La rivoluzione "frenata" di Ferdinando Vegas

La rivoluzione "frenata" Mezzo secolo di politica estera in Urss La rivoluzione "frenata" o o e a a n i . e e e o el aoi , oeooni ooe, u o ue ir Adam B. Ulani: « Storia della politica estera sovietica (1917-1967)», Ed. Rizzoli, pag. 1097, L. 7500. « Espansione e coesistenza » era il titolo dell'edizione originale americana di quest'opera: voleva indicare, come filo conduttore della storia della politica estera sovietica, la oscillazione tra due poli, ciascuno con una sua forza d'attrazione secondo i diversi momenti storici. L'espansionismo sovietico, secondo l'autore, non è però da intendere principalmente nel senso di acquisizioni territoriali, ma corrisponde piuttosto al momento ideologico: espansione, cioè, come corrispettivo di quel principio fondamentale dell'ideologia marxista-leninista che è l'internazionalismo. Solo agli inizi del regime sovietico, con degli internazionalisti sinceri e convinti quali Lenin e Trockij, il principio fu veramente adottato e tradotto in pratica. Poi, con Stalin ed il « socialismo in un solo paese », l'internazionalismo divenne strumentale alla politica estera dello Stato sovietico: così l'espansionismo ideologico fu adoperato come uno dei mezzi a disposizione per meglio perseguire gli obiettivi di tale politica. Né la situazione è mutata sino ai nostri giorni; si è arrivati, anzi, ad una specie di beffarda perversione dell'internazionalismo, con l'invasione della Cecoslovacchia e la «dottrina Breznev». L'altro polo, quello della coesistenza, è di natura sua proprio del tradizionale gioco politico-diplomatico: quando l'espansionismo risulta bloccato e poiché bisogna pure trovare un'alternativa, allora si ricorre alla coesistenza. La quale non è un'invenzione recente di Kruscev, ma risale ai primissimi passi in politica estera del regime sovietico, addirittura alla pace di Brest-Litovsk del marzo 1918 con la Germania imperiale. Fu una pace imposta « col fucile puntato » ad una Russia praticamente inerme; ma Lenin dovette spiegare tutte le proprie risorse per farla accettare agli altri dirigenti sovietici, i quali in. parte preferivano la formula astratta di Trockij « né pace né guerra », in parte si lasciavano sedurre dall'ipotesi della « guerra rivoluzionaria » di Bukharin. Lenin invece, da realista, comprese che occorreva cedere spazio per guadagnare tempo ed i fatti gli diedero ragione. A Brest, insomma, « i passi fondamentali verso il "socialismo in un solo paese" e la coesistenza pacifica erano già stati compiuti ». Dal '23, con lo spegnersi degli ultimi sussulti rivoluzionari, la nota dominante dena politica estera sovietica diverrà definitivamente la coesistenza, con la quale Stalin ed i suoi successori intendevano e intendono garantire la sicurezza dello Stato sovietico. L'alternativa dell'espansione non per questo è stata abbandonata, ma funge, se si può dire, da contrappunto dialettico, indispensabile in una politica che, nonostante ogni deviazione, rimane sempre segnata dall'originaria impronta ideologica. Su questa trama robusta l'Ulam, specialista ormai affermato del mondo sovietico (la sua biografia di Lenin, tradotta presso Vallecchi, è ritenuta da alcuni la migliore), intesse l'ordito di una narrazione ampia, lucida, esattamente informata della storia della politica estera sovietica. Dalle premesse — l'eredità della politica zarista ed il marxismo — ad oggi si susseguono le varie fasi, attraverso le quali i dirigenti del Cremlino hanno saputo fare d'un paese prostrato da tre anni di guerra e poi da altri tre anni di feroce guerra civile, dilaniato da lotte interne di fazione, decapitato dalle « purghe » staliniane, il paese che è emerso vittorioso dalla seconda guerra mon¬ « adtemosqtustosndanrzpsacd(ntmprvc—ftprnzdvrst diale ed oggi è una delle due « superpotenze » mondiali. E' impossibile qui neppure accennare all'uno o all'altro dei tanti punti di grande interesse toccati dall'Ulani nelle millecento pagine della sua opera: che possono sembrare sin troppe per appena un cinquantennio, ma invece sono tutte necessarie per seguire e spiegare un intreccio così fitto di avvenimenti. Per citare solo 1 l'apporti con la Germania, fondamentali per Mosca: da Brest si passa a Rapallo, alla collaborazione degli Anni Venti, alla politica di sicurezza collettiva contro il nazismo degli Anni Trenta, al patto nazi-sovietico dell'agosto '39, alla guerra del 1941-45, alla « guerra fredda » con epicentro proprio la Germania divisa in due, e cosi via sino (fuori però dell'ambito cronologico dell'Ulani) al patto tedesco-sovietico appena firmato. Egualmente, per ogni altro paese o problema, questa storia della politica estera sovietica — l'unica completa che esista in lingua, italiana — permette di avere un'informazione sicura e ragionata, offre cioè la base per comprendere come e perché 1-dirigenti sovietici si comportano oggi sulla scena internazionale. Non tutte le pagine dell'Ulani sono del pari convincenti o accettabili; ma il risultato complessivo della sua fatica è senz'altro meritorio. Ferdinando Vegas e l a btsz