Dirottamenti dei verbi

Dirottamenti dei verbi LA DIFESA DELLA LINGUA ITALIANA Dirottamenti dei verbi Non bastano grammatica e vocabolario per decidere se un verbo è transitivo o intransitivo; valgono l'arte e l'uso - Una madre dice « esco il bambino », un poeta « freme amor di patria » Stabilito che « transitivi » sono i verbi esprimenti azione che passa dal soggetto in altra persona o cosa che la riceve (io lodo la moglie ubbidiente), e «intransitivi» i verbi la cui azione si rimane nel soggetto che la compie (io cammino), sarebbe detto tutto: se non fosse che molti verbi italiani hanno i due valori e che per soprammercato è data licenza agli artisti che ne abbiano il polso, di dirottare l'un valore nell'altro. Sui ponticelli delle eccezioni, come dentro una prospettiva gotica, vediamo gli antichi scrittori intrattenere un pacifico commercio di scambi tra le due famiglie di verbi, da noi sentite divise e inconciliabili. Per noi (e sarà un altro caso in cui l'ignoranza ci rende pedanti) fra transitivi e intransitivi non corrono che dispetti; e sappiamo quali. Da una parte: il concerto inizia, se le interessa, le assicuro, se non le incomoda, appropriarsi di una cosa; dall'altra: piombare un ceffone, tu mi stupisci, presiedere l'assemblea, disertare una riunione. Quando una semplice occhiata al vocabolario, certificandoci che Iniziare Interessare Assicurare Incomodare Appropriare sono transitivi, e Piombare (cadere a piombo), Stupire Presiedere Disertare (nel senso sociale di Mancare a un convegno) sono intransitivi, basterebbe a riportare su quei luoghi devastati la grammatica: il musicista inizia il concerto (o il concerto comincia), se la interessa, la assicuro, se non la incomoda, appropriarsi una cosa; far piombare un ceffone, tu mi fai stupire, presiedere all'assemblea, disertare da una riunione, (chi veramente la disertasse, nel senso proprio di Distruggere, farebbe un macello). La palestra latina Tornando al traffico degli antichi, per tre cinque dieci che mettevan fuori un transitivo usato intransitivamente (esaltare fiaccare disordinare), cento e mille eran quelli che procedevano all'o¬ perazione inversa e che o pur eleganza o per genio accendevano nell'intransitivo un'anima transitiva, dandogli facoltà di « passare » in un oggetto. Sono rimasti in Rettorica « le ossa che fremono amor di patria », « i barbari che tremano le armi di Ro7iia ». Ma altrettanto squisiti, se pur meno impervi, sono gli usi attivi di Cessare Disperare Scherzare Sbadigliare Tremolare Entrare Piovere Malignare Tornare e di quant'altri intransitivi, cosi dirottati, si trovano nelle scritture dei buoni secoli. Ma su tutti Ariosto e Foscolo eccelsero in queste dotte sforzature che sentono la palestra latina, e che sono poi naturalmente riprese dalle mamme quando parlano dei loro bambini Udo esco due volte il giorno»). Cosicché, a giurare sulla transitività o intransitività d'un verbo, non basta la connotazione del vocabolario; ma occorre risentire in sé tutta la storia della parola, che è quanto dire, un'altra volta, aver letto molto. La conoscenza dell'Intransitivo attuale o potenziale importa molto per la costruzione sintattica, e moltissimo per la scelta dell'ausiliare, una delle cruces che più affliggono l'italiano medio dal giorno che gli uscì di casa la Sintassi del Fornaciari. Le regole del quale ancora splendono nette, e tuttavia un po' sommarie per la sensibilità linguistica moderna, cui per l'attorcigliarsi che fa la lingua si presentano di conti nuo nuove situazioni di fatto La chiave di volta Ha ripreso l'argomento Alfonso Leone in « Lingua Nostra » (Fase. 1, Voi. XXXI), insediandolo sulla trovata metodologica di considerare il nudo participio passato come chiave di volta. Andato, che può anche avere un uso aggettivale, prende Essere; camminato, che non ha quell'uso, prende Avere. Ma non è che un sorso: tanto per invogliare il lettore a cavarsi tutta la sete leggendo la preziosa dissertazione. Leo Pestelli J

Persone citate: Alfonso Leone, Ariosto, Fornaciari, Foscolo, Leo Pestelli