La Regione cerca casa di Marziano Bernardi

La Regione cerca casa Quale edificio ospiterà Giunta e uffici? La Regione cerca casa Molte sono le proposte per risolvere il problema della sede del nuovo istituto, ma alcune sono assolutamente sconcertanti - La più interessante appare quella di « Italia Nostra » che propone il castello di Venaria Reale - Se accolta, comporterebbe il completamento del restauro di quello che fu uno dei più splendidi edifìci barocchi di tutta Italia - Spesa: 1 miliardo Non ultimo certo dei problemi ora posti sul tappeto dal nuovo istituto cicliti Regione piemontese e quello dell'edificio clic dovrà ospitare giunta, consiglio, presidenze c ullìci connessi. Qual è a Torino il palazzo adatto? Se ne interessa l'opinione pubblica, cui si deve qualche chiarimento, perché tra le proposte che abbiamo udito ed anche letto ve ne sono alcune assolutamente sconcertanti: per esempio Stupinigi e Palazzo Reale. Stupinigi. Nessuno, che nella propria coscienza senta un minimo di responsabilità verso il patrimonio storico-artistico nazionale, pensa che la Palazzina di Caccia di Stupinigi. opera eccelsa di Filippo [uvarra, possa servire a qualcos'altro che non sia la Palazzina di Caccia di Stupinigi. Cioè uno dei massimi capolavori architettonici del Settecento europeo, che custodisce uno dei più preziosi musei italiani dell'arredamento, nel quale neppure una mensola rococò od una seggiola eseguita dal Bonzanigo è lecito spostare o rimuovere dalla sala dove si trova: capolavoro e museo ammirati da innumerevoli visitatori torinesi, forestieri, stranieri. A chi verrebbe in mente, a Milano, di proporre a sede della Regione lombarda il Museo Poldi Pezzoli? Palazzo Reale. E' un altro discorso: dovendosi considerare nel complesso palatino torinese già sabaudo ciò che, per ragioni storiche c artistiche, è intangibile e ciò che non lo è. Qualcuno ha accennato a una possibile utilizzazione d'una parte delle antiche Segreterie di Slato progettate in piazza Castello dal Juvarra e realizzale da Benedetto Alfieri (sede di ministeri al tempo di Cavour, ora della prefettura) in vista d'una riduzione degli uffici governativi come conseguenza dell'istituto regionale. Si tratterebbe d'una continuità di sedi burocratiche, e quindi nulla da eccepire. Inoltre nella voce «Palazzo Reale» rientra altresì la cosiddetta «Manica Nuova», amplissima, su via Venti Settembre, occupata da enti vari ed anche da numerosi alloggi di funzionari che potrebbero andare ad abitare altrove. Nessun vincolo culturale si opporrebbe in questo caso ad un uso per la Regione. Se non che occorre stabilire subito un limite preciso e invalicabile. Tutti gli ambienti sci-scttecenteschi al primo piano del Palazzo Reale, con la loro ricchissima e sontuosa decorazione di dipinti, stucchi, arazzi, ecc., sono uno splendido musco del Barocco piemontese, frequentato da circa 200.000 visitatori l'anno. Toccarlo, minimamente ridurlo sarebbe pura dissennatezza. Ma abbiamo sentilo parlare di un eventuale protendersi degli uffici regionali dalla « Manica Nuova » ad alcune sale del secondo piano del Palazzo Reale vero e proprio, ora non incluse nel circuito delle pubbliche visite. E qui va intimato l'alt. Cè ne dispiace per i funzionari della Regione: quei soffitti dipinti dal Beaumonl, quei soprapporta del De Mura, quelle squisite boiseries disegnate da Benedetto Alfieri, e anche gli arredamenti neoclassici forniti da Pelagio Palagi, van riservati ai visitatori che quassù affluiranno quando l'intero edifìcio antico sarà sistemato a museo (e già e prossima l'apertura al pubblico del cosiddetto appartamento di Madama Felicita al pianterreno, clic la soprintendenza ai Monumenti va attivamente restaurando) , e ne godranno come avvenne durante la memorabile Mostra del Barocco Piemontese, del 1963. La vita di un museo non sopporta l'esplicarsi, negli stessi ambienti, di qualsiasi altra funzione; e già lo dichiarava polemicamente Roberto d'Azeglio, lagnandosi che gli uffici del Senato subalpino a Palazzo Madama contrastassero con la presenza della Pi¬ nacoteca, allora nello stesso edificio. Per di più il secondo piano del Palazzo Reale rappresenta l'orse l'ultima speranza di trovare una sede per quel « Musco di Torino » di cui si parla da quarant'anni senza concluder nulla. A tutti questi « no » fa contrappeso un « sì ». Abbiamo sott'oeehio l'ordine del giorno votato dal consiglio regionale di « Italia Nostra», stilalo dal presidente della sezione torinese, architetto Giampiero Vigliano, appoggiato dal presidente dell'Accademia delle Scienze, professor Cuzzo, e da cinque autorevoli relatori del recente congresso su Bernardo Vittonc. Contiene la proposta di istituire la sede della Regione nel castello della Venaria Reale. E' una proposta straordinariamente suggestiva perché, se accolla, comporterebbe il completamento del restauro (iniziato per « Italia 61 ») di quella che già fu una delle più stupende « delizie » principesche barocche di tutta Italia, cui lavorarono Amedeo di Castellamonte, il Garove, il Juvarra, ornata di dipinti, sculture, stucchi di famosi artisti; e per quasi due secoli abbandonata, com¬ presa la mirabile chiesa, a un deplorevole decadimento e a un vergognoso vandalismo. E' inconcepibile che a nove chilometri da piazza Castello una città civile come Torino abbia per tanto tempo tollerato, c tuttora tolleri, un simile esempio di inciviltà. Sappiamo che giunta e consiglio regionali insistono, per la loro sede, sulla centralità: proprio quando tutti gli urbanisti d'ogni paese proclamano, la necessità del « decentramento » per non far scoppiare le grandi città (e non sono « decentrati » all'Eur di Roma ministeri e uffici pubblici?). Ritengono, giunta e consiglio, la Venaria « lontana »; obiettano che il castello è situato presso un piccolo centro urbano impreparato anche culturalmente ad accogliere la sede della Regione, che prestigiosamente deve insérjreì « nel cuore di Torino ».- Idee anacronistiche. Risponde il Vigliano: con l'entrala in esercizio delle tangenziali esterne nord e sud. per ìe provenienze da nord-est. da sud. da sud-ovest sarà certo più agevole e rapido raggiungere la Venaria che il centro di Torino. Il borgo vecchio della Venaria. in gran parte integro, fu pensato e costruito come uno scenografico accesso al castello, ed è attraversato da una delle più belle strade barocche del Pieinonte. La meravigliosa Galleria di Diana, stuccata su disegni del Juvarra, più ampia di quella degli Specchi di Versailles, splendidamente restaurata nel '61 ma inaccessibile ancora al pubblico, potrebbe servire alla Regione per ricevimenti, conferenze, congressi. La cornice paesistica del castello, prossimo alla tenuta della Mandria, destinata dal Piano regionale di sviluppo economico a parco naturale, è superba; e perfettamente intonata all'attività della Regione rivolta ai problemi agricoli. Per completare il restauro della Venaria Reale occorrerebbe ancora un miliardo: somma di gran lunga minore di quella per la costruzione di un nuovo edificio, pari forse a quella per l'adattamento di un palazzo esistente. Ma restituire la Venaria alla sua magnificenza aulica significherebbe per la Regione iniziare la sua vita con un'impresa di alta civiltà. Marziano Bernardi