Per garantirsi l'appoggio senza condizioni dei comunisti stranieri, Mosca non ha esitato a spezzare i partiti greco e spagnolo (Dal nostro inviato speciale) Parisi, novembre. Un po' noiosamente, i «gauchistes» accusano il pcf di avere ammainato la bandiera della rivoluzione, e affermano di essere stati loro a risollevarla. Questo era già un argomento di Stalin, il quale parlava di banliere dell'indipendenza nazionale lasciate cadere dai democratici borghesi e raccolte dai comunisti. Oggi resta un esempio di mediocre retorica politica; ma c'è di vero che in gran parte del mondo occidentale, in Europa e in America Latina, i partiti comunisti di obbedienza sovietica tendono alla rispettabilità per inserirsi nel « sistema » mentre i « gauchistes » ribelli refrattari e guerriglieri Io combattono, armi alla mano e parole al vento. Quale strada sia meglio per arrivare al comunismo è j \ discutibile, dovendosi tenere conto delle differenze tra paese e paese, tempo e tempo, società e società. Le due diverse concezioni si affrontano comunque pressoché dappertutto: minoritaria ma clamorosa quella che predica e che pratica violenza e terrorismo, maggioritaria ed insinuante l'altra die professa il rispetto'degli ordinamenti costituzionali. Generalmente, ira le due impostazioni, i governi borghesi sembrano preoccuparsi meno dei partiti comunisti in regola con Mosca che dei « gauchistes » in rotta con il pcus. In America Latina « Pensi a quello che avviene nell'America Latina — mi dice un militante della "Gauche prolétarienne" che è di orientamento maoista — e capirà da quale parte stanno i traditori della rivoluzione». Pare che il capo comunista brasiliano, Luis Carlos Presles, viva pacificamente in una villa di Sao Paulo, senza che il regime del generale Emilio Garrastazu Medici, di estrema destra, minimamente lo disturbi. Perseguitali sono invece i preti progressisti e i guerriglieri benedetti dall'arcivescovo di Recite, monsignor Helder Cantarci, fautore della «violenza attiva » alla maniera di Che Guevara. Un altro loro santo è diventato adesso « Tiro Fijo », il capo delle Fare (Forze armate rivoluzionarie di Colombia) che in questi giorni è morto di tubercolosi nella pianura di El-Ariari. Aveva quarant'anni, si chiamava Manuel Merulanda Velez. soprannominato « Tiro Fijo » per la sua bravura nel tiro a segno. Una volta era membro del Comitato centrale del partito comunista colombiano, ma ne uscì durante gli Anni Sessanta perché il partito non praticava la violenza. Passò pertanto all'Eln /Esercito di liberazione nazionale, filncustrista) per costruire poi. finalmente, le Fare. In Argentina, dove il comunismo si annacqua nel filone peronista, il regnante governo paramilitare di Roberto Marcelo Levingston non si trova alle prese con un pc, ma con i terroristi « Monteneros », quelli che si vantano di avere assassinato l'ex presidente della Repubblica Fedro Aramburu. In Venezuela c'è un piccolo Garuudij. di nome Teocloro Pctkoff. trentottenne, laureato in Scienze Economiche, già deputato e membro dell'ufficio politico del pcv. E' « un Garaudy » perché si oppone alla linea filosovietica del partito che egli rimprovera di mancare della « volontà di conquiste! del potere », ol¬ tre che di «sclerosi», di «corruzione», di «vassallaggio» e di ' «povertà ideologica ». Il pcv, secondo Petkoff. ha peccato due volte, avendo prima rinunciato alla lotta armata per la conquista del potere, ed approvato quindi l'invasione sovietica della Cecoslovacchia. Molto pacifico sarebbe anche il partito comunista dell'Ecuador, il cui segretario, Fedro Saad, è localmente considerato un uomo di mondo. Dicono che banchetti a caviale e vodka e che parli di rivoluzione come un professore di storia. In Uruguay, il paese dei tremendi « Tupamarcs », il partito comunista ufficiale è legalitario ed il suo leader, Rodney Arismendi, è relativamente in buoni termini con il presidente della Repubblica Jorge Pacheco Areco. Arismendi, del resto, ritiene che le vie della rivoluzione siano infinite come quelle della Provvidenza: ma non per questo si riferisce ai « Tupamaros ». Pensa piuttosto alla possibilità che siano i militari dell'America Latina a incaricarsi di portare i loro Paesi, un giorno o l'altro, al socialismo. Esempi in questo senso, che inducono Arismendi a bene sperare, sono generali del tipo di Juan Velusco Alvarado, che sta nazionalizzando le imprese straniere ( nord-americane l operanti in Perù, e di Juan José Torres, che in Bolivia si ispira al modello Alvarado. Lo ha detto anche il nuovo presidente del Cile, Salvador Alleitele: «E' una sorpresa molto piacevole vedere che governi militari adottano simili provvedimenti ». Lo conferma il maggior filosofo marxista dell'America Latina. Mariano Grondona, da Buenos Aires: « Anche i generali si stanno accorgendo che opporsi alle nuove spinte è come cercare di trattenere una mandria di