Brigantaggio senza "valentia" di Gigi Ghirotti

Brigantaggio senza "valentia" LA DONNA RAPITA IN SARDEGNA Brigantaggio senza "valentia" (Dal nostro inviato speciale] Nuoro, ottobre. Addio, ultimo c definitivo addio della Sardegna al suo brigante, al mito del brigante fiero e cavalleresco, ispido all'aspetto e tenero nel fondo del cuore. Per dire la verità, lo stampo di questo personaggio si era perduto da lunghi decenni e gli studiosi della materia, dopo approfondite ricerche, avevano anzi concluso che non era mai esistito nella realtà. Solo nella fantasia trasfigurante del pastore sardo, solo nella poesia era capitato d'imbattersi nell'oscuro fantasma del brigante romantico. Anzi, si deve ad un poeta nuorese, Sebastiano Satta, che' era anche avvocato, la più alta e la più irreale celebrazione letteraria del brigante sardo. Adesso proprio dagli avvocati nuorcsi, riuniti l'altra settimana in assemblea, è partito un duro messaggio che segna la separazione definitiva delle responsabilità: chi d'ora in avanti sarà indiziato di sequestro di- persona — dice la mozione conclusiva — non faccia assegnamento sull'assistenza di fiducia da parte di legali del Nuorese; tutt'al più, lo avranno accanto come difensore d'ufricio, cioè senza onorario e, come avviene di regola, assai sobrio di parole e freddo, distaccato, nel suo comportamento complessivo. « La categoria forense non può non schierarsi con gli onesti nell'interesse della società in cui vive e lavora, e per la legge da cui deriva l'alto mandato di collaboratore della giustizia; non può licersi né comprimersi una profonda ripulsa morale per l'industria del delitto imperante in Sardegna; detta ripulsa non può formare oggetto di contrattazione con qualsiasi onorario a», si legge nel documento. Una posizione che, allo stremo, può essere di natura più che altro morale, e tuttavia è la prima volta che gli avvocati del Nuorese alzano la voce, battono il pugno sul tavolo, passano decisamente dalla difesa alla dura strigliata e alla precisa minaccia nei confronti d'un loro affezionato cliente: il brigante. Tre anni fa, quando sulle montagne di Orgosolo cadde sotto i colpi della polizia il giovane bandito spagnolo Aticnza, che batteva il bosco in compagnia di Graziano Mesina, un mazzo di fiori rossi fu deposto sulla sua tomba dall'avv. Bruno Bagcdda, difensore del Mesina. Un gesto di pietà: ma la polizia lo interpretò in altro modo. Difatti, pochi mesi più tardi Bagcdda venne accusato *di favoreggiamento, fu incarcerato e rimase per un anno in cella. E* stato poi assolto da ogni addebito: ma la mozione votata l'altro giorno dai suoi colleghi nuorcsi ha l'aria di essere indirizzata proprio verso questo genere di rapporto tra il legale ed i suoi poco raccomandabili clienti. Un rapporto che spesso va oltre il dovere dell'assistenza tecnica e diventa appassionata partecipazione al dramma del sequestro di persona: un dramma che l'avvocato vive a cavallo tra due mondi, il mondo degli onesti, da cui è stata strappata la vittima, e il mondo dei disonesti, dal quale è partito il colpo. Quando si rapisce, un uomo, ia prima telefonata dei familiari in ambasce è diretta all'avvocato: « Ne sa nulla? ». fn genere il penalista conosce assai bene i suoi polli, e molte volte è lui che si adopera per convincere i sequestratori a lasciare la preda. Missione umanitaria? Indubbiamente sì; ma di un'umanità ambigua, che stabilisce un collegamento utile a insieme pericoloso tra la violenza del brigante e l'imputenza della sua vittima. E' utile a tutte e due le parti: uno riscuote il denaro per il riscatto, l'altro salva la vita. Ma proprio in questo consiste l'ambiguità e la pericolosità dell'intervento: il bandito nel compiere le sue malefatte sa molto bene ichc presto o tardi gli sarà aperto un « canale » attraverso cui passeranno le trattative per il riscatto; e si tratta di un « casale» licuro, protetto dal se¬ gdrmsfidscSdvsnratutpsdnmcpppadtsuqtltiiivmams e i e . n e l a e l o n e : e c o i l ae¬ greto professionale, legittimato dalla tradizione, persino autorizzalo e benedetto dalla famiglia del sequestrato e dal sequestrato in persona. Non si sa, non si saprà mai fino a che punto questo tipo di prestazione abbia giovato a salvare vite umane o ad assicurare impunità al brigante. Sta di fatto che la decisione degli avvocati nuorcsi è stata votata da una maggioranza costituita da civilisti. Invece, i penalisti hanno eccepito che il rifiuto a priori della difesa è atto incostituzionale (la Costituzione considera tutti innocenti gli imputati, sinché non sia provato il contrario); essi osservano inoltre che chiunque desideri un patrono di fiducia non può essere costretto a chiamare avvocati da altre città, con aumento di spese e di complicazioni d'ogni genere che si possono bene immaginare. E' stato anche osservato che, purtroppo, la decisione degli avvocati nuoresi di rifiutare la difesa