Una "troika,, succede a Nasser Sadat, Sabry e il ministro Coma di Sandro Viola

Una "troika,, succede a Nasser Sadat, Sabry e il ministro Coma Soluzione provvisoria raggiunta al Cairo Una "troika,, succede a Nasser Sadat, Sabry e il ministro Coma II primo sarà Presidente della Repubblica; il secondo (che gode la fiducia dei russi), capo del governo; il terzo (l'uomo nuovo, che ha in mano la polizia) guiderà l'Unione socialista araba, il partito unico della Rau - Forse la lotta per il potere è appena agli inizi (Dal nostro inviato speciale) Il Cairo, 5 ottobre. Nasser è morto da una settimana. Le fotografie che i tassisti avevano incollato sui parabrezza cominciano a staccarsi, a sventolare, e il crespo nero che listava i grandi ritratti nelle piazze si va ormai scolorendo. Un'epoca si è chiusa. Mentre scriviamo, i 200 membri del Comitato centrale dell'Unione socialista sono riuniti nella sede sul Lungonilo. Domani si riunirà il gruppo parlamentare dell'Unione, merco, ledi l'Assemblea Nazionale. Sono sedute poco più che formali, quel che serve a rispettare le procedure: le decisioni sono infatti già prese. Forse domani stesso verranno resi noti i nomi dei successori. L'Egitto sarà diretto da una « troika »: un Presidente della Repubblica, che sarà Anwar El Sadat, un capo del governo e un presidente del partito unico. Anche per queste altre due cariche i nomi ci sono già: Ali Sabry e Sharawi Goma, che salvo colpi di scena dell'ultimo momento dovrebbero diventare l'uno capo del governo é l'altro presidente del partito. Hussein Shafei, personaggio abbastanza incolore (ma del gruppo dei tredici ufficiali), diverrebbe vice-presidente della Repubblica. ' Un tributo viene così pagato alla «rivoluzione», al gruppo degli uomini del colpo di Stato del luglio '52. Riconoscimento formale, non altro, perché Shafei è un uomo privo di potere e senza legami con Mohieddin e Boghdadi che erano gli ex membri del Consiglio della rivoluzione che si voleva neutralizzare. Missione Kossighin La missione Kossighin e la serie fittissima di incontri e colloqui, che avevano finito col somigliare alle consultazioni di un Presidente della Repubblica per la formazione di un nuovo governo, si è chiusa dunque con un successo. Se i tre nomi che abbiamo dato corrisponderanno al- le designazioni effettive (e tutto fa credere che sarà così), i sovietici potranno dirsi soddisfatti. Sabry, l'uomo in cui più hanno fiducia, avrà in mano il potere esecutivo. Goma, il cinquantenne ministro degli Interni e capo della polizia, avrà il partito: e Goma è uno dei rappresentanti più potenti del gruppo dei «politici», che .j sovietici preferiscono all'altro, quello dei tecnocrati, di cui conoscono la vocazione prò occidentale. Quanto a Sadat i pareri degli osservatori concordano: politico di statura modesta, tipico uomo da interregno, il suo ruolo finirà emarginato dalla personalità e dalla potenza degli strumenti (partito e governo) degli altri due. La partita della successione si chiude dunque con la vittoria del gruppo dei «politici » (legati alle organizzazioni di massa, assertori — sia pure in chiave tattica — dell'amicizia con l'Urss) contro il gruppo tecnocratico e prò occidentale? Per il momento, ma solo per il momento, la risposta è sì. In realtà la lotta per il potere in Egitto è soltanto rinviata. iVon ancora sconfitti Quel corpo enorme di dirigenti, di tecnici, di professionisti che ha i suoi capifila nei ministri economici (Sayed Marei, I-lassan Zaki), il suo organizzatore in Hassanein Heykal e il suo leader in Zakaria Mohieddin, non può dirsi definitivamente sconfitto. I problemi dell'efficienza e dello sviluppo economico (in un Egitto più raccolto su se stesso avranno un'importanza cardine) sono nelle sue mani, sulle sue scrivanie. Col tempo, specie quando sarà risolto il problema dei territori occupati, il suo peso e il suo spazio politico aumenteranno. Il dopo-Nasser conoscerà al- a o o i I a lora una nuova fase di assestamento. Era parso, nei primi giorni, che non ci fosse battaglia. Che prevalesse il criterio di evitare gli scontri, di non aprire spiragli alle avventure. I due gruppi sembravano decisi a congelare il problema della successione, ad assicurare al paese e a se stessi una tregua politica piuttosto lunga, prima di dare all'Egitto la sua nuova fisionomia. In realtà è stato così solo in parte, perché il confronto — ora è noto — si era già avviato. Quel messaggio di Zakaria Mohieddin apparso incorniciato su Al Ahram, quei primi piani della sua faccia che affioravano dal teleschermo, il giorno del funerale, con una regolarità che stupì, erano effettivamente i segni' di ima sortita politica. La sera dopo i funerali, mentre stavano per riunirsi il governo e il ComitaÉ» esecutivo dell'Unione socialista, Heykal aveva chiesto che venisse riunito anche il « Consiglio della rivoluzione ». I nove superstiti, cioè, del gruppo dei tredici ufficiali, sette dei quali (meno Sadat e Shafei) sono dalla sconfitta del '67 al margine della politica egiziana. Ridare ufficialità e funzione al « Consiglio » doveva servire soprattutto a rimettere in circolo Mohieddin. Il tentativo di rivitalizzare il « Consiglio », di porlo come terzo interlocutore tra governo e partito, non riuscì. Heykal si trovò allo scoperto, con il rischio di un isolamento definitivo. Ma gli altri non avevano interesse a una vittoria totale, anzi sentivano il pericolo di creare un gruppo di sconfitti: allora venne avviata una mediazione, Heykal da una parte e Goma dall'altra, col risultato che la « classe dei direttori », come la chiama Abdel Malek, avrebbe ricevuto la garanzia di contare di più che sotto Nasser. Esercito all'erta L'esercito, intanto, seguiva con grande attenzione la vicenda. Esso npn ha programmi, e per il momento — sembra — neppure ambizioni. Ma vuole i missili sul Canale e sa che per avere i missili è necessaria ancora l'amicizia dell'Urss. Indirettamente, la sua adesione è andata in questi giorni ai « politici », a Sabry, che nel marzo scorso andò a Mosca e in pochi giorni ottenne quel che cinque o sei missioni egiziane non erano riuscite ad ottenere, appunto i Sam che abbattono i Phantom israeliani. Che cosa significhi la vittoria del gruppo dei « politici » potrà esser detto solo tra qualche mese, quando sarà chiaro il ruolo del partito. Ma che il gruppo Sabry debba essere considerato ^iù intransigente e aggressivo nei confronti di Israele di quanto non sarebbe la tendenza che fa capo a Mohieddin, questo sembra già da escludere. La moderazione del comunicato russo-egiziano (quella mancanza di accenni al problema palestinese, che ha stupito gli osservatori), le conversazioni tra Saardaz e il ministro amerij cano Elliot Richardson (de1 finite dagli americani «•posi- adtstgdrfsirnstl tive ») e una serie di altri segni fanno pensare invece che una volontà di accomodamento stia emergendo precisa anche nel gruppo che succederà a Nasser. A tutti gli ospiti accorsi per i funerali, i dirigenti egiziani avrebbero detto più o meno la frase: «La pace era un desiderio di Nasser e noi faremo di tutto per realizzarla ». Sandro Viola II Cairo. El Sadat, da sinistra, Ali Sabry e il ministro dell'Interno Coma (Telefoto)