bufali selvaggi. O voi scappate facendovi travolgere o cercate di guidarli ». Compagni nemici Per l'Urss. naturalmente, la migliore soluzione è la seconda, elle comporta alleanze tra Stati, od almeno tra classi dirigenti costituite, magari militari. La leva insurrezionale, quella che possono rappresentare i guerriglieri, interessa assai meno. Sono o sarebbero movimenti incontrollabili, capaci di dare brutte sorprese in caso di successo, e generalmente poco sensibili — al pari dei bufali selvaggi — alle esigenze della politica interna ed internazionale dell'Unione Sovietica. Anche in Europa occidentale è questa la norma che vige, indipendentemente dal¬ le eventuali esplosioni della guerriglia urbana che è Uri fenomeno raro od improbabile. E' improbabile in Grecia, per esempio, e Mosca lascia quindi al suo destino di prigioniero Manolis Glezos, sostenendo in sua vece il leader del partito comunista ellenico in esilio, Kostas Kolìyannis, il quale risiede a Mosca dove si è fatto il merito di avere approvato l'invasione della Cecoslovacchia, condannata invece da Manolis Glezos e da Mìkis Theodorakis. Come in Grecia, anche in Spagna l'insurrezione è improbabile: lo stesso segretario del locale pce. Santiago Carraio, ha scritto fin dal U)(iT t « Nuevós enfoques a problemas de hoy » I che in Spagna « nessuno pensa a fare una rivoluzione comunista, e meno che mai ci pensa il pce ». Ritorna Lister In mancanza di questa prospettiva, che è assente pure in Francia ed assente in Italia (per non parlare di tutti gli altri Paesi dell'Occidente europeo che hanno pc notevolmente più deboli, non determinanti dei rispettivi destini nazionali) il criterio seguito dal pcus nei suoi rapporti con gli altri parliti comunisti è imporre l'obbedienza ed ottenere che al loro interno sia mantenuta la disciplina. I casi di Garaudy e di TUlon per la Francia, quello del 11 Manifesto » per l'Italia, l'espulsione di Ernst Fischer'e dì un terzo dei componenti del Comitato centrale del partito comunista austriaco, la gravissima crisi del pc finlandese, ne sono stati in questi mesi gli esempi — o le conferme — probanti. « Anche un'associazione di cacciatori esige dai suoi membri il rispetto delle regole », ha detto un giorno Enrico Berlinguer, per l'Italia, ma è nei partiti comunisti clandestini o in esilio che si hanno i casi più tipici. La stessa sorte del partito greco è toccata elifatti a quello spagnolo che Mosca non ha esitato a scindere, riuscendo a contrapporre a Santiago Carraio, segretario generale in carica, l'ex comandante di una fumosa brigata internazionale — il « Quinto regimiento » ,—, duratile la guerra civile del 193tì-'38, Enrìque Lister. Costui si era in un primo tempo associato alla condanna dell'invasione della Cecoslovacchia, ma andato poi a Mosca si era ravveduto fino al punto di chiedere lu revoca di quella condanna. Rifiuto dì Carraio, dimissioni di Lister del pce ufficiale, inizio della costituzione di un secondo partito comunista spagnolo in esilio. Infatti in questi giorni è uscito a Parigi il primo numero del Mundo Oblerò di Lister in contrapposizione al Mundo Obrero di Carrillo. che vanta ormai quarant'anni dì età. Tipograficamente identici (ma la testala di Lister è rossa e si autodefinisce « organo centrai del partito comiinista de Esparia », mentre quella di Carrillo è nera e presentata come «organo del comitado centrai del partito comunista de Espana»). Accuse atroci A leggerne la prosa violenta e passionale non si pensa soltanto a quel calore iberico che potrebbe tutto giustificare nel quadro d'una facile tradizione folcloristica; si ha piuttosto la sensazione che i veri nemici della rivoluzione non siano da cercare tra i borghesi, ma tra gli stessi comunisti, tra i seguaci di Lister secondo Carrillo, e tra i seguaci di Carrillo secondo Lister. Le reciproche accuse di tradimento sono atroci; le stesse che colpivano una volta i presunti asserviti alla Gestapo: « Accuso Carrillo di aver costituito un tribunale per giudicare i compagni che tornavano dai campi di concentramento nazisti. Tutti gli scampati erano ai suoi occhi dei Kapos, aguzzini dei loro compagni », scrive ad esempio Enrique Lister. Carrillo lo ripaga della stessa moneta, ma non è certo la registrazione delle polemiche tra Mundo Obrero rosso e Mundo Obrero nero che aiuta molto a interpretare la crisi dei partiti comunisti nel mondo occidentale. Può servire piuttosto una considerazio| ne più generale: come Iddio sceglie i suoi, Mosca identifica i fedeli alla propria politica, dà loro una formale investitura, li rafforza se può e li protegge se è necessario, non esitando davanti ai rischi delle scissioni. Il frazionismo è diventato ufficialmente un'operazione di potatura. Vittorio Gorresio Parigi. Waldeck-Rochet, segretario del pc: per le sue precarie condizioni di salute è praticamente sostituito dal vice Marchais (Telcl'olo Grazia Neri).