di fiducia ai sequestratori, non arriva a giusto proposito. Non siamo nel pieno di una fervida annata criminale; quest'anno, finora, si sono avuti appena tre-quattro sequestri, laddove negli « anni ruggenti », dominati dalla presenza in campo di Graziano Mesina, i sequestri furono tre-quattro il mese. E può nuocere alla valutazione morale del documento degli avvocati nuoresi anche il fatto ch'essi si siano mossi allo sdegno soltanto adesso che la categoria è stata colpita direttamente. La sera del 29 settembre si presentano a Oliena, nella casa dell'avvocato Antonio Gardu, già presidente del Consiglio regionale della Sardegna, alcuni figuri. L'avvocato intuisce le male intenzioni e corre a barricarsi nel camerino. Alle prese con i briganti rimangono due donne: la suocera (ottantaduenne: viene subita tolta di mezzo con un colpo in testa vibrato col calcio d'una pistola) e la moglie, Assunta Calamida in Gardu. La donna (55 anni) viene trascinata via dai. rapitori, che da quel momento la tengono in prigionia, limitandosi a far sapere che la signora sta bene e che se il marito la rivuole, dovrà sborsare 50 milioni. Scattano i congegni delle previste « missioni umanitarie », mentre polizia e carabinieri battono la montagna senza ostacolare — almeno visibilmente — questi segreti mercanteggiamenti. Il prezzo richiesto è troppo elevato; dalla parte dell'avvocato si cerca di tirare al ribasso: 20-25 milioni non potrebbero bastare? E così le missioni si trascinano in una abietta e oscura contrattazione che pare abbia per oggetto una partita di bestiame, anziché una vita umana. * * Ma perché l'avvocato Gardu corse a nascondersi quando si vide minacciato? Ecco: a scavare su questo aspetto della ribalda aggressione si comprende assai bene lo sdegno degli, avvocati nuoresi, e anche l'autentico sbigottimento che corre in questi giorni per le case della Sardegna. Mai, nella storia del banditismo, era accaduto che i malfattori mettessero mano su una donna. Alla donna la tradizione pastorale attribuisce un ruolo altissimo, al vertice della famiglia, matrona e govcrnatrice del patrimonio domestico, dell'educazione dei figli, della cura ai malati, agli infermi, ai deboli. La « valentìa », cioè la virtù leggendaria, la spavalda violenza di cui il bandito è il tristo campione, è un fatto che riguarda soltanto l'uomo, e non la donna. Nemmeno nella fase più sanguinaria della criminalità sarda, accesa dalle imprese rocambolesche di Mesina, questo tabù reverenziale creatosi intorno alla donna fu mai violato. Ma c'era ancora una .tradizione sù cui l'avvocato Gardu faceva assegnamento: nella scala dei valori sociali, la società pastorale attribuisce all'avvocato il primo posto, quasi il diritto d'intangibilità: l'avvocato è l'uomo di legge, perciò l'intermediario, il confidente, l'aio» del bandito e dei suoi familiari ngèzsilRcsmcGcmsqsdpdshnpdplmtdnusnldsc«tndpSictrss nei giorni delle disavventure giudiziarie. Anche questo tabù è stato travolto, e poi un terzo, che si collega all'universale stima, all'ottima memoria che il padre della vittima, il dott. Raffaele Calamida, lasciò di sé come medico condotto nel paese di Orgosolo, paese eternamente indiziato in queste circostanze. Non che l'avvocato Gardu ponesse illimitata fiducia nella riconoscenza umana; ma era legittimo in lui il pensiero che fosse impossibile una qualsiasi - impresa consumata sulla figlia d'un filantropo, d'un autentico « medico dei poveri », quale fu ed è ricordato il povero dott. Calamida. fnfine, Gardu non è ricco e sempre, in passato, i banditi hanno scelto le loro vittime nella cerchia dei professionisti, possidenti, commercianti o industriali di larga e notoria capacità contributiva. Un castello d'illusioni, d'errati convincimenti è dunque andato in frantumi in questo episodio: l'ordine del giorno degli avvocati nuoresi risponde davvero ad uno stato d'allarme, quale non si conobbe nemmeno negli anni più foschi di Mesina in libertà. * * Migliaia e migliaia di cittadini, alle nprte dell'inverno, si sentono insicuri nella propria casa. Chi può, paga due o tre « guardaspalla » e si fa scortare da loro, nella speranza che non siano proprio loro a tradire. Chi non può, rincasa presto la sera e barrica l'uscio. Si comincia a temere che, dopo il tabù della donna, stia per crollare anche quello che protegge il bambino: l'usanza di rilevare i figli all'uscita della scuola è in questi tempi ripresa in larga misura e non solo nei paesi, ma anche nelle città della Sardegna. Ora si comincia a guardare con preoccupazione anche alle culle. Per questo motivo, al di là del dubbio valore costituzionale e del modesto significato pratico, la mozione degli avvocati nuorcsi è stata accolta come il primo annuncio d'una salutare crisi destinata a isolare il brigante, una "volta per sempre, nelle sue responsabilità. Gigi Ghirotti

Luoghi citati: Nuoro, Oliena, Orgosolo, Sardegna