Pasolini ha copiato Giotto per il Giudizio Universale

Pasolini ha copiato Giotto per il Giudizio Universale Il regista conclude il "Decamerone,, Pasolini ha copiato Giotto per il Giudizio Universale Manichini impiccati, diavoli pelosi, beati e gerarchie: tutto «alla napoletana» (Nostro servizio particolare) Roma, 6 novembre. (l.m. All'ultimo giro di manovella del Decamerone di Pier Paolo Pasolini l'operatore Tonino Delli Colli e tutti i tecnici della troupe hanno un'aria stravolta, sriniti come sono dalle sei settimane di riprese in esterni fra Napoli, Caserta, Ravello, Amalfi, Bolzano, Viterbo, Roma e persino lo Yemen. Il regista conserva la consueta calma e gentilezza. Si gira, oggi, all'aperto; è stato ricostruito un Giudizio Universale sulla base di quello, famosissimo, di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova, con manichini a grandezza naturale impicca ri ed appesi ad uncini di ferro, diavoli pelosi, beati paludati in ampi manti, gerarchie celesti disposte in scala ed un enorme manichino raffigurante una Madonna severa, che sostituisce Dio padre. « E' un giudizio universale alla napoletana — spiega Pasolini — perché le novelle di Boccaccio che ho portato sullo schermo sono state calate nell'ambiente napoletano, napoletano è il linguaggio usato per quasi tutto il film, e a Napoli — si sa — si invoca sempre la Madonna, non Dio ». Il viso più scavato del so- lito, l'occhio inquieto e febbrile, Pasolini definisce questo suo Decamerone « il più lieto e solare fra ì film prima fatti », ricollegandolo per il lato realistico ad Accattone e Mamma Roma, per la vena onirica e surreale a Uccellacci e uccellini. Teorema, La ricotta. La fatica sembra che non pesi su di lui. Parla già del prossimo film che girerà, una vita di San Paolo riportata fra i grattacieli di New York e i boulevards di Parigi, mettendo l'accento sul momento in cui nasce la Chiesa come organismo burocratico e potenza temporale, « e San Paolo quindi fallisce al suo compito di organizzatore». Il regista annunzia anche la prossima pubblicazione di un suo volume di versi, per lo più inediti. « Sono stato fermo due anni — egli ha detto —. Ho scritto solo "versi su commissione" o versi molto brutti. Poi sono tornato a cercare questo mezzo di espressione, ma il perché non saprei spiegarlo. Anche alla stesura di alcune tragedie sto lavorando alacremente. Tre sono terminate. Altre tre sono ancora incomplete ». Queste forme di cinema collettivo che si stanno tentando — gli chiediamo — crede che abbiano una validità? Pensa di dargli il suo contributo? « Io sono in un certo senso all'antica — risponde —. Per me la paternità di un'opera spetta solo al suo creatore. A meno che non si tratti di documenti, testimonianze, interpretazioni storiche. In questo caso il lavoro di équipe è utile e positivo. Ad un filmato di questo tipo sto già lavorando da tempo con un gruppo di giovani di "Potere Operaio". Intendiamo raccontare, interpretandolo e giudicandolo con partecipazione e passione civili, questo ultimo anno della storia italiana. C'è il problema della diffusione. Di far arrivare cioè il prodotto ad un pubblico il più vasto possibile. Ebbene: noi gireremo per le città, le università, ovunque sarà possibile allestire proiezioni di questo filmato. Se ci saranno dall'alto divieti ed opposizioni, noi li affronteremo, direttamente ».

Persone citate: Pasolini, Pier Paolo Pasolini, Tonino Delli Colli