Angosciati chiedono notizie dei parenti ancora detenuti

Angosciati chiedono notizie dei parenti ancora detenuti A Roma 97 passeggeri liberati ad Amman Angosciati chiedono notizie dei parenti ancora detenuti Donne e bambini, quasi tutti di religione ebraica, affranti e impauriti Sono ripartiti per New York quasi subito - Un ragazzo israeliano: « Ho detto ad Habash che non riuscirà mai a vincere con questi metodi » j | | (Nostro servizio particolare) Roma, 14 settembre. Oggi all'aeroporto « Leonardo da Vinci » di Fiumicino, sono transitati 97 passeggeri (solo donne e bambini, per la maggior parte di religione ebraica), prigionieri per sei giorni dei guerriglieri di George Habash. Erano a bordo del primo dei cinque jets dirottati dal « Fronte popolare per la liberazione della Palestina », il Boeing 707 della Twa catturato la sera di domenica 6 settembre, nel cielo di Francoforte, pochi minuti dopo il decollo (tornavano a New York, dopo una vacanza in Europa) Stamane si sono imbarcati ad Amman, dopo una sosta a Nicosia, sono giunti nella capitale italiana alle 13. Negli Stati Uniti ci arrivano questa notte, con otto giorni di ri- tardo; alcuni disperati, altri ! provati dalle sofferenze, altri i ancora inebetiti dalla paura. Scendono in fretta dal jet i della Twa, il personale d'aero! porto li conduce in una sala | d'attesa. Alcuni accettano di farsi fotografare, altri assai| gono letteralmente quanti, in ! pista, sono a riceverli; sono , assetati di notizie, strappano \ di mano i giornali, li aprono per cercare le notizie da Am1 man, chiedono la traduzione i dei titoli. Naomi Feinstein, 42 anni, di New York, con i quattro figli Daniel Howard, , Ellene e Stewart attaccati i alle gonne anche se ormai : non sono più tanto piccoli, 1 scoppia in un pianto dirotto: « Mio marito, non si può la sciare in mano ai fedayn — dice — è assurdo lurgli per- '- dere la vita per una questioI ne di principio: e mio marito, scrivete che tutti t governi in- i teressati hanno il dovere di ì rilasciare i guerriglieri in pri j gione: si tratta della vita di | cinquanta persone Sono in pericolo; dopo l'esplosione dei jets all' " aeroporto della rivoluzione " ho capito che Habash la sul serio ». Di George Habash e dei suoi uomini parla adesso John Goren: 14 anni, israelita di New York: occhi nerifaccia sveglia Appena lascia l'aereo dice: « Ho parlato con George Habash. il capo »Che cosa ti ha detto, gli chiediamo. « Sono stato io — ri batte — a rivolgergli la pa rola, gli ho detto: se vuoi vincere la tua guerra in questo modo, questo è sicuramente il modo sbaglialo, non ti tarai altro che nemici Così rìu sdrai soltanto a perdere Habash mi ha risposto: questo è nulla, soltanto l'inizio, vei draì in seguilo che cosa riu| sciremo ad organizzare »John Goren è molto fiero daver parlato con Habash| Racconta poi la meccanica del dirottamento, l'atterrag! gio a Karka, i sei giorni tra! scorsi nel deserto, in poco 1 spazio, al caldo e al freddoi senza servizi igienici. « Ho avuto paura per mia madre — dice —. Una notte aveva la lebbre e delirava. Per Paul, mìo fratello, è sta to diverso: ha solo sette anni e ha creduto si trattasse di un gioco ». John Goren continua a par lare, ma si avvicinano altri passeggeri. Vogliono notizie dei parenti lasciati nel deserto giordano, nessuno è in gra do di rispondere. I volti appaiono tesi, asciugati da sei giorni di grandi privazioni. Selma Strauss, 58 anni, dottoressa di Los Angeles, dopo un mese di vacanza in Austria e in Germania, domenica 6 settembre stava rientrando a New York. Di lì, con un altro volo, avrebbe proseguito per la California. Sul Boeing della Twa occupava un posto di classe turistica. Ave va accanto un uomo dalla pel ie SCUra. Aveva conversato I j ' \ i : con lui per qualche minuto \ poi, improvvisamente, l'uomo s'era alzato dal suo posto scu sandosi. Era uno dei dirotta tori: con un revolver in mano si era diretto verso la cabina di pilotaggio. « Sono stata la prima, credo. — dice la dottoressa — a rendermi conto che l'aviogetto tosse in mano ai pirati. Sembrava un uomo gentile il mio vicino di posto, una persona distinta, dalla quale non mi sarei mai aspet tata un gesto simile. Aveva tutte le caratteristiche della rubo, ma non mi aveva certo insospettito » La dottoressa Strauss nei sei giorni t"ascorsi nel deserto ha curato i passeggeri bisognosi di soccorso medico. Ha detto di aver avuto paura soltanto l'ultima notte. « Fingevo di dormire — racconta —spDpldsa — quando ho visto i fedayn svegliare dieci passeggeri e portarli via con modi duri. Da quel momento non li ho piti visti: erano soltanto israeliani, americani e inglesi. L'indomani siamo stati tutti trasferiti ad Amman. Mentre ci allontanavamo ho udito la prima esplosione: ì guerriglieri cantavano inni dì vittoria. Subito dopo altri due tuoni hanno rotto i loro canti ». Alla signora Strauss viene chiesto quale sia la sua,opinione sui dirottamenti. Risponde: « Sono israelita. La lotta di Geor ge Habash è contro il mio po polo Devo dire la verità: sono per la non violenza. Ora che Tel Aviv ha catturalo un gruppo di palcstmesi per ser v'irsene come contro-ostaggi l'affare si fa sempre più difficile. Si arriverà o un nuovo conflitto, aliti perdita di vite umane, ma nulla sarà cam