GIGI NON GIOCHERA' PER TRE MESI di Fulvio Cinti

GIGI NON GIOCHERA' PER TRE MESI Ingessata la gamba destra all'asso del Cagliari; frattura del perone GIGI NON GIOCHERA' PER TRE MESI L'incìdente a 14 minuti dalla fine della partita - Colpito dal mediano avversario Hof, Riva è crollato a terra coprendosi il volto con le mani ed urlando - I medici hanno riscontrato la «frattura del terzo inferiore del perone destro e la parziale lacerazione dei legamenti» - Oltre un mese di gesso, poi una lunga rieducazione dell'arto: l'attaccante tornerà in campo a febbraio - Gigi è rientrato i Dal nostro inviato speciale) Vienna. 31 ottobre. Gigi Riva è caduto di schianto sull'erba, coprendosi il volto con le mani, unico sesto di disperazione. Non ha urlato, neppure al momento in cui la scarpa bullonata del ventisettenne mediano viennese Hof si è abbattuta come un colpo di maglio sulla sua gamba destra. Erano le 16,41, mancavano quattordici minuti alla fine della partita. Sul vecchio vociante Prater battuto dal vento è sceso un drammatico silenzio. Se il gesto di Gigi Riva ( quelle mani strette sul viso per mascherare il dolore) era eloquente, di uomo cosciente delle conseguenze perché già colpito dalla stessa sorte, nella incontrollata disperazione dell'emotivo Domenghini c'era la dolorosa conferma. Pino Fini, medico | della nazionale, accorso fra i primi a soccorrere il giocatore, racconta: « Gigi piangeva coprendosi il volto, invocando " mamma mia, mamma mia "». Una barella sorretta da quattro militari e bersagliata dai flashes dei fotografi è l'ultima immagine di Riva sofferente sul terreno del Prater. Invano tentiamo di l'orzare la porta socchiusa dell'infermeria. I poliziotti respingono giornalisti e fotografi. Intravediamo ancora il giocatore mentre il medico gli prodiga le prime cure. Poi ci sbattono la porta in faccia. Alla porta esterna del pronto soccorso, un'autoambulanza ha già il motore acceso. Accanto a Riva, sul quale hanno gettato una coperta militare, siedono Andrea Arrica e il dottor Fini. Arrica è sconvolto. L'autoambulanza parte veloce. Sono le 17,05. « Dove lo hanno portato? » chiedo. Un ufficiale della polizia mi volta le spalle, un inserviente dello stadio è più gentile: «Al grande ospedale, primo reparto di chirurgia ». A Vienna, città con un milione 800 mila abitanti, gli ospedali sono una decina e tutti grandi. Riva è in una sala del pronto soccorso dell'Erste Gemei, la clinica universitaria di Vienna. In un lungo corridoio bianco e anonimo del vecchio ospedale, due anziane donne e tre uomini attendono in burella di essere visitati. All'ospedale essi sono giunti ancor prima dì Riva. Medici e infermieri vanno e vengono dalla stanza, indossano lunghi camici bianchi, uno di essi ha un grembiulone di gomma allacciato ai fianchi. Sono molto cortesi ma non parlano. Comincia l'attesa. Alle 17,30 la porta si riapre per l'ennesima volta. Un medico ha in mano due lastre. Senza parlare, ce le mostra, le solleva in alto ma non protesta quan- | Vienna. La cronaca fotografica del grave incidente occorso a Riva: a sinistra l'azzurro stroncato da una pedata di Hof (De Sisti e l'arbitro osservano allibiti); Riva, affiancato dal do'ttor Fini viene portato fuori campo in barella; a destra, in alto, le due lastre delle radiografie nelle quali si osserva chiaramente la frattura al perone indicata dalla freccia; sopra, il giocatore in ospedale, subito dopo la riduzione della frattura, attorniato da un gruppo di medici e di giornalisti (Telefoto) do le macchine da presa cominciano a ronzare. La frattura è netta, evidente. Il prof. Spengler, un viennese poco più che quarantenne, alto e biondo, è il capo della équipe di medici ed infermieri che, messi subito in allarme per telefono dallo Stadio, ha operato immediatamente la « riduzione » de'la frattura ed ha applicato lo stivaletto di gesso. Dieci minuti ancora di attesa. La porta della sala medica si riapre: la barella dove Riva, ormai ingessato, è sdraiato, viene spinta fuori verso un'altra stanza, nella quale si intravedono apparecchiature radiografiche. Finalmente il medico federale spiega. Dice: « Riva ha riportato una brutta frattura, molto brutta. La frattura del terzo inferiore del perone destro e la parziale lacerazione dei legamenti. Ne avrà per 50-60 giorni. Il recupero sarà però totale ». Fini precisa quindi che la gamba infortunata non è la stes- sa che il giocatore si fratturò nell'incontro con il Portogallo a Roma tre anni or sono. L'incidente di allora fu ancora più grave. I volti cominciano a distendersi. Si erano temute conseguenze maggiori. Poi tocca ad Arrica, il vicepresidente del Cagliari che è legato a Riva da affetto fraterno. Dice: « Per noi del Cagliari e un duro colpo. Il ragazzo però è forte e sono certo in un recupero ancora più rapido di quanto non abbiano previsto i medici. Noi continueremo sulla nostra strada in campionato e nella Coppa dei Campioni con lo stesso slancio. È continueremo a dare un volonteroso contributo alla nazionale. Purtroppo siamo sfortunati ». Una decina di minuti più tardi Riva viene riportato nella sala medica. La barella sosta qualche attimo nel corridoio. Fotografi cominciano a lanciare flash sul giocatore e gli operatori fanno ronzare le loro macchine. Riva sussurra: « Mandateli tic, per piacere, mandateli via ». Un'ora dopo, quando ci consentono di entrare nella stanza, Riva è già risollevato. L'effetto della leggera anestesia che i medici gli Iranno fatto prima della riduzione della frattura sta scompax elido. Arrica gli accende una sigaretta. Nel frattempo nella clinica sono giunti radiocronisti ed altri giornalisti. I radiocronisti insistono affinché Riva faccia una dichiarazione ai microfoni. Ci vogliono alcuni minuti per convincerlo, poi dice: « Vorrei tranquillizzare le mie sorelle ». S'interrompe un attimo, poi riprende: « Non posso dire altro, non mi sento ». Soffri molto?, gli chiedono. « No. non è il dolore: io soffro per il destino che mi perseguila ». Più tardi giungono il presidente della Federazione, Franchi, e il commissario tecnico Valcareggi. Franchi dice: « Peccato, tuia bella giornata di sport sprecata ». Gli chiediamo se esistono clausole assicurative per il giocatore. Franchi risponde: « Vi sarà senza dubbio l'intervento federale. Il danno al Cagliari. però, non potrà ripagarlo nessuno ». Poi tutti insieme decidono che Riva tornerà in aereo in Italia questa sera stessa con gli altri azzurri. Così vuole soprattutto Arrica, che ha avuto una crisi di pianto nel vedere il suo atleta bloccato sulla barella. i Fulvio Cinti

Luoghi citati: Arrica, Italia, Portogallo, Roma, Vienna