"Perché scelsi la guerra,,

"Perché scelsi la guerra,, Dichiarazione di Hussein al « Sunday Times » "Perché scelsi la guerra,, « La responsabilità è solo mia, dice il re, ma non avevo scelta. Dovevo salvare la Giordania» - «I fedayn ormai avevano deciso di rovesciarmi» (Nostro servizio particolare) Amman, 26 settembre. « Ho dato io l'ordine, io ho scelto l'altra settimana il governo: me ne assumo la responsabilità». Re,Hussein, stanco e invecchiato di dieci anni, m'ha parlato per un'ora nella sua residenza estiva di Homar. « Non avevo altra scelta, ho fatto quel che dovevo fare: eravamo giunti al punto In cui i miei sudditi che vivono in Gerusalemme sotto l'occupazione straniera eran dieci volte più sicuri nelle loro case di quelli che vivono in Amman. Nessun israeliano nei kibbutzim ha un milionesimo dei guai che avevamo noi qui. Non si poteva andare avanti cosi. Ho giurato di mantener la legge in questo paese ». Il re è stato franco sul costo delle battaglie. « I morti potrebbero esser stati duemila: ancor non sappiamo esattamente la cifra. I danni alla città sono stati gravi: cinque milioni di sterline al minimo, ma forse molto di più. L'esercito ha avuto l'ordine di causar meno vittime e danni possibili, ma la resistenza era assai più forte del previsto, sostenuta da interferenze eterne. E' arduo chieder ai soldati di vincer una battaglia senza sparger rovine... ». « Quando si vede il quantitativo di armi e munizioni che i guerriglieri avevano in Amman » ha continuato il re « e si sa quali preparativi avevan fatto, ci si può ben domandare: come abbiamo potuto permettere che si arrivasse a questi estrèmi? Io posso solo rispondere che dopo la "guerra di giugno" (il disastro del 1967) mi ero concentrato nella ricostruzione dell'esercito e nel ricupero delle terre perdute... Fin dall'inizio volevo che la resistenza, se doveva svilupparsi, fosse controllata e organizzata. E' diritto di ogni popolo resistere all'occupazione: io continuo ad appoggiare il fedayn onesto, continuo a considerarmi io stesso un fedayn ». « Tutte le contraddizioni del mondo arabo — ha proseguito Hussein — ri sono concentrate in questo Stato,- e noi cercavamo di andare avanti come prima. Qui vi erano politici che non erano forti abbastanza. Parlavano di resistere a Israele, ma non si trattava affatto di Israele: la questione era di impadronirsi del potere qui. Non potevamo separare coloro che eran genuini fedayn- da coloro che eran parti di movimenti politici del mondo arabo. Eravamo disposti ad appoggiare ogni legittima "resistenza" ma non chi voleva distruggere il Paese che lo aveva accolto. Capisco la resistenza palestinese, ma non la rivoluzion palestinese ». « Ora non ci sono più siriani in Giordania — ha detto ancora Hussein — e avremo un colloquio con gli iracheni circa il loro futuro quaggiù. Si sono trovati molti iracheni fra i guerriglieri nelle strade di Amman, e mentre l'esercito loro è stato neutrale nel corso della crisi, molte armi son pervenute dal loro settore. Parleremo un poco con loro... ». Il re intenderebbe proporre un'amnistia generale per i « fedayn onesti », mentre quelli che hanno legami con l'esterno sarebbero espulsi. Le trincee e i bunkers dove i guerriglieri concentrarono la loro difesa, secondo Hussein, indicano consigli militari e addestramento esteri: « Può perfino darsi che abbiamo nelle nostre mani un prigioniero cinese ». Negli scontri è stata catturata gran quantità di documenti, insieme a tonnellate di materiale bellico. « Siam sbalorditi dal punto cui erano arrivati i preparativi: ho scoperto che il sergente che guidava la mia auto abitualmente, e il cuoco della mia casa erano entrambi membri di organizzazioni clandestine... ». Pensa ora Hussein che il pericolo di esser assassinato sia cresciuto? « Non fuggo davanti a una pallottola: non son comunque abbastanza veloce nella corsa ». Copyright « Sunday Times » e per l'Italia de « La Stampa a

Persone citate: Homar

Luoghi citati: Amman, Gerusalemme, Giordania, Israele, Italia