Fmi: Schweitzer propone una strategia per i cambi

Fmi: Schweitzer propone una strategia per i cambi Ministri ed esperti di 116 paesi a Copenaghen Fmi: Schweitzer propone una strategia per i cambi Il piano del direttore del Fondo monetario si articola in tre punti - « Occorrono più frequenti e tempestive, seppur modeste, modifiche delle parità, ma i princìpi di Bretton Woods vanno mantenuti e rafforzati» (Dal nostro inviato speciale) Copenaghen, 21 settembre. Si è aperta oggi a Copenaghen, alla presenza del re Federico, della regina Ingrid e del premier danese Baunsgaard, l'assemblea annuale del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale e degli enti associati. Fino a venerdì prossimo, la capitale danese sarà anche la capitale dell'alta finanza. L'assemblea vi ha richiamato infatti quasi tremila esperti di 116 Paesi: ministri del Tesoro e governatori delle Banche centrali — tra cui i nostri Ferrari Aggradi e Carli — i loro consiglieri, banchieri, agenti di cambio, economisti, e, per la prima volta, centinaia di giornalisti. L'anno scorso, nel venticinquesimo anniversario degli accordi di Bretton Woods, tema dominante dell'assemblea fu l'aumento della liquidità internazionale, cioè della disponibilità mondiale di riserve. Il Fmi prese una decisione storica, creando una nuova forma dì moneta e di credito, i diritti speciali di prelievo (Sdr, dalle iniziali in lingua inglese) comunemente descritti come oro-carta, ma in realtà « fiducia allo stato puro » registrata dalla memoria dei computers. Quest'anno, il tema, o me glio i temi sono altri, strettamente connessi tra di loro: la politica congiunturale e la riforma dei cambi. Essi sono stati suggeriti, se non imposti, dai terremoti monetari della seconda metà del '69 (svalutazione del franco e rivalutazione del marco), dalle concomitanti massicce speculazioni e dalle attuali tensioni inflazionìstiche. Oggi il mondo è al bivio tra l'espansione nella stabilità e la confusione finanziaria. Di qui l'importanza dell'assemblea: essa deve gettare le basi di un ordine nuovo per gli Anni 70. Non si tratta di « affossare i) il dollaro né di fare la rivoluzione. Il direttore del Fondo monetario internazionale, Pierre-Paul Schweitzer, ha dichiarato nel suo discorso di apertura che «i princìpi stabiliti a Bretton Woods sono sani e vanno mantenuti e rafforzati ». Ma ha deplorato che in passato i governi, all'affacciarsi di una crisi, li abbiano interpretati troppo rigidamente, e abbiano agito troppo tardi. « Da un lato — ha detto — occorrono. più frequenti e tempestive 'ma modeste modifiche delle parità per evitare squilibri fondamentali. Dall'altro occorre eliminare l'inflazione. Ed in questo ambito il compito più urgente è risanare la bilancia dei pagamenti americana». Facciamo un passo indietro. Nel 1944, a Bretton Woods, hi diede vita ad un sistema basato sull'attuazione di cambi fissi. Accanto all'oro e ad esso assimilabile perché convertibile a richieta, si impose, quale mezzo di regolamento dei commerci, il dollaro. Erano gli anni in cui il tasso di inflazione dell'economia americana sfiorava appena il 2,5 per cento, mentre altre economie, quella inglese soprattutto, vacillavano. Oro e dollaro offrirono insieme garanzie di stabilità sufficienti ad un rapido sviluppo dell'intero mondo occidentale. A cominciare dal '65 l'economia americana manifestò sintomi di incertezza. Il pesante deficit della sua bilancia dei pagamenti alla fine del '67 e la contemporanea svalutazione della sterlina interruppero la « succedaneità » tra l'oro e il dollaro. Nel marzo del '68, le vicende dell'oro-merce venivano scisse da quelle dell'oro-moneta: le maggiori banche centrali si impegnavano a usare le riservo auree solo per tran¬ crnulMgplmcgadprrslfllcblrclla3nbnfl sazioni tra autorità monetarie e rinunciavano, almeno temporaneamente, all'acquisto dell'oro sul mercato libero. Dal '68, il gold exchange standard fu quindi, di fatto, non più finanziario ma politico. Esso si regge sul gentlemen's agreement che obbliga gli altri Paesi a non chiedere agli Stati Uniti la conversione in oro dei loro dollari. Ma l'economia americana, nonostante i recenti segni di schiarita, è sempre in preda all'inflazione, ed anzi la « esporta » anche all'estero. La situazione del dollaro, e dunque del sistema monetarlo dei cambi fissi di Bretton Woods, è perciò agitata. Nel discorso di stamane, Schweitzer ha riassunto la sua strategia per il prossimo decennio. Negli ultimi anni, ha detto, l'inflazione nel mondo industrializzato è stata la più elevata dalla guerra di Corea. Il ritardo nel modificare le parità ha aggravato il disavanzo di alcune bilance dei pagamenti e ha incoraggiato la speculazione. E' necessario dunque conferire una maggiore flessibilità all'attuale sistema monetario. Ma bisogna che i diversi governi integrino questo provvedimento internazionale « con quella che si chiama la politica dei redditi, e che comprende una vasta gamma di misure destinate a influenzare il movimento del redditi medesimi e dei prezzi ». Secondo il Fondo monetario, la maggiore flessibilità rispetto al dollaro potrà essere ottenuta: 1) con un allargamento dei margini di fluttuazione dei cambi dall'attuale 1 per cento al 3 per cento (è da notare che in base all'accordo del 1958, tale margine per gli Stati europei è solo dello 0,75); 2) con frequenti variazioni delle parità monetarie, ma nei limiti del 3 per cento in un anno o del 10 in cinque anni; 3) con un regime temporaneo ed eccezionale di cambi oscillanti, come quello attuato dalla Germania nel '67 ed ora dal Canada. Il dibattito si è già aperto e si preannuncia animato. Alcuni paesi, Francia e Giappone in testa, hanno dubbi. Essi temono che una maggiore flessibilità monetaria favorisca la bilancia dei pagamenti americana, a danno delle proprie. La Francia, in particolare, teme che si allontanino le prospettive di un'unione economico-monetaria europea. Altri, come la Germania, l'Inghilterra e naturalmente gli Stati Uniti, sono favorevoli. Tra i paesi altamente industrializzati, solo la Germania ha oggi chiesto la parola. Il ministro degli Affari economici tedesco, Schiller, ha confermato l'appoggio del suo governo ad una maggiore flessibilità dei cambi, chiedendo tuttavia tempo per studiare i tre punti " elencati da Schweitzer. Schiller ha sostenuto altresì che « l'armonizzazione della politica monetaria interna della Cee non è in conflitto con i progetti del Fondo ». Infine, il ministro tedesco ha denunciato la tendenze inflazionistiche di oggi, paragonandole ad una droga. « L'inflazione è socialmente ingiusta ed è contagiosa — ha dichiarato Schiller con una implicita accusa agli Stati Uniti —, ma può essere sconfitta ». Al termine della riunione di oggi, circa tremila giovani « pacifisti » hanno inscenato una manifestazione di fronte al « Bella Centret », sede dell'assemblea del Fmi, inalberando cartelli contro il « capitalismo e l'imperialismo ». La dimostrazione si è svolta senza incidenti. Ennio Caretto Pierre-Paul Schweitzer (Tel.)