Tornato in Uberto Enrico Cesaroni cervello della banda di via Osoppo

Tornato in Uberto Enrico Cesaroni cervello della banda di via Osoppo Scarcerato ad Ancona dopo tredici anni Tornato in Uberto Enrico Cesaroni cervello della banda di via Osoppo Nel 1958, a Milano, con sei complici in tuta blu, assaltò il furgone della Banca Popolare - I banditi si impadronirono di nove valigie contenenti 114 milioni - In prigione ha sempre mantenuto un contegno esemplare e ora si propone di rifarsi una vita accanto alla moglie e alla figlia (Nostro servizio particolare) Ancona, 24 settembre. Enrico Cesaroni. il « cervello » della banda di via Osoppo che nel febbraio del 1958 a Milano assaltò un autofurgone della Banca Popolare stamane alle 8.55 è uscito dal carcere dopo avere scontato tredici anni. L'ex detenuto, che era stato condannato a sedici anni, ha beneficiato del recente provvedimento di amnistia e di un condono concesso dal ministero di Grazia e Giustizia su un'istanza presentata dalla moglie trasferitasi da Milano ad Anco- e i a e , a ¬ na per essere più vicina al marito. Prima di lasciare il penitenziario. Cesaroni si è fermato sulla soglia del carcere per salutare il direttore quindi, senza permettere ai giornalisti di avvicinarlo, si è infilato su una « 1100 » che era in attesa e si avviato, insieme con il cappellano del carcere al Palazzo di Giustìzia per le formalità di rito. Subito dopo ha raggiunto la famiglia che abita in via Marconi dove ha potuto riabbracciare i vecchi genitori e la figlia. Cesaroni cercherà ora di aprire un'officina meccanica. Ha espresso al riguardo la speranza di avere la relativa licenza e la patente di guida: « Voglio sperare — ha detto — che le autorità comprendano la mia situazione. Se ciò non dovesse avvenire mi metterò alle dipendenze di altri, perché voglio lavorare per rifarmi un'esistenza accanto a mia moglie e mia figlia ». Il colpo che doveva rendere popolare Cesaroni — che ha ora 48 anni — avvenne il 27 febbraio 1958: alle ore 9,25 un furgone della Banca Popolare stava percorrendo via Osoppo per raggiungere l'agenzia n. 28 di via Rubens 3. Lo guidava Pierino Bergozzì che aveva al suo fianco il commesso Gualtiero Re e l'agente di polizia Matteo Tedesco. Quest'ultimo armato di mitra. I sette in tuta blu: Enrico Cesaroni. Luciano De Maria, Arnaldo Bolognini, Ferdinando Russo, Arnaldo Gesmundo, Ugo Ciappina e Eros Castiglioni erano già ai loro posti pronti a scattare secondo il piano accuratamente predisposto e già preceduto da due tentativi andati a vuoto. I banditi avevano a disposizione due auto, un furgone e un camioncino, rubati. Quando all'incrocio tra via Osoppo e via Cacciatori apparve il camioncino della banca, il camioncino dei banditi investì il furgone, mentre una delle auto della banda andò a schiantarsi contro un muro per simulare un incidente e distrarre i passanti. Intanto con precisione cronometrica, i sette in tuta blu balzarono attorno al furgone della banca, su cui c'erano nove valigie contenenti 114 milioni in contanti e 400 milioni in titoli e in assegni. L'azione durò solo alcuni minuti, uno dei rapinatori stordì a martellate l'agente. Un altro, Luciano De Maria, tenne a bada la folla richiamata dal clamore sparando colpi di mitra all'impazzata. Fatto il colpo i sette banditi fuggirono facendo perdere ogni traccia. L'inchiesta aveva subito puntato i suoi sospetti sul Cesaroni che fermato qualche ora dopo venne però rilasciato grazie ad un suo alibi. Gli autori della clamorosa rapina vennero scoperti solo qualche settimana dopo. Nel frattempo però il « cervello » era riuscito a fuggire nel Venezuela dove però venne arrestato dall'Interpol ed estradato in Italia. VII novembre '59, a Milano, in Corte d'Assise. Cesaroni, fu condannato a 18 anni e 4 mesi di carcere, ridotti dall'Assise d'appello il 10 novembre 1960, a 16 anni. Durante il periodo di detenzione Cesaroni ha tenuto una condotta esemplare. Assegnato all'officina di torneria del carcere di Ancona, ha insegnato il mestiere a molti giovani reclusi. In occasione dei tumulti avvenuti in molte car¬ cacgacGvdf ceri italiane, l'ex bandito si adoperò per convincere alla calma i suoi compagni di prigionia. Cesaroni è stato il penultimo componente della banda a tornare in libertà: ora in carcere rimane solo Arnaldo Gesmundo che tuttavia a sua volta potrebbe uscire presto dalla galera. Ancona. Enrico Cesaroni lascia il carcere (Telefoto Ap)