Solo 73 enti inutili soppressi in 14 anni

Solo 73 enti inutili soppressi in 14 anni Ne rimangono decine di migliaia Solo 73 enti inutili soppressi in 14 anni Tuttora in vita l'Arar (vendita residuati di guerra) e vari istituti contro la malaria - Da poco è stato abolito l'ente per le case popolari nell'Africa Orientale Italiana (Nostro servizio particolare) Roma, 20 ottobre. Settantatré enti o società inutili sono stati sinora soppressi, o sono in via di soppressione, da parte dell'ufficio liquidazioni dipendente dalla Ragioneria generale dello Stato. Questa cifra è ufficiale, avendola fornita il ministro del Tesoro Ferrari Aggradi in risposta a un'interrogazione dcll'on. Stefano Servadei (psi). Il parlamentare voleva conoscere come fosse stato attuato l'impegno assunto cinque anni or sono dal governo in Parlamento per la soppressione « dei. moltissimi enti inutili esistenti nel paese ». Era un impegno che si richiamava all'apposita legge del 4 dicembre 1956 per liquidare questi organismi parassitari che vivono a spese dell'erario, senza svolgere effettive funzioni. Dalla risposta del ministro si deduce che gli enti superflui sono duri a morire. Infatti, in quattordici anni ne sono scomparsi, o stanno scomparendo, appena settantatré: in media sono stati aboliti ogni anno cinque enti e mezzo. Per l'esattezza, nel dato annunciato da Ferrari Aggradi, gli enti liquidati sono cinquantatré, mentre una ventina risultano « in corso di liquidazione ». Va anche rilevato che nell'elenco degli enti soppressivi sono inseriti, con burocratica ripetizione, alcuni organismi provinciali che appartengono ad un unico ente, cioè i consorti provinciali fra macellai di Torino, Catanzaro, Gorizia, Modena, Napoli e Piacenza. Singolare appare la circostanza che siano « in corso di liquidazione » enti come l'Azienda rilievo alienazione residuati, cioè la famosa Arar, che si costituì nell'immediato dopoguerra per la vendita di residuati bellici alleati. L'Istituto per la lotta alla malaria nelle Venezie, quando la malaiia è da anni scomparsa, l'Istituto di malariologia « Ettore Marchiafava» e persino l'Ente nazionale distribuzione medicinali alleati. Soltanto alla fine degli Anni Cinquanta vennero soppressi gli enti di colonizzazione «Veneto di Etiopia» (11 novembre '57), «Puglia di Etiopia » e « Romagna di Etiopia » (entrambi 24 luglio '59), anche se la liquidazione di altri enti coloniali fu posteriore. Ad esempio, solo nel 1962 furono aboliti l'Ente turistico alberghiero della Libia e l'Istituto autonomo per le case economiche e popolari nell'Africa Orientale Italiana. Sono lentezze in parte dovute a difficoltà procedurali connesse con la liquidazione (personale, debiti, pendenze varie, procedimenti giudiziari o amministrativi), ma soprattutto legate ad uno scarso impegno della classe politica. Non è un mistero che gli enti superflui sono generalmente affidati ad esponenti di partiti e costituiscono una specie di riserva del sottogoverno. Così si spiegano le resistenze che ostacolano la soppressione degli enti inutili e che impediscono non solo all'opinione pubblica, ma al Parlamento stesso, di conoscere con esattezza il numero di questi enti. Il tentativo fu compiuto agli inizi degli anni cinquanta dalla commissione Sturzo, che rinunciò al ciclopico censimento. Sucessivamente, nel primo Centro Sinistra, fra il 1963 e il 1964, l'on. Pietro Nenni incaricò due o tre funzionari della presidenza del consiglio di accertare il numero degli enti superflui. Mancando qualsiasi punto di riferimento in organismi di controllo, i funzionari dovettero « spulciare » le raccolte della Gazzetta ufficiale dal 1960 in poi alla ricerca degli enti nel frattempo costituiti. Ma dinanzi alla pratica impossibilità di pervenire a risultati, anche questo tentativo fu abbandonato. Nell'ultima legislatura nuovi sforzi per censire questa selva vennero compiuti dal sen. Ercole Bonacina, relatore a Palazzo Madama sul complesso problema ma anch'egli fu costretto alla rinuncia e finora, non sa quanti siano effettivamente gli enti mutili che esistono in Italia. Anche noi, di conseguenza, non siamo in grado di riferire cifre approssimate. Si sa, ad esempio, che gli enti assistenziali sono 44 mila (cifra fornita dal sen. Bonacina), suddivisi in 32 mila pubblici e 12 mila privati, in gran maggioranza appartenenti alla chiesa. Ovviamente non si tratta di « enti mutili » in blocco; alcuni sono istituti necessari, che però vano riorganizzati a fondo. Nel loro imponente numero, nessuno è riuscito sinora a stabilire quali siano utili e quali superflui. Il discórso riguarda, però, gli enti economici o con finalità sociali: impossibile co- ndlanpdSvgpdtrmUc«critipdpan noscerne il numero. La Corte dei Conti ha più volte segnalato l'inutilità e, quindi, la necessità di immediata soppressione di decine e decine di enti, come ha rilevato l'on. Servadei insistendo sull'aggravio economico che questi organismi arrecano allo Stato, pesando cioè sui contribuenti. Lamberto Fumo *

Persone citate: Bonacina, Ercole Bonacina, Lamberto Fumo, Pietro Nenni, Servadei, Stefano Servadei, Sturzo