Vittime di un gioco perverso che loro stessi avevano creato di Liliana Madeo

Vittime di un gioco perverso che loro stessi avevano creato Vittime di un gioco perverso che loro stessi avevano creato (Nostro servizio particolare) Roma, 31 agosto. La nobiltà romana si stringe compatta nella difesa del buon nome di « Camillino » e Anna Casati. Il ritratto della coppia che si riesce ad ottenere dopo reticenze ed insistenze è esemplare. « Adorabile, magnifica cavallerizza ed ottima cucciatrice » viene definita lei. « Un ménage invidiato da tutti, così affiatati, con la passione in comune della caccia e della campagna, tanto legati l'imo all'altro da ritirarsi anche per un mese da qualche parie lontano da tutti » ripetono in coro i titolati che frequentavano l'attièo cli via Puccini. La duchessa Torlonia dichiara: « Camillino era un uomo delizioso. Ci divideva sì il fatto che io e mio marito siamo appassionati di gutoppo e lui di trotto, ma ci univa la squisitezza della sua compagnia e il comune amore per i cavalli ». Donna ambiziosa Viene magnificato il ballo che ogni anno — per carnevale — veniva dato nella loro casa: l'invito a parteciparvi era ambito, quello per il quale l'abito hawayano era d'obbli'go fu il più riuscito, in quell'occasione — facendo uno strappo alla consueta vita rude e ritirata che conducevano — i Casati riunivano tutti i personaggi che contano, dall'ai1- ".ocrazia al cinema, dalla di lOmazia al mondo politico. Per quanto sincera sia ia volontà della nobiltà romana di dissipare ogni ombra che possa macchiare la rispettabilità della coppia e deturpare la bella immagine di loro due innamorati e tormentati tanto da giungere alla disperazione e alla morte, da molte altre parti giungono notizie, pettegolezzi, crudi particolari sull'esistenza che in realtà Caj millo Casati Stampa e Anna Fallarino conducevano, sul rapporto che legava lui a lei ed ambedue al giovane Massimo Minorenti. La bella Anna Casati era una donna mollo noia negli ambienti del jet set. Le compagnie non sempre erano rigorosamente selezionate, ma in compenso erano sempre formate da gente giovane, bella, disinvolta. D'estate c'era la barca, le visite sulle barche degli amici, le leste per tutti. A Porto Rotondo un mese fa ne diede una invitando un centinaio di persone. Di ritorno dalla Sardegna, poi. si fermò a Ischia, a Capri, nell'isola che il marito ha comprato — Zannonc, presso Ponza — c in cui hanno sempre ospitalo un numero incredibile cli persone: allori, gente senza nessuna professione, stranieri girovaghi allegri e divertenti. I rapporti con hi nobiltà nera, quelle poche famiglie rimaste circolo eselusivo e sdegnoso, erano quasi inesistenti. Con gli altri aristocratici c'erano le occasioni solenni per incontrarsi adeguatamente. Un personaggio noto e chiac- j chierato, insomma. Di cui si sapeva tutto e niente. Era nata 41 anni fa a Benevento. Era bella, ambiziosa, decisa ad «arrivare ». Uscì dai ranghi delle ragazze senza una precisa attività — per qualche tempo era stata indossatrice — calate dalla provincia a Roma, sposando un ricco industriale. Peppino Drommi. Il matrimonio rappresentò molti soldi, l'accesso ad una invidiabile posizione economico-mondana, un rapporto coniugale per niente tranquillo. Ma era appena l'inizio della sua esca- lalion. Quando incontrò Ca millo Casali, il suo matrimonio e quello del marchese andarono all'aria. Ottennero l'annullamento della « Sacra Rota » quasi contemporaneamente: lei il 7A aprile '59, lui il 27 gennaio '59. Il marito di lei si risposò poco dopo con un'attricetta, Helène Portello. La moglie di lui, una soubrette che in arte si chiamava Lidia Holt, avrebbe riscosso come risarcimento danni un miliardo di lire. Insieme con il titolo di marchesa, Anna Fallarino entrò allora in possesso di molli altri e cospicui beni: i quadri del Ticpolo e del Tintoreito, il palazzo Soneino a Milano, una sontuosa villa con tenuta ad Arcore nei pressi di Monza, quattro scuderie, gioielli, una proprietà valutata decine di miliardi, un marito devolo ol tre ogni dire, e per di più di antica e rispettabile casata, nipote di Adriano Casati mini stro della Pubblica Istruzione nel '25 e della Guerra nel '44 e '45, discendente di Gabrio Casati presidente del Consi- | glio dei ministri del Regno Sabaudo nel 1848 e ministro della Pubblica Istruzione dieci anni dopo, nel Gabinetto Lamarmora, quando si fece promotore dell'ordinamento scolàstico che porla il suo nome. L'intesa fra i due fu imme- diata*e protonda. Il loro rap- porto fatto di complicità e spregiudicatezza. Da più di dicci anni erano inseparabili. Grossi screzi fra loro non ci sono mai