Kossighin è arrivato al Cairo Incognite per la successione

Kossighin è arrivato al Cairo Incognite per la successione Domani i funerali di Nasser. disperazione tra le folle arabe Kossighin è arrivato al Cairo Incognite per la successione Dalla città si leva come un rombo continuo: grandi masse per le vie, lamenti, pianti e grida - Anche bambini inneggiano a Nasser come se fosse vivo - Per sessanta giorni il governo sarà retto dal vicepresidente El Sadat, che ha assunto i poteri; poi sarà nominato il nuovo Presidente - La lotta pare ristretta a due uomini: il filo-russo Ali Sabry e il filo-occidentale Zakaria Mohieddin (Dal nostro inviato speciale) Il Cairo, 29 settembre. Lo sforzo, dicono qui, era tremendo. Nasser si era trovato tra il 19 e 27 settembre in una delle situazioni più difficili. La guerra civile in Giordania non era finita in 48 ore come tanti (e quasi certamente anche il Rais; avevano creduto, ma durava sanguinosa e indomabile. Bisognava mettervi riparo, fermarla, cercare un altro di quegli spettacolari compromessi dell'ultimo minuto di cui era specialista. Era stato allora, sembra il 21, che aveva accusato il primo malore, ma il rischio che lo scontro giordano aveva messo in moto, la spirale di guerra che sembrava trascinarsi dietro, non gli avevano permesso di occuparsi della sua salute. C'erano una quantità di cose difficili da fare, far dimenticare ai guerriglieri 'palestinesi il lungo silenzio dei primi giorni, convincere Hussein che ormai avrebbe vinto solo se avesse deciso un massacro, e in più garantire l'America che non c'era bisogno d'interventi, e che lui Gabal Abdel Nasser poteva sbrigare da solo il brutto affare giordano. Dicono che il 23 mattina si era sentito male una seconda volta, poi c'erano stati gli avvenimenti che sappiamo, le affannose conversazioni con il siriano Atassi il 23 pomeriggio, la prima missione del sudanese Nimeyri, i falsi cessate il fuoco di Hussein, la seconda missione Nimeyri, poi l'atto d'accusa contro il re di Giordania. Da tutte queste difficoltà, dal caos politico in cui la regione sembrava essere piombata, di nuovo era venuta la soluzione nasseriana: né vinti, né vincitori, sì al re, sì ai fedayn, Tna intanto due vantaggi politici per l'Egitto, l'indebolimento di Hussein e la messa al margine della sinistra rivoluzionaria del movi¬ mento palestinese. Il cuore non gli ha retto più. L'ultima fotografia lo mostra sorridente, seduto con le gambe un po' larghe nei salone dell'hotel « Hilton », dove teneva il « vertice ». con Arafat alla destra e Feisal alle sinistra. Ma la sua sorte era già segnata. Alle tre del pomeriggio aveva accompagnato le ultime delegazioni all'aeroporto, aveva abbracciato ancora una volta i re e ì presidenti. Sudava ed in macchina era diventato pallido. Meno di tre ore dopo, a casa, è morto. Le prime notizie di una malattia di Nasser si erano diffuse d'improvviso nel giugno 1968. Eravamo al Cairo. Ricordiamo esattamente che le prime voci parlavano di un disturbo circolatorio con conseguenze cardiache ed infatti i più vicini notarono subito che il Rais aveva smes- so la sua razione giornaliera di sigarette, 60 Cleopatra (la marca popolare di sigarette egiziane), con lo sforzo che si può , immaginare. Poi queste voci si fecero sempre più rade e prese piede l'affezione diabetica con disturbi della circolazione, alla gamba sinistra in particolare. Nasser partì per la Russia dove venne ricoverato in una clinica, dove, oltre alle affezioni epatiche e renali, si curano anche i cuori malati. Stamane mentre al Cairo giungono le prime delegazioni che seguiranno il grande funerale (è già arrivato Kossighin), mentre le strade sono un fiume di gente che sembra impazzita, tutti hanno in mente lo stesso pensiero che un'epoca si chiude e un'altra se ne apre. Il Terzo Mondo, ma soprattutto il Medio Oriente, muta da oggi faccia, le prospettive storiche si capovolgono, nascono le preoccupazioni. Naturalmente ora si apre il complesso problema della succes sione e che cosa significhi la successione a Nasser lo abbiamo capito ieri sera a Beirut quando è giunta la notizia della sua morte. Dieci minuti, non di più, e la gente era per le strade, l'ambasciata degli Stati Uniti veniva investita da una dimostrazione tumultuante, si sparava nei quartieri poveri, si rompevano i vetri degli alberghi a partecipazione americana. Un trauma sembrava essersi abbattuto su una città come Beirut, che pure è la più distratta e disincantata della regione. E qui al Cairo è ancora più impressionante: la città è come inebetita sebbene sotto questo apparente stordimento si avverta una tensione fortissima. Centinaia di migliaia dì persone, forse milioni, sono nelle strade per bloccare il traffico verso il palazzo Kubbeh, dove è stata esposta la salma e verso la villetta di Heliopolis, dove Nasser aveva sempre abitato nei diciotto anni di potere assoluto. Migliaia di soldati e poliziotti hanno dovuto creare cordoni e posti di blocco con autobus messi di traverso nella carreggiata. Dalla città si leva come un rombo conSandro Viola (Continua a pagina 2 in settima colonna) li Cairo. Manifestazioni di dolore collettivo si sono ripetute per tutto il giorno ieri nelle vie della capitale egiziana (Telefoto United Press)