Miles Davis ha battuto Armstrong ed Ellington
Miles Davis ha battuto Armstrong ed Ellington Le classifiche del jazz Miles Davis ha battuto Armstrong ed Ellington Down Beat, la rivista americana specializzata in jazz, ed ora anche in pop music, ha pubblicato in questi giorni i risultati dell'annuale International Critics Poli, un referendum compilato da critici di tutto il mondo e che, negli ambienti professionali, è tenuto nella massima considerazione. E' una classifica che non ha mai destato grosse sorprese perché di solito il musicista di jazz arriva al successo e alla fama dopo anni di lavoro. La gloria del Down Beat è dunque riservata a chi si è già fatto da solo un posto. Il fatto nuovo riguarda un musicista di 44 anni che almeno da venti dirige complessi a suo nome. E' Miles Davis al quale il referendum del Down Beat assegna tre vittorie. Un record che non è mai stato conquistato neppure da maestri come Duke Ellington o Louis Armstrong. Nella categoria «picco^ complessi», il Miles Davis Quintet è primo con 118 voti, precedendo il Modem Jazz Quartet con 25; Miles Davis è poi miglior tromba dell'anno con 109 punti contro gli 82 di John « Dizzy » Gillespie, il suo maestro; infine, nella sezione che premia il disco « dell'anno », il Bitches Brew di Davis batte il 70th Birthday di Duke Ellington con 10 voti contro 5. Dopo ima lunga carriera, Miles è ancora uno degli uomini di punta dell'avanguardia. Tra le sue opere migliori restano: il tentette del « Royal Roost »; le incisioni per la Capitol; i lavori concertanti, scritti per lui da Gii Evans; il sestetto con John Coltrane. Davis ha saputo cucire "un'opera unica e ha sempre scelto la semplicità: piuttosto che discorrere utilizzando valanghe di note, ha optato per l'economia del suo dizionario. Questa schematizzazione del fraseggio, per molto tempo attribuita a una insufficiente preparazione tecnica, era in realtà una scelta deliberata. Oggi Davis tocca con la sua musica un mondo che è ai confini del jazz. Il suo problema è di fare una musica attuale, una musica giovane. Partecipa volentieri col suo gruppo anche ai festival di musiche pop e underground: « La miglior propaganda ce la fanno i giovani — dice — Io suono per loro perché essi parlino di me. In più ho fiducia nei ragazzi di oggi, i loro problemi hanno qualcosa alla base per interessare chiunque si occupi di musica, pittura e tutte queste cose ». f. mon.
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