La magia nella fiaba russa di Lia Wainstein

La magia nella fiaba russa I colori nazionali d'un patrimonio universale La magia nella fiaba russa La fiaba magica, conservatasi nella purezza della sua struttura solo presso contadini non troppo civilizzati, con i suoi aspetti irrazionali e fantastici ha eluso a lungo i tentativi, non molto numerosi e relativamente recenti, di sottoporla ad una classificazione scientifica. D'altro canto, l'evidenza di fiabe assai simili tra di loro presso popoli diversi e lontani come il russo, il francese, il tedesco, l'americano, l'indiano e il neozelandese, stimolava la curiosità degli studiosi, spingendoli a risalire alle origini in cerca delle fonti. Per raggiungere tale fine, si poneva sempre il problema preliminare di definire in qualche modo gli elementi comuni delle fiabe, base necessaria per poter procedere ad una suddivisione in gruppi. Si pensò di trovare l'appiglio più ovvio nel loro argomento, ma questo metodo, seguito per esempio dal russo R. Volkov nel 1924, o dal finlandese Antti Aarne, fondatore della scuola storicogeografica, nel 1911, si doveva rivelare poco fruttuoso, se non addirittura caotico, poiché gli argomenti, oltre a sfuggire alle definizioni, risultavano non indipendenti ma spesso, al contrario, connessi l'uno con l'altro. Bisognava quindi prendere le mosse da un criterio diverso, stabilendo un elemento insieme fisso, nettamenie individuabile, e presente in ogni testo. Solo così si sarebbe fatto quel primo passo, che nel descrivere la struttura della fiaba, avrebbe consentito ulteriori ricerche storiche o etnografiche, e confronti tra fiabe, miti e religioni. Azioni ripetitive Il fallimento dei tentativi precedenti indusse il più illustre studioso russo di folklore, Vladimir Propp (n. 1895) a prescindere dall'argomento e ad analizzare invece la struttura stessa delle fiabe magiche («volsebnyje skazki») cosi come essa si palesa nelle azioni, sempre costanti, mentre può variare il personaggio che le compie. Propp chiama tali azioni, che si ripetono e si susseguono con sorprendente regolarità, funzioni, e riesce a determi- narne trentuna: dalla prima, l'allontanamento da casa di un membro della famiglia, via via attraverso peripezie quali divieti violati, acquisto di un mezzo magico, inganni, fughe, fino al matrimonio e l'avvento al trono conclusivi. Una sola fonte? Le funzioni, indicate da un sistema di lettere, permettono di stabilire degli schemi, riducibili ad uno schema unico, che si adatta ad una qualsiasi delle cento fiabe magiche analizzate da Propp. L'autore scopre così che le fiabe sono di struttura omogenea (odnotipny) e che quindi nell'insieme esse costituiscono in sostanza una catena di varianti. Scoperta che stupisce non solo noi ma lo scopritore medesimo: «Quest'importantissima deduzione generale sulle prime sembra incompatibile con le nostre idee sulla ricchezza e la varietà delle fiabe magiche. Essa è del tutto inaspettata anche per l'autore di questo studio. Ma se le fiabe magiche sono a tal punto uniformi, non significa forse ciò, che esse provengono tutte dalla stessa fonte? Ma qui il morfologo deve trasmettere le sue conclusioni allo storico, oppure trasformarsi lui in uno storico ». La Morfologia della fiaba di Propp fu pubblicata in Russia nel 1928, e questa prima edizione venne tradotta in America nel 1958 e in Italia nel 1966 (ed. Einaudi). Dopo più di quarant'anni, l'Accademia delle scienze ha pubblicato una seconda edizione, rimaneggiata e aggiornata dall'autore, e integrata da un esauriente articolo di E. Meletinskij (n. 1918), anche lui noto studioso di folklore. Di questa seconda edizione, che apre una nuova collana di studi sul folklore orientale, sono già uscite due traduzioni francesi (da Gallimard e alle Editions du Seuil). Nella trentina di pagine, che costituiscono lo Studio | strutturale- tipologico della Lrl'mqlmfbrvnadstltrdVm(fiaba, Meletinskij parla della nuova vita, iniziatasi per la ! Morfologia della fiaba di Propp dopo la sua traduzio j ne inglese, e ne confronta le tesi con quelle susseguenti di Studiosi occidentali come il I Lévi-Strauss (al quale Propp risponde in una postilla dell'edizione italiana) e A. Greimas. Un altro argomento sul quale Meletinskij insiste è l'estraneità di Propp al formalizm, il movimento critico fondato in Russia nel 1915 e, benché vi aderissero scrittori quali Sklovskij, Tomasevskij o R. Jakobson, destinato a durare solo quindici anni perché disapprovato dalle autorità. Nell'attuale studio di Propp vari aspetti, in realtà, dall'analisi della forma al trattamento prettamente sincronico dei testi, ricordano il modo di procedere proprio ai formalisti, e V. Erlich, nell'opera fondamentale Russian Formalism (1955), non esita difatti a parlare del valido contributo di Propp a questo movimento. Ma se è vero che nella Morfologia della fiaba Propp non ricorre a considerazioni storiche, egli (oltre ad essere anche l'autore de Le radici storiche della fiaba magica, 1946) afferma però, come si è visto, che il trattamento sincronico è solo la premessa indispensabile di un successivo studio diacronico. Allontanatosi definitivamente il sospetto di jormalizm dalla sua opera, essa per noi lascia aperta la questione di quanto quest'elemento irrazionale, catturato, ammansito, ridotto a schema, conservi ancora del suo carattere fiabesco. Lia Wainstein

Persone citate: Antti Aarne, Einaudi, Greimas, Jakobson, Russian, Sklovskij, Strauss, Vladimir Propp, Volkov

Luoghi citati: America, Italia, Russia