George Brown, l'«incorreggibile» non piaceva neppure a Kruscev di Carlo Cavicchioli
George Brown, l'«incorreggibile» non piaceva neppure a Kruscev I PERSONAGGI George Brown, l'«incorreggibile» non piaceva neppure a Kruscev Londra, 2 novembre. Narrano le cronache che Nikita Kruscev, in visita a Londra nel 1956 al culmine delle sue fortune politiche, prima dell'insurrezione , ungherese, dichiarò che se gli fosse toccato vivere in Gran Bretagna sarebbe slato un conservatore: pur di non trovarsi mai dalla parte di George Brown. Queste parole furono pronunciate alla fine di un pranzo ufficiale offerto alla delegazione sovietica dalla leadership del partito laborista: nel brindisi conclusivo c'era slaio uno scambio di battute tra Brown e l'ospite russo, ed entrambi i personaggi, secondo le loro caratteristiche, avevano perso le stalle. Molta acqua è passata da allora: Kruscev s'è ritiralo in una pensione senza gloria, e la carriera di George Brown allora in crescendo ha compiuto la sua parabola costellala di esplosioni emotive, gaffes e lampi di genialità: egli e staio ministro degli Esteri e si è dimesso con I clamore per un dissidio personale con il premier, ha perso j il posto di vice leader del partito, ha perso anche il seggio di deputato. E lutto quel che gli rimane nell'arena ' politica è un titolo — cosi poco adatto a lui — di Pari a vita, attribuitogli dalla regina, per il quale ha scelto il nuovo nome di ,» Lord George-lìrown » inserendo una lineetta tra i suoi originari appellativi anagrafici. Ma l'Inghilterra non può meitcre in un canto dimenticalo il suo pittorésco, passionale e imprevedibile George Brown cosi facilmente come la Russia si è sbarazzala di Kruscev. Delizia dei vigneltisti della slampa londinese, in virtù della sua taccia bonaria e rotondetta dal naso adunco, con i pesanti occhiali che lo rendono simile al saggio gufo disneyano, George Brown, anzi Lord George George-Brown, cinquantaseienne «enfant tcrrible» della Gran Bretagna è tornato in questi giorni prominentemente alla ribalta delle discussioni di Whìtehall con lu pubblicazione di alcuni estrani di un suo libro di memorie — intitolato « A modo mio » — sul domenicale Sunday Times. Si può criticare sotto molti aspetti quest'opera, lilla di inesattezze, ma di alcune qualità bisogna darle allo: è spregiudicata e coraggiosa, non mostra soggezione per alcuna delle autorità costituite delY establishment. George Brown. fiero d'essere un autodidatta emerso alla dura scuola delle battaglie sindacali, è refrattario al fascino dei cosiddetti esperti venuti su da Oxford o da Cambridge e ne detesta (o forse inconsciamente invidia) gli atteggiamenti: è insofferente alle procedure codificate ed alla burocrazia. Nel breve soggiorno al torcigli Office (il ministero degli Esteri, uno dei bastioni detì'establishment statale) egli portò una ventata d'umanità. Cercò di far a modo suo e adesso, nelle memorie, rivela in luce cruda i retroscena di quelle battaglie « con i personaggi senza volto, in bombala e pantaloni a righe grigio-nere ». E questa volta ha perso le stalle non George Brown, ma ['establishment. Gli «i uomini senza volto » del Foreign Office hanno trovato paladini nei funzionari andati in pensione i quali hanno scritto lettere di fuoco al Times e al Sunday Times. Per le Nazioni Unite ha replicalo Ralph Bunche, puntualizzando le « irresponsabili imprecisioni » contenute nelle memorie. Ma il bonario nuovo Lord assiste divertilo al contrattacco: identificando in esso la stizza dei burocrati verso chi parla semplicemente come uomo. Carlo Cavicchioli Londra. George Brown
Luoghi citati: Cambridge, Gran Bretagna, Inghilterra, Londra, Oxford, Russia
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