I selvaggi della Louisiana
I selvaggi della Louisiana VOI E NOI I selvaggi della Louisiana provincia Il senno, la semplicità c la chiarezza non sono privilegi dell'età matura. Me lo dimostra lo studente C. C. di Diano d'Alba, Cuneo. In un tempo in cui relorica e sofismi imbrogliano i concetti più elementari, confondono i cervelli e spingono più all'eccitazione che alla meditazione, la lettera che ho qui davanti rappresenta un frutto fuori stagione. Sono tre « considerazioni » che il giovane lcllorc mi propone c che io, a mia volta, sottopongo ai lettori di questa rubrica. Prima considerazione. Più alto diventa il tenore di vita degli italiani c più essi dimenticano che la democrazia esige che si rinunci a qualcosa di proprio in favore del bene comune. Un esempio di democrazia naturale, spontanea, si ha nelle famiglie bene ordinate, diciamo all'antica: lì noi vediamo che il padre sa dire di no alla richiesta anche se legittima di uno dei suoi figli pur di non fare mancare il necessario agli altri. Noi diciamo che saggio c quel padre che si comporta così. Egli non fa il passo più lungo della gamba: dà a ciascuno secondo giustizia e secondo le possibilità. Perciò che dobbiamo pensare della coerenza democratica di chi reclama o concede vantaggi al disopra delle risorse del Paese e a scapito delle categorie più deboli? Seconda considerazione. Noi come elettori scegliamo le persone che giudichiamo più meritevoli di gestire gli affari pubblici. Però, siamo sempre inclini a dire peste e corna del governo. In questo modo contribuiamo a esasperare la violenza e l'aggressività ih ogni angolo del Paese. Tuttavia che avviene quando vediamo le piazze in tempesta? Noi subito ce ne scandalizziamo e alziamo le braccia al cielo, anziché dirci che in parte siamo stati noi stessi a seminare vento. Terza considerazione. «Quando i selvaggi della Louisiana vogliono avere della Inula, tagliano l'albero alla radice ». E' un proverbio spagnolo citato da Montesquieu in merito alla corruzione democratica. Ora domandiamoci: a corrompere lo spirito della democrai zia sono unicamente gli uomini politici inetti, demagoghi o addirittura ladri, o non anche quanti tra i cittadini, impazienti di avere tinto insieme più ordine e più agi, più libertà e più giustizia, sono disposti a tagliare l'albero della democrazia alla radice? Dove andranno tutti quei miliardi? . Che fine faranno i 700 miliardi che il governo si propone di rastrellare con il cosiddetto « decretone » o « decretissimo »? 11 signor Giovanni Santamaria di Chiavari è pessimista. Teme che tutto quel denaro sia destinato a volatilizzarsi dilatando ancor più gli sprechi della spesa pubblica. Di questi sprechi, il lettore me ne cita a iosa. E ovvia è la conclusione alla quale egli arriva: eliminiamo gli sprechi e avremo un vero e duraturo risanamento dell'economia italiana. Basterebbe cominciare col ridurre del 5 per cento tutte le spese pubbliche — c lo si può fare benissimo, rapidamente e con poche leggi — per reperire su per giù i 700 miliardi che lo Stalo si appresta a strappare dai contribuenti con misure impopolari o contraddittorie. Ma se le cose stanno effettivamente così, perché il governo Colombo non lo fa? Questa è la risposta che mi dà il signor Santamaria: « Purtroppo in Italia e sempre più diffusa la confusione della parola "ragione" con quella di "reazione", forse perché t due vocaboli rintano ». Effettivaniente e così. Come Sant'Antonio, lo Stato dice sempre di sì quando si tratta di elargire pubblico denaro per concedere nuovi lavori e privilegi alle categorie e agli enti che orbitano intorno a lui, utili o inutili che siano. Dice sempre di sì come Sant'Antonio, ma — ahimé — non dispone del pozzo di un altro sanlo, quello di San Patrizio. Nicola Addii
Persone citate: Giovanni Santamaria, Santamaria
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