Baldovino, il re solo di Ennio Caretto

Baldovino, il re solo QUASI DI NASCOSTO HA COMPIUTO QUARANTANNI Baldovino, il re solo Ascetico e schivo, non suscita passioni nel suo popolo, ma nessuno in Belgio può sostituirlo (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 7 settembre. Al « Museo della dinastia » di rue Brederode, durante tutta la giornata, è stato apposto un timbro speciale al nuovo francobollo da tre franchi e mezzo, 45 lire. Sul francobollo, l'effìgie di Baldovino I, giovanile, coi capelli corti e le lenti a contatto al posto degli occhiali, sereno e scarno. Così, quasi di nascosto, il Belgio ha oggi celebrato il quarantesimo compleanno del suo re. VAmleto di Bruxelles Per Baldovino, ultimo sovrano cattolico d'Europa, è stata forse l'occasione di un bilancio: il mese scorso facevano vent'anni dalla sua ascesa al trono, e a dicembre saranno dieci anni dalle sue nozze. Ma queste svolte nella sua vita non hanno avuto eco popolare. Il Belgio, oggi, conosce un solo.eroe, ed è un ciclista, Eddy Merckx. Dicono che Baldovino non sia rimasto ferito dalla freddezza del suo popolo, ma gliene sia anzi grato; che aborra dai sentimentalismi e dalle man'f estazioni artificiose; che preferisca proteggere ogni ricorrenza con un gelido riserbo. Egli non è certo un leader carismatico, vive il dramma d'un istituto concepito come emanazione divina e decaduto ad accordo contrattuale. Quante volte i giornali l'hanno chiamato « l'Amleto di Bruxelles »? Baldovino è introverso e schivo, più che l'uomo delle grandi decisioni 5 quello dei rinvìi. La sua forza sta ìiella dignità con cui impersona la tradizione, nell'irreprensibilità della sua vita, nelle ragioni d'unità che offre ad un popolo diviso etnicamente e con ritorni di fiamma repubblicani. Forse egli non vanta un bilancio eccitante, ma è il re adatto al suo paese. Soltanto conoscendo le sue vicende personali e il carattere dei belgi si può capire e valutare Baldovino. Prima che monarchici, i belgi sono borghesi e conservatori. Essi credono nelle convenzioni sociali e nei luoghi comuni, nella gestione attiva e in un cauto pragmatismo. Hanno costruito il palazzo della Borsa a forma di tempio, e come simbolo della mostra internazionale del '58 hanno scelto l'atomo. La loro unica concessione all'allegria e all'anticonformismo è il « mannekenpis ii, la statua dell'omino che fa pipì nel centro di Bruxelles. Leopoldo III ebbe il torto di offendere questi valori e fu costretto ad abdicare. Li ha offesi anche il principe Alberto, il « vacancier », con le sue macchine veloci, una moglie troppo vivace e troppo bella, la sua incapacità di sopportare il mare nonostante la divisa d'ammiraglio: perciò è inviso, a molti. Ma Baldovino, con una consorte sfortunata che odora vagamente d'incenso, la cor- rettézza e i tratti del buon ragazzo, si conforma a questa borghesia. E le vicende personali? Fin dall'infanzia, esse predisposero Baldovino alla solitudine e alla malinconia. Aveva quattro anni quando morì il nonno, Alberto I, e cinque quando morì la madre, Astrid, entrambi in incidènti di montagna; ed erano gli unici sovrani che i belgi amarono incondizionatamente. Si affezionò a Maria Liliana Baels, principessa di Réthy, ma allorché Leopoldo III ne fece la sua moglie morganatica, durante l'occupazione tedesca, sui muri del palazzo reale apparve la scritta sarcastica: « Donnez des poules aussi à nos prìsonniers en Alternagne ». Il padre e la nonna Dal suo rifugio in Francia, Baldovino sentì il padre, arresosi ai nazisti, accusato di tradimento dal suo popolo. Tra l'esilio in Svizzera e la sua incoronazione non ci fu quasi Intervallo. Generale e reggente a 19 anni, diventò re di pieno diritto a 20. Era un periodo confuso. La Pravda tuonava: « I socialisti, d'accordo coi cattolici, hanno pugnalato le masse lavoratrici belghe alle spalle ». Ma la nonna di Baldovino, Elisabetta « la -ossa », si recava in pellegrinaggio a Mosca, al Mausoleo di Lenin. L'esordio fu infausto. Al Parlamento, il giorno dell'in- coronazione, di fronte al gio¬ vane sovrano pallidissimo, il leader comunista Léhaut urlò « Viva la repubblica ». Una settimana dopo, tre sconosciuti lo uccisero sulla soglia di casa. Negli anni successivi, Baldovino dovette presiedere allo smantellamento dell'impero. Dicono che la vita di questo re religioso, quasi puritano, sia stata dominata, dalle donne, come, per un verso 0 un altro, quella di tutti 1 suoi predecessori. Lo vogliono dunque sotto l'influenza della volitiva Liliana de Réthy, per dieci anni « regina nell'ombra », poi della dolce ma ferrea Fabiola, il cui primo gesto fu allontanare da Corte la matrigna dello sposo. E sono voci che ben s'addicono al palazzo di Laeken, fatto costruire da Napoleone per la sua Giuseppina e abitato, nella guerra dei cento giorni, dal principe di Condé. Ma probabilmente nascondono una realtà diversa. La ricerca d'un affetto materno, ad esempio, mancato negli anni in cui se n'ha più bisogno; o una paternità delusa. Certo, sono voci che contrastano con la fermezza e il coraggio di cui Baldovino ha dato prova dinanzi alle sfortune nazionali e personali, con la sua umiltà quasi anacronistica. Nei limiti dell'istituto che rappresenta, egli ha svolto una funzione stabilizzatrice. Chi altro potrebbe farlo, della sua famiglia, se egli abdicasse? Ennio Caretto

Persone citate: Alberto, Baldovino I, Corte, Eddy Merckx, Lenin, Leopoldo Iii, Maria Liliana Baels