Le regine della "belle époque,, seduttrici, crudeli, e senza voce di Stefano Reggiani

Le regine della "belle époque,, seduttrici, crudeli, e senza voce La riscoperta del cinema muto al Festival di Grado Le regine della "belle époque,, seduttrici, crudeli, e senza voce La scena più sexy: Pina Meni citelli si denuda davanti all'amato e rimane in maxigonna di velo (Dal nostro inviato speciale) Grado, 17 settembre. Ci si abitua presto al cinema senza voce. Arnheim, un famoso teorico, sosteneva che l'arte del film è muta. Il resto, si potrebbe aggiungere, è televisione. Le didascalie hanno il pregio di essere succinte e concettose; dentro una cornicina liberty o in mezzo ai punti esclamativi ci rendono chiara una storia. Ecco felicemente tratteggiati fin dall'inizio i protagonisti di un drammone: « Lei la celebre poetessa, lui il giovane pittore sconosciuto ». Il pubblico di Grado, dove si svolge la settimana dedicata al muto, legge volentieri; neppure le burrasche di un settembre inclemente lo tengono lontano dalla sala di proiezione. Dunque non sembra inopportuno offrire una cronaca delle giornate gradesi attraverso alcune didascalie (anche se meno alate e succose di quelle che qui si ammirano). Le seduttrici. — Il mito dell'ape regina è nato col muto, le donne della belle epoque amano ed abbandonano con crudele disprezzo, all'uomo non resta che la disperazione. La tecnica amatoria è condizionata da gite- sta rapacità femminile. Pina Menichelli artiglia gli uomini col braccio ferino e se li avvinghia al collo tremanti. « Che vuoi dunque da me? » soffia sul sedotto ed sgli rapito: « Bruciami, bruciami l'anima ». La seduttrice esegue. Di Febo Mari (lì fuoco di Pastrone) non resta nulla dopo una passione delirante, solo un povero mentecatto che colleziona figurine di carta ritagliata. Il linguaggio. — Riportati alla loro cadenza normale, restaurati e revisionati, i primi film italiani confermano una sicura padronanza del mestiere. La grammatica e la sintassi del cinema sono nate in Italia, a Torino a Milano a Roma a Napoli. Uno studioso strutturalista potrebbe applicare utilmente le sue tecniche a questi film per trarne costanti interpretative, per scoprire in fasce i luoghi comuni che poi il cinema ci ha dato nei prodotti commerciali con grande pigrizia e amore della ripetizione. Nei film italiani dal 1900 al 1920 troviamo i pregi e i difetti del nostro cinema: il divismo, le mozioni degli affetti, le ricostruzioni storiche in chiave sentimentale, la comica legata al bozzettismo (una antenata della commedia all'italiana). Il sexy. Era appannaggio delle seduttrici e fondato sul mistero. Bisognava solo suggerire alla fantasia, liberando, come dice Francesca Bertini, i sogni. Qui a Grado la Menichelli ha tenuto il pubblico in suspense. Avvolta in un drappo ha fatto il gesto di denudarsi davanti all'amato. Attimi di esitazione. Strappato di colpo l'involucro, l'attrice è apparsa in una maxigonna di velo dalle caviglie alle ascelle. Schietta risata del pubblico, che si fa almeno vanto di essere smaliziato (allora non sì rideva davanti ai pepli; questa differenza di umori va appuntata sul taccuino del costume). La storia — Nozze d'oro ricevette il premio del Festival cinematografico di Torino nel 1911: sapiente mélange di tenerezze familiari e di eroismi. Un bravo ufficiale dei bersaglieri sposa la contadina che lo ha nascoto quando era braccato dagli austriaci. Riscatto sociale della poverina e lacrime del colonnello: tutto visto in flash-back durante una festa di nozze d'oro. Siamo in un clima di fierezza deamicisiana che altri film militareschi hanno illustrato a Grado. Si attende Cabiria. Gli studiosi — A Grado le mattinate sono prese da un seminario di studi. Montesanti della Cineteca Italiana ha parlato sul linguaggio del cinema muto. Turconi ha raccolto alcuni dati per una storia delle strutture dell'industria cinematografica, Cal- diron ha parlato sull'evoluzione della critica cinematografica. Domani parlerà Castello sid divismo, dopodomani Bianchi sulla cultura dell'epoca " muta ". Maria Adriana Proto ha trovato qui validi sostegni alla battaglia per la nuova sede del Museo nazionale del cinema a Torino. Questo museo si deve fare, degno ricetto dell'arte e dell'indiistria cinematografica, adesso che sta cominciando l'èra delle video-cassette. Stefano Reggiani

Persone citate: Arnheim, Febo Mari, Francesca Bertini, Maria Adriana Proto, Menichelli, Pastrone, Pina Meni, Pina Menichelli, Turconi