Paul Samuelson il profeta d'una scienza "non esatta"

Paul Samuelson il profeta d'una scienza "non esatta" UN PREMIO NOBEL FAMOSO E POPOLARE «Gli economisti, tutti - egli dice - non sanno fare buone previsioni, ma l'esperienza insegna che i non economisti le fanno peggiori » - Brillante divulgatore, ma anche teorico ad altissimo livello, i suoi libri si vendono a milioni di copie Il Premio Nobel per l'economia è toccato quest'anno a Paul Samuelson, al quale, come a tutti i premiati, si addice il motto inglese: Nothìng mercedi lil(c success, niente ha più successo del successo. Economista meritatamente famoso e fortunato, Samuelson lo era già prima di ricevere i 4H milioni di lire della Banca Reale di Svezia. Non a caso Arrigo Levi comincia il suo Viaggio fra gli economisti proprio da Samuelson. e ci dice. Ira l'altro, che Samuelson è « l'uomo che in tutta In storia ha venduto futi copie di un libro di economia»: si tratta del celebre manuale, la cui traduzione italiana dell'Utel c giunta recentemente alla sesta edizione. 11 record non è forse assoluto, se e vero che del testo ufficiale di economia nell'Unione Sovietica si vendettero quattro o cinque milioni di copie fin dalla prima tiratura; ma certo, dal punto di vista del libraio, Samuelson batte Adamo Smith, Stuart Miti, Alfred Marshall e John Maynard Keynes, per cui può infischiarsene di non battere Karl Marx. Samuelson, inoltre, è stato od è brillante columnist del Washington Post, del Financial Times, di Newsweek, il che gli assicura qualche altro milione di lettori e impingua la massa dei suoi diritti d'autore, presumibilmente favolosa, ma che solo il fisco americano forse conosce con esattezza. Vi è però differenza tra la popolarità di Samuelson c, poniamo, quella di Galbraith. Samuelson è un divulgatore, un giornalista, un pratico, ma con misteriosa efficienza continua a produrre pure in campo teorico, e ad altissimo livello, e in tutte direzioni. Galbraith, al contrario, paga il successo inondano inclinando sempre più verso una saggistica sociologica e politica non disprezzabile, e tuttavia tale da far rimpiangere ogni tanto i suoi primi scritti di economista puro. Sfogliando i due volumi di complessive 1813 pagine, che raccolgono, raro onore per un vivente, l'insieme degli articoli scientifici di Samuelson collezionati amorevolmente da un suo discepolo, si fatica a trovare un metodo o un argomento con cui egli non si sia cimentato e, quel che più conta, con successo. Un sorprendente eclettismo, dunque, che non esclude la individuazione di alcune costanti caratteristiche e collegate fra di loro: in primo luogo il rigore, che lo porta a esser critico di se stesso e degli altri, ma senza cattiveria, solo con ironia, che insapora ogni suo scritto e lo coinvolge non meno di quanto coinvolga gli economisti con cui discetta; in secondo luogo, la capacità di sintesi, che gli permette di scorgere analogie dove gli altri vedono apparenti diversità, e 10 induce a conciliare teorie e ideologie le più diverse c, compilo oggi improbo, a farle andar d'accordo col buoi; senso e la moderazione politica. In Foundations of Economie Analysis, l'opera che gli fruttò 11 dottorato nel 1941 e il Premio David A. Welles 1941-42 (sempre premi!), Samuelson mostra già, bene questi caratteri. Nel libro riconduce numerosi e disparati teoremi, che economisti precedenti avevano disseminato qua e là, senz'ordine e sconnessi,.a due semplici ipotesi generali, sempre ie medesime: le condizioni di equilibrio statico di un sistema economico sono ritenute equivalenti alla massimizzazione o minimizzazione di qualche grandezza, quale l'utilità, i profitto, ecc.: mentre le condizioni di equilibrio dinamico corrispondono a ritenere che i sistema « non sia instabile, come un uovo ritto sulla punta ». Questa è la sintesi. Poi viene il rigore: alcuni di tali teoremi, ancorché famosi, non sono significativi, cioè non possono essere provati veri o falsi con riferimento ai dati empirici; quindi è inutile parlarne (e così si affossa mezzo secolo di economia). Infine viene l'ironia: « Un economista di acuta intuizione avrebbe forse sùbito sospettato che campi appaiai- tzcplsmsitusg Paul Samuelson, premio Nobel per l'Economia 1970 (Tel.) temente diversi — la produzione, il consumo, il commercio internazionale, la finanza pubblica, il ciclo congiunturale, l'analisi del reddito — posseggono forti somiglianze farmali, e che sarebbe un bel risparmio di energia considerare insieme questi clementi, lo non posso affatto vantarmi di un tale fiuto iniziale. Solo dopo un' penoso lavoro nei campi suddetti cominciò a baluginarmi in lesta che essenzialmente gli stessi teoremi apparivano e riapparivano, e che li stavo dimostrando e ridimostrando un numero di volte sprecato »; L'autoritratto di Samuelson lievemente ottuso, un po' duro a capire, e che quasi si tira le orecchie da sé, non è falsa modestia; è un modo di valutare, che egli applica al suo lavoro, ai1 suoi colleghi economisti, all'economia come scienza, alla politica economica. Nessuno è perfetto, niente è perfetto, il rigore è un ideale più che una realtà, la sintesi è suggerita dall'attesa che vi sia ovunque un po' di buono (e un po' di cattivo). « Papà — gli chiese un giorno la figlia Margaret, che insieme a Jane. William, Robert, Paul e John costituisce la numerosa prole di Samuelson e la tonte copiosa di aneddoti familiari —, e vero che sei bravo a prevedere la congiuntura? ». « No — rispose —, fedele all'antiquata dottrina che la verità e la miglior tattica, perfino in casa, ti devo confessare che l'economia non c una scienza esatta come l'astronomìa e la fìsica, e che mi sbaglio spesso nelle previsioni ,. « Allora — continuò la Itglia — chi e più bravo di te nelle previsioni? ». « Margaret, basta con le domande oziose, andiamo a lavarci le mani per la cena ». La morale della storia, che Samuelson definisce « quasi vera », non è solo che (le parole sono sue) « non si devono sculacciare i bambini se non quando si c molto arrabbiati », ma è più protonda. Gli economisti, tutti gli economisti, non sanno fare delle buone previsioni congiunturali, «ma l'esperienza insegna che i non economisti le fanno peggiori ». Eccezionalmente un banchiere, un agente di cambio, un volpone della politica le azzecca; sistematicamente, no. E' interessante anche l'atte S"giamento di Samuelson verso : «alla l'econometria e i modelli matematici di i Tinhcrgcn » (Premio Nobel i 'economia dell'anno scor-1 per so), Premesso che Samuelson conosce la matematica abbastanza da poterne parlare senza complessi di inferiorità, egli sostiene una tesi a prima vista contraddittoria: gli «artisti» della previsione sono preferibili ai « matematici » della previsione, ma bisogna sempre più contare su questi ultimi. Il perché è semplice: artisti si nasce, matematici ni diventa; l'arte non ha un progresso cumulativo, l'econometria sì; non sempre si può attendere che il Ciclo ci mandi l'artista, ci si deve accontentare, con prudenza, dell'econometrico inviato dall'Università. Insomma, la filosofia di Samuelson e quella di uno scien- ziato profondamente umano, l'esatto opposto dei personag-gi terrorizzanti, che popolano e , o e n e a a o — ù ». ore ee ua in ieo». en zt laboratori della tantasctenza. La sua e vera cultura, che non uccide bensì corrobora la coscienza e le virtù auree della moderazione e della tolleranza volterriana. 11 senso dell'umorismo gli illumina il volto e lo protegge, così come, secondo Escarpil. protesse gli inglesi dai disastri sociali che Marx, il quale non lo possedeva affatto, profetizzò tenendo conto di tutto salvo, appunto, della capacità umana di sorridete. Il suo stile è tale, che il miglior modo di scrivere di Samuelson è citarlo, come qui si è tatto in abbondanza e come ancóra facciamo per chiudere: « lo sono il contrario di quel giudice del New England the respingeva i consigli dicendo: " Questa Corte, signori, è spesso in errore, mai in dubbio ". lo qualche volta non sbaglio, ma sono sempre in dubbio; come dovrebbe esserlo ognuno che decide ». Sergio Ricossa PRINCIPALI OPERE DI SAMUELSON — Foundations ot Economie Analysis, Harvard University Press, Cambridge 1948, (Economia, Utet, Torino 1969, sesta edizione); Linear Programming and Economie Analysis (con R. Dorfman e R. M. Solow), Me Graw-Hill, New York, 1958; The Collccted Scienti/ic Papers (a cura di J. E. Stiglitz), Massachusetts Institute of Technology Press, Cambridge 1966; aggiornato sino al 1964; Un errore nella introduzione della legge di Pareto dell'asserita costanza della distribuitone dei redditi, in « Rivista Internazionale di Scienze Economi che e Commerciali ». marzo 1965; S" i importante articolo non compreo ! so nella raccolta di cui sopra. Paul Samuelson il profeta d'una scienza "non esatta"

Luoghi citati: Cambridge, Massachusetts, New York, Svezia, Torino, Unione Sovietica