Genova dopo 4 anni di "austerity,, può ora affrontare le grandi opere di Filiberto Dani

Genova dopo 4 anni di "austerity,, può ora affrontare le grandi opere Nostra intervista con il sindaco de Augusto Pedullà Genova dopo 4 anni di "austerity,, può ora affrontare le grandi opere Teatro comunale, metropolitana, porto turistico, nuova sede delle facoltà umanistiche - I progetti dovrebbero andare in esecuzione nei prossimi mesi - Dice il sindaco: «Siamo riusciti a mettere ordine nel bilancio» - A primavera i genovesi saranno chiamati alle urne (Dal nostro corrispondente) Genova, 9 settembre. « La città ha avuto anni difficili, ma ora può guardare al proprio futuro con fiducia: Genova è a una svolta in senso positivo ». L'ingegner Augusto Pedullà. 54 anni, democristiano, è arrivato al momento cruciale della sua carriera di sindaco. Entrato a palazzo Tursi nel luglio del '66, con una formazione di Centro Sinistra che dispone di 41 seggi su 80. si appresta a tirare i remi in barca in vista della scadenza del suo mandato. Con buona approssimpzione si può prevedere che i genovesi andranno alle urne nella prossima primavera per eleggere gli amministratori della città. Poco più di 8 me- si, dunque, durante i quali dovranno essere risolti i molti problemi accantonati. « Abbiamo arato molto terreno per poter raccogliere i frutti in questo scorcio di tempo », afferma il sindaco. Quattro anni fa, affrontando l'impresa con coraggio ed energia di neofita, Pedullà aveva dichiarato a La Stampa: « I prossimi due anni saranno duri e non intendiamo promettere cose mirabolanti. Vogliamo dare a tutti i cittadini elementi di giudizio e mettere ordine nella vita amministrativa della città. I genovesi devono rendersi consapevoli del fatto che se la civica amministrazione non sarà in grado di equilibrare il bilancio comunale, in tempi vicini si giungerà al più completo immobilismo ». In realtà, la politica amministrativa di assoluta austerità annunciata dal sindaco nel 1966 è durata non due, ma quattro anni e ancora oggi lo stato di salute delle finanze comunali è tutt'altro che florido. Il bilancio di previsione 1971 registra un'entrata di 58 miliardi e un'uscita di 65 miliardi: il disavanzo è di 7 miliardi contro i 6 miliardi del 1970. Come si concilia l'ottimistica predizione sul domani di Genova? « 71 ciclo amministrativo che sta per chiudersi, '— risponde Pedullà sorridendo dietro la sua grande scrivania a palazzo Tursi — non è per me insoddisfacente. Quattro anni fa, la- capacità d'indebitamento del Comune era meno di zero e c'erano decine di miliardi da pagare: la situazione che lascerò al mio successore sarà ben diversa ». E aggiunge: « Ammetto e comprendo che la mia soddisfazione possa non essere condivisa dai genovesi, perché quando uno mette ordine in casa propria, nessuno, all'in fuori della famiglia che in questa casa vive, se ne accorge. Tutti pensano che quella famiglia è in letargo, che non combina niente di buono. Non e stato cosi ». « Abbiamo dovuto risalire — spiega il sindaco — la china riducendo drasticamente le spese (il personale, ad esempio, è diminuito di oltre mille unità, le nuove assunzioni in rapporto ai dipendenti collocati a riposo sono state rigidamente limitate) e spremendo di più il contribuente. Negli anni del boom, l'imposta di famiglia ha reso appena 3 miliardi: per il '70 abbiamo a ruolo un gettito di oltre S miliardi, per il '71 puntiamo sui 9 miliardi e 200 milioni ». Naturalmente Pedullà sa benissimo che questa faccen da dell'imposta di famiglia è decisamente impopolare, ma r-inflda nel risultati per con¬ o i i o o n . à e o quistare la comprensione e l'appoggio dell'opinione pubblica. « E' vero, — dice — ci sono voluti più di due anni per mettere ordine nella vita amministrativa della città, ma ciò è dipeso dal fatto che parte dei nostri sforzi è stata vanificata da nuovi e continui gravami ». Qui il discorso del sindaco si allarga all'inadeguatezza delle leggi, vecchie e nuove, ai compiti che i grandi Comuni devono assolvere Nin unu dimensione che supera le loro possibilità. Lo Stato alleggerisce, da un lato, il propri^ '."lancio scaricando sui Cuinani oneri impropri, dall'altro riduce (o addirittura abolisce) fonti d'entrata senza fissare i cespiti compensativi. « Abbiamo fatto un buon lavoro, pure ingrato e impopolare, arando molto terreno — ripete — anche se finora i genovesi hanno visto ben poco di questo terreno e delle piante che verranno su ». Non si può certamente pretendere che i genovesi gioiscano per le poche opere pubbliche venute alla luce in questo ciclo amministrativo e per le tante tasse che il Comune ha loro imposto. Oltre tutto, è largamente diffusa l'opinione che lo spirito di rinnovamento civico sia stato sommerso da una serie di beghe squallide in seno ai partiti della coalizione. Il sindaco si rende conto di tutto questo, ma il suo ottimismo, anche se misurato, non disarma. « Oggi — afferma — la situazione è mutata: il Comune, grazie all'ordine amministrativo faticosamente conquistato, ha acquisito una capacità d'indebitamento che gli consente di attingere mezzi dal mercato finanziario ». Le possibilità, precisa, sono due: lancio di un prestito sul mercato italiano e straniero; costituzione di società, consorzi o enti a capitale pubblico e privato. « In definitiva — spiega Pedullà —, si tratta di due operazioni finanziarie ben distinte, che potranno permettere di realizzare grandi opere pubbliche, che la città attende ormai da troppo tempo ». Pedullà ci delinea così, conversando, il programma che intende realizzare prima che scada il suo mandato (« Credo di poter dire che tutte queste opere andranno in cantiere: per alcune ci sono già progetti e soldi, per altre metteremo la prima pietra o qualcosa di più»). Enumeriamole: Teatro comunale dell'Opera (da 26 anni i genovesi guardano con ima stretta al cuore il rudere che domina piazza De Ferrari); porticciolo turistico (sorgerà a Quinto, costerà 10 miliardi e ospiterà 1600 natanti); metropolitana (tre linee per un totale di 57 chilometri: 260 miliardi di spesa); sedici nuovi edifici scolastici; opere infrastrutturali (strade e parcheggi); impianti sportivi. Altri punti « caratterizzanti » del programma: piano regolatore generale (è prossimo l'inizio del dibattito sul documento che indica le grandi linee dello sviluppo di Genova); centro direzionale della FoCe; insediamento del le facoltà umanistiche del l'Università nel centro sto rico genovese; futuro urbanistico della Val Polcevera. Nei prossimi mesi, dunque, si gioca il destino della città. «Il mio ciclo amministrativo — dice — si pone come ciclo d'assestamento. La nuova amministrazione troverà affrontato il rilancio di Genova ». Riproporrà la sua candidatura alla poltrona di palazzo Tursi? Risponde: « Ho dègcgptddvtrlM due stati d'animo. Il primo è quello di chi è stanco, logorato e provato da un incarico indubbiamente prestigioso, ma ricco di preoccupazioni, amarezze e ingratitudini; il secondo è quello di chi ha il desiderio dì vedere concluso il proprio lavoro, di raccogliere i insultati. Quale dei due prevarrà in me? Sinceramente, non lo so ». Filiberto Dani Genova. L'ing. Pedullà

Persone citate: Augusto Pedullà, Pedullà

Luoghi citati: Genova