Allè Selassié giungerà a Torino per visitare il sepolcro di sua figlia morta trentanni fa

Allè Selassié giungerà a Torino per visitare il sepolcro di sua figlia morta trentanni fa Allè Selassié giungerà a Torino per visitare il sepolcro di sua figlia morta trentanni fa Un dramma ignorato - Romane Work, la prediletta del Negus, aveva sposato ras Mangascià, ribelle all'imperatore - Allo scoppio della guerra Romane venne a Torino con i figli e qui morì Ailé Selassié tornerà in Italia dopo 46 anni. C'era già stato nel 1924, accolto da Benito Mussolini, un k uomo di teatro che a quell'epoca non aveva ancora spinto il suo numero all'estremo ». Questo sarà, più tardi, lo sprezzante giudizio dell'imperatore di Etiopia sul duce. Allora, l'ospite africano non era ancora il n re del re », ma semplicemente ras Tatari, principe reggente a fianco dell'imperatrice Zanditù. In quasi mezzo secolo molta slqria è passata sotto 1 ponti, sofferenze e traversie hanno scandito la vita di questo pa riama del Africa, dal viso lera- | tico e freddo. Un trono perduto i e riconquistato dopo un lungo i esilio, figli falciati da un tragico destino. Il prediletto, che aveva Ora, in Italia, memorie di un I dramma più antico attendono l'imperatore. A Torino, dove ar- nverà martedì della prossima |candidato al trono, mori in un incidente automobilistico nel 1957; tre anni dopo l'altro figlio designato alla successione fu ambiguament» coinvolto nella congiura 61 palazzo che tentò di rovesciare Ailé Selassié mentre si trovava in visita ufficiale in Brasile. settimana. L'ambasciatore etìopico ha concordato il programma ufficiale: ricevimento in prefettura, visita alla Fiat e alla Olivetti di Ivrea. Qualcuno ha chiesto al diplomatico: « Andrà anche a visitare la tomba della figlia? t. La domanda, posta due volte, non ha avuto risposta. Ma si sa che la direzione del ranca. La prima porta una semplice, anonima iscrizione: « Alla cara mamma - 14 ottobre 1941 ». Copre i resti della principessa etiopica Romane Work. Accanto dorme u HgUo primogenito, Gior ,0j uccls0 o|to mesl prlma del. la maclre, il 22 febbraio, dalla f.tessa malattia: la tisi, cimitero ha già ricevuto istru- l zioni di sistemare le lapidi di | due loculi in una cripta sotter- | La principessa Romane era sta- I ta una delle più belle donne di Addis Abeba, corteggiata da tutti 1 ras della reggia. Aveva sposato per amore ras Mungasela che, allo scoppio della guerra con l'Italia, si era schierato contro l'imperatore e suocero ed era caduto combattendo tra le file italiane. Prima di morire, aveva mandato la moglie e i tre figli nel lontano paese al quale aveva consacrato la sua fedeltà, La principessa si stabili a Te- rino. Una modesta casa in via Augusto Abegg, vicino al convento delle suore della Consolata, alla barriera di Nizza. I figli studiavano, la principessa conduceva una vita ritirata, quasi monacale. Non aveva voluto tornare in Etiopia per restare accanto ai ragazzi e non volle lasciare la città nemmeno quando sul- l'orizzonte tempestoso si annun clo ]a seconda guerra mondiale, Dal suo esilio londinese, il padre le scrisse invitandola a raggiun- gerlo: si sa che la lettera la lasciò sconvolta, ma rispose con un rifiuto. Forse per fedeltà alla memoria del marito, morto con gli Italiani. Era Testate del 1939 e già si erano manifestati, durante i brumosi inverni alla barriera di Nizza, 1 primi sintomi della malattia. La principessa e il figlio erano esili, pallidi. Le privazioni della guerra accelerarono il progresso del male, forse resero Inutili le cure. Giorgio mori quando gli ultimi spasimi del conflitto scuotevano un'Europa ormai in rovina, ma laggiù in Africa il nonno era tornato sul trono. Il 14 ottobre anche la principessa si spense. Quella sera, il preletto di To¬ rino Tiengo ebbe un incontro misterioso con 11 questore Morino. La notizia della morte della principessa poteva essere sfruttata dalla propaganda nemica, bisognava tenerla segreta. Perciò a notte fonda, poco prima dell'alba, una grossa auto della prefettura e un furgone della polizia entrarono clandestinamente nel cimitero. Il feretro fu preso sulle spalle da due affossatori e seguito solo dal questore, da un funzionario del Ministero dell'Africa Italiana, dall'ispettore dei cimiteri geometra Falcioni e da due suore della Consolata. Gli affossatori lavorarono in fretta. Prima che murassero gli ultimi mattoni a chiudere l'apertura del loculo, 11 questore lasciò cadere nella tomba una targhetta di ottone, avvolta In carta oleata. Poi, fu applicata la lapide anonima. Fu grazie alla targhetta di metallo che, quattro anni più tardi, durante una revisione delle tombe « provvisorie », si potè accertare che la lapide senza nome nascondeva il corpo della principessa Romane Work, figlia del « re dei re », corteggiata In gioventù da tutti 1 principi dell'Impero, morta In esilio tra le nebbie padane.

Persone citate: Benito Mussolini, Falcioni, Giorgio Mori, Negus, Tiengo