Il Festival del teatro nel nome di Bergman

Il Festival del teatro nel nome di Bergman Il Festival del teatro nel nome di Bergman La rassegna si apre oggi con "Il gabbiano", nell'edizione di Stoccolma - Dodici spettacoli, di dieci Paesi (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 19 settembre. Un po' in sordina, senza neppure le rituali scaramucce di telegrammi e di ordini del giorno che hanno movimentato le vigilie delle altre manifestazioni della Biennale (arte, cinema e musica), si inaugura domani a Venezia il XXIX Festival intemazionale del teatro di prosa. Ci sarebbe da rallegrarsi se tanta calma non insinuasse il sospetto che il teatro oggi langue talmente da non meritare nemmeno di essere contestato. Per fortuna, non è proprio così e questo Festival servirà, si spera, a dimostrarlo con dodici spetta- coli di dieci Paesi che dovreb- t«vtnogdilhvtcfddpa à bero legittimare le ambizioni della rassegna di informare sulle più significative tendenze della scena mondiale. Il tema è allettante e tocca uno dei nodi della drammaturgia odierna: « Tradizione e tradimento dei classici nel teatro contemporaneo » dove l'ironia della parola « tradimento » sembra pungere non tanto l'uso irriverente dei classici quanto la pretesa di mummificarli nelle bacheche di un museo. Il discorso riguarda solo marginalmente i due spettacoli del Mossoviet di Mosca (una nuova riduzione di Delitto e castigo e un testo sulla rivoluzione d'ottobre: La tempesta di Belocerkovskij ) e la rappresentazione della compagnia Adria Guai di Barcellona ispirata ai poemi del catalano Espriu (Ronda de mort a Sinera di Salvat), ma ad esempio si può stare sicuri che Sofocle sarà audacemente « rivisitato » sia dallo Schauspielhaus di Amburgo per il quale Heiner MUller ha riscritto Filottete, sia dal giovane collettivo inglese del Freehold di Londra che riprende in chiave moderna i motivi antichi della guerra e della violenza, racchiusi nelVAntìgone. Anche l'interpretazione che Ingmar Bergman e il Teatro nazionale svedese offriranno del Sogno strindberghiano (e sarà interessante il confronto con la recente edizione dello Stabile torinese) si sa che non è di tutto riposo e rinnoverà le discussioni che finora l'hanno accompagnata. Di spunti polemici e di inviti al dibattito (sull'uso dei classici nel teatro d'oggi si terrà il 26 e il 27 settembre una tavola rotonda) sono ugualmente ricchi i due spettacoli cecoviani che, direttamente o per interposte persone, costituiscono il contributo cecoslovacco alla rassegna: II giardino dei ciliegi nell'allestimento del Cinoherni Klub di Praga e II gabbiano nell'edizione 'dello Stadsteater di Stoccolma, ma con la regìa di Krejca e la scenografia di Svoboda, con cui il Festival si apre domani sera. Più che l'adattamento dell'Ubu roi proposto dall'Atelje 212 di Belgrado (con i più svariati travestimenti, il capolavoro di Jarry è ormai di casa nei festival internazionali) è attesa con curiosità la rappresentazione del teatro israeliano di Haifa con l'inedita Commedia matrimoniale di Yehudà Sommo, o Leone De' Sommi, autore e allestitore di spettacoli alla corte di Mantova nella seconda metà del XVI secolo. « Al Cinquecento italiano si è rifatto anche il regista Calenda mettendo in scena La cortigiana dell'Aretino con la quale lo Stabile dell'Aquila dovrebbe attestare la maturità dei nostri teatri a gestione pubblica insieme con lo Stabile di Trieste per il quale Aldo Trionfo e Tonino Conte hanno curato, desumendola non dalla commedia ma dal romanzo, un'orignale e presumibilmente provocatoria rielaborazione della Signora delle camelie di Dumas. La manifestazione veneziana si apre senza che il mitico nuovo statuto della Biennale sia stato approvato dal j Parlamento. Quel « mitico » è I del suo direttore, Vladimiro i Dorigo, che in un « discorso » I vivamente polemico posto in testa al programma spiega: « Ho giudicato più saggio lavorare e sperimentare che attendere ». I fatti sembrano finora dargli ragione. Nonostante le difficoltà di ogni genere e la cronica mancanza di mezzi (sono arrivati ora i contributi ministeriali per lo scorso anno), il Festival ha avuto un promettente avvio a maggio con il I Incontro-seminario dei teatri di ricerca. L'odierna rassegna informativa e la prossima dedicata al teatro per i ragazzi dovrebbero degnamente completarlo. Alberto Blandi