Sull'Appio Antica prosegue la "silenziosa,, speculazione
Sull'Appio Antica prosegue la "silenziosa,, speculazione Avanzano a Roma i "fuorilegge del cemento,, Sull'Appio Antica prosegue la "silenziosa,, speculazione Il primo tratto della via più famosa del mondo è irrimediabilmente alterato da stazioni di servizio, da trattorie, bar e soprattutto da decine di lussuose ville - Lo scempio procede in sordina: schermi naturali d'alberi e di siepi nascondono ruspe e cantieri - L'episodio di Casal Rotondo - Progetto per creare un grandioso parco (Nostro sei-vizio particolare) Roma, 4 novembre. Continua l'assalto edilizio all'Appia Antica, la via più famosa del mondo, un tempo « Regina viarum » ma oggi avviata a vittima della speculazione e dei fuorilegge del cemento. Ormai il primo tratto dell'Appia è irrimediabilmente alterato da stazioni di servizio, trattorie e bar, e soprattutto da decine e decine di lussuose ville che divi e produttori, uomini politici e industriali, aristocratici veri e nuovi ricchi s'affrettarono a costruirsi nell'allegro dopoguerra romano. Lo scempio avanza ogni giorno nel verde comprensorio di 2500 ettari destinato a parco pubblico, che fiancheggia l'Appia per 15 chilòmetri dalle porte di Roma ai piedi dei Castelli. La manomissione procede in sordina e in ordine sparso su un territorio tanto vasto, dove le alture s'alternano a vallate pressocché invisibili. Schermi naturali d'alberi e di fitte siepi nascondono, a prima vista, ruspe che sterrano ed aprono strade, cantieri più o meno abusivi di case superlusso con tennis e piscina o palazzine per una o più famiglie, e si stanno completando lottizzazioni naturalmente non autorizzate. Questi attentati all'Appia Antica non sono sempre la conseguenza di abusi che nessuno provvede a stroncare. Purtroppo, molti costruttori agiscono in perfetta regola, perché utilizzano aree che il piano regolatore dichiara edifìcabili o perché «restaurano» ruderi di castelli o di sepolcri. E' un sistema seguito dagli Anni Cinquanta con successo, come può comprovare un solo esempio di quel periodo. Al settimo chilometro dell'Appia c'era una volta, è il caso di dirlo, Casal Rotondo, la tomba più grande di tutto il circondario archeologico. Un cilindro di pietra e calce, poggiato su una base quadrata di 35 metri ogni lato. « Ha quasi impunemente sfidato i secoli e. la barbarie, spiegava una vecchia guida turistica di Roma, e desta l'ammirazione di tutti per la sua grandezza e la sua solennità » Adesso sopra il mausoleo d'un tempo svetta una villa superattico, falsa imitazione dell'antico, con tegole vecchie come prescriveva la licenza di restauro. E' semplicemente accaduto che sul Casal Rotondo sorgesse, da tempo immemorabile una casa colonica semidiroccata che faceva ormai parte del paesaggio e del monumento sepolcrale. Quale occasione più propizia per «restaurare» la catapecchia e trasformarla in villa da far invidia all'Aga Khan? Una domanda a chi di dovere e il permesso di restauro fu concesso, con la conseguenza visibile sull'Appia, nel punto dov'era una volta il Casal Rotondo, ora ridotto a basamento « chic ». Il sistema del restauro sem bra tuttora applicato con esiti positivi per gli speculatori in vena di mecenatismo archeologico nel proprio esclu sivo interesse, secondo quanto affermano denunce. Casolari dispersi nelle vicinanze dell'Appia sono premurosamente « restaurati », dopo op portimi sventramenti, rifacimenti, ampliamenti così da presentarli come si conviene con piscina, campo da tennis, parco e recinzione in muratura, qua e là nobilitata da antichi frammenti asportati ai ruder: Se i casi di restauro non mancano, pur non essendo frequentissimi, più diffusa è la costruzione abusiva di case o complessi residenziali, nella speranza, se non certezza, che il fatto compiuto protegga da qualsiasi decreto di demolizione, come accadde nel giugno del 1964. Il sindaco di Roma, per la prima volta, aveva ordinato l'abbattimento d'una villa abusiva costruita per la marchesa Liliana Poli vedova Gerini fra i ruderi del castello Caetani nei pressi della tomba di Cecilia Metella. Un provvedimento esemplare e ammonitore, commentarono soddisfatti i difensori dell^Appia Antica. Ma la demolizione non ci fu, e restano dell'episodio le proteste di « Italia Nostra ». Ciò che sta accadendo in questi giorni mette a repentaglio la creazione del grande parco pubblico di 2500 ettari (da Roma alle Frattocchie) per tutelare in modo definitivo l'Appia Antica da ulteriori attentati. Il parco è previsto dal piano regolatore, e" richiesto da una proposta di legge presentata alla Camera dagli onorevoli Gioii tti (Fsi), La Malfa (Pri) Orlandi (Fsu) « per celebrare degnamente il centenario di Roma capitale nel 1970 ». Il progetto prevede che lo Stato acquisti, spendendo 25 miliardi in dieci anni, l'intero comprensorio e lo ceda gratuitamente al Comune finanziandolo con altri cinque miliardi per la sistemazione del parco. La spesa complessiva sarebbe di 30 miliardi in dieci anni, al ritmo di tre miliardi ogni anno. Se i privati non accettassero di vendere i terreni di loro proprietà, si dovrebbe procedere al¬ l'esproprio, al prezzo medio di mille lire il metro quadrato. « Indennizzo giusto, osserva la relazione alla proposta, se si tiene conto che l'Appia Antica è vincolata a zona di rispetto fin dal piano regolatore del 1931 con divieto, in via di massima, dì costruzioni ». E' un'iniziativa da attuare urgentemente se si vuol salvare l'Appia e il parco progettato nei suoi dintorni, indispensabile a Roma, la città con meno spazio verde di tutto il mondo. In caso contrario, mai come adesso, suona attuale un brano tratto dalla vecchia guida di Roma, scritta da Leoni e Staderini: « Dall'alto di Casal Rotondo l'Agro Romano si stende tutto sotto lo sguardo meravigliato; a quell'altezza un'aria dolce accarezza i sensi, come un sussurro di voci dei mille defunti che dalle diroccate tombe sospirino ancora sulla rovina sacrilega delle ultime loro dimore ». Lamberto Fumo
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