La ventunesima crisi in 21 anni a Damasco di Ferdinando Vegas

La ventunesima crisi in 21 anni a Damasco La ventunesima crisi in 21 anni a Damasco L ennesima crisi siriana, scoppiala un muse fa e risolta provvisoriamente con un compromesso, è giunta all'epilogo. Ancora una volta la soluzione è venuta da un colpo di Slato mililare: è il ventunesimo mutamento di governo in venturi anni. Il generale Assad, ministro delia Difesa, ha rovesciato Al Atassi, presidente della Repubblica, primo ministro e segretario generale del Baath, ed ha l'alto inoltre arrestare i due più importanti sostenitori di Atassi stesso: il generale )adid. vice-segretario generale del Baath, e il dott. Zuyyen, già presidente del Consiglio e attualmente comandante di Al Saika, l'organizzazione dei guerriglieri palestinesi di ispirazione siriana. Dietro questi nomi, che dicono poco o niente al lettore europeo, sia l'intricata e confusa situazione in cui si trova in permanenza il partito Baath: in generale come organizzazione " nazionale » (dell'intera « nazione » araba), in particolare nella branca « regionale » siriana. Quello che si proclama un partito popolare, nazionale e socialista, in realtà agisce come una sètta segreta, anche là dove è al potere, come nella Siria e ijeH'Irak: ama avvolgersi nel mistero, rendendo così più fitta la confusione per l'osservatore che tenti di dipanare tanto complicate vicende. Si può comunque dire, abba stanza fondatamente, che nella crisi della Siria si intrecciano cause soggettive (le rivalila personali fra i dirigenti del Baath) e cause oggettive, derivanti dalla situazione interna e internazionale del Paese. La causa prossima della crisi sta nella partecipazione delle forze armate siriane alla guerra civile combattuta alla line di settembre in Giordania tra l'esercito di Hussein ed i fedayn. A quanto se ne sa, il generale Assad era contrario all'intervento delle brigate corazzate siriane, tanto che rifiulò di dare ad esse la copertura aerea. A costo di favorire la sconfitta dei suoi stessi soldati, come infatti avvenne, Assad voleva imporre il proprio atteggiamento « moderato », per impedire l'allargamento della crisi del Mediò Oriente, fino all'eventuale intervento di Israele o addirittura degli Stati Uniti. Assad, certamente, è un nazionalista è condivide con gli altri dirigenti siriani l'unico punto che essi hanno in comune: l'avversione ad Israele. Ma, proprio perché nazionalista, quindi attento agli interessi specifici della Siria, è molto sospettoso dell'invadenza sovietica e della soggezione di Damasco a Mosca. Si spiega così l'apparente paradosso del militare, meno bellicoso ed estremista di Alassi e Zuyyen, entrambi civili. Quanto a Jadid, una volla « uomo Forte » della Siria, è anch'ègli un generale, ma stava dalla parte dei civili perche aveva in mano l'apparalo del partito. La contrapposizione tra esercito e partito, a sua volta, si riporta al contrasto tra un nazionalismo borghese, a base urbana, ed un nazionalismo di sinistra, di orientamento ideologico marxista, che si appoggia sul mondo contadino. Al Congresso straordinario del Baath, terminato alla vigilia del'colpo di Stato, gli estremisti avevano avuto il sopravvento sui moderati, tanto per la politica interna quanto per quella estera. Battuti, i moderati hanno reagito col colpo di Stalo militare. Le conseguenze più importanti, a parte quelle di ordine interno, dovrebbero farsi sentire sul piano internazionale. Sembra che Assad ed i militari in genere siano favorevoli all'accettazione del « piano Rogers », sulla stessa linea che fu di Nasser. Se così fosse, una volta lauto uri « colpo » di militari siriani avrebbe un elTello benefico sulla crisi del Medio Oriente. Ferdinando Vegas TURCHIA

Persone citate: Assad, Jadid, Nasser, Rogers