II marchese telefonò alla moglie "Se non si sistema tutto, l'uccido" di Livio Zanotti
II marchese telefonò alla moglie "Se non si sistema tutto, l'uccido" Rivelazioni sulla vigilia della strage di Roma II marchese telefonò alla moglie "Se non si sistema tutto, l'uccido" Camillo Casati si riferiva a Massimo Minorenti - Parlò anche col giovane e gli urlò: « Vigliacco » - Ad Anna Fallarino disse: « A te non succederà nulla» -Il nobiluomo era in una casa di caccia dei Marzotto presso Venezia (Nostro servizio particolare) Roma, 10 settembre. . Camillo Casati Stampa ebbe un violento scontro con Massimo Minorenti per telefono alla vigilia della tragedia, la sera di sabato 30. Il marchese era in una valle tra Chioggia e Venezia, ospite nella casa di caccia dei conti Marzotto con i quali aveva partecipato ad una battuta alle anatre. Il giovane si trovava nel superattico di via Puccini, con Anna Fallarino, Cesare Marangoni e Aurelio Facchini. Ci furono almeno cinque conversazioni del marchese con la moglie e durante una di queste egli volle parlare con il Minorenti, con il quale giunse a scambiare pesanti insulti e minacce. La circostanza non era sconosciuta, ma ora se ne sono appresi i dettagli precisi, almeno per quanto riguarda le parole dette dal marchese. Il figlio dell'on. Vittorio Marzotto, Gaetano, che quella sera era accanto a Camillo Casati nella stessa stanza da cui il marchese telefonava, 10 ha riferito all'inviato di un quotidiano romano. La prima chiamata fu di Anna Fallarino, quando il marito non era ancora arrivato. Camillo giunse poco dopo e la richiamò, ma la moglie gli disse che avrebbero parlato più tardi. Infatti, alle 20,10, squillò nuovamente il telefono; era Anna Fallarino e il conte Marzotto, che era andato a rispondere, passò il microfono all'ospite. Che cosa dicesse da Roma la marchesa non si sa; i Marzotto udirono Camillo ripetere: « Non ti sembra di affrettare troppo le cose? Non ti sembra di essere precipitosa? ». Il discorso andò avanti per qualche minuto, quindi Camillo Casati riappese il ricevitore e tornò a tavola, parlando del più e del meno. Verso le 22,45, i coniugi Marzotto andarono a dormire e 11 marchese rimase in compagnia del giovane Gaetano, che ha 17 anni. Camillo chiese di poter parlare ancora con Roma e lo fece tre volte. Nell'ultima, il colloquio fu tempestoso. Gaetano Marzotto raccontò poi al padre di avjere ascoltato involontariamente una parte della telefonata: « No. no... Non precipitare le cose... Se è così fra noi tutto è finito, ma tu allora devi uscire subito di casa e lui deve mantenersi... Venite a casa mia domani, alle 18,30 e sistemeremo tutto. Se invece le cose non dovessero sistemarsi, io lo rovino, magari lo ammazzo... A te, comunque, non succederà nulla; stai tranquilla ». Sempre nel corso di questa telefonata, il marchese Casati chiese alla moglie di parlare direttamente con Massimo Minorenti e più che una richiesta fu un ordine che non ammetteva repliche. Il giovane andò all'apparecchio, lo si deduce dal fatto che Camillo cominciò ad infuriarsi, alterando prima la voce e giungendo infine a gridare: « Vigliacco, marchettaro »; quindi, dopo una bre¬ vpdgMdft ve pausa: « Cornuto a me? », poiché questa era stata evidentemente la replica del ragazzo. -— A questo punto,' Gaetano Marzotto pensò di essere di troppo e si allontanò dalla stanza del telefono per andarsene a letto. Altrettanto fece poi il marchese, che all'indomani si levò alle 5 per andare a sparare alle anatre. A mezzogiorno si mise a tavola con i Marzotto, apparentemente tranquillo. Soltanto alla fine del pasto avvertì gli ospiti che sarebbe tornato a Roma con l'aereo del pomeriggio. Strinse loro la mano, promettendo che sarebbe tornato per la prossima caccia, quindici giorni più tardi. « La prossima volta verrò con Anna », disse e partì. - Non sembra che la testimonianza dei Marzotto aggiunga elementi nuovi all'inchiesta condotta sulla vicenda da?l'autorità giudiziaria. Il sostituto procuratore della Repubblica, dottor Franco Scorza, ha lasciato momentaneamente Roma e l'inchiesta per partecipare ad un convegno a Trieste. Il suo collega, dott. Luigi Montoro, che doveva decidere a chi affidare la tutela dell'unica erede dei Casati Stampa di Soncino, Anna Maria, ha stabilito che a risolvere la questione dovrà essere il Tribunale di Milano. Entro la settimana, quindi, il magistrato milanese deciderà per l'affidamento della ragazza, quasi certamente a favore del senatore liberale Giorgio Bergamasco, indicato dalia stessa Anna Maria e dai suoi amici. « Livio Zanotti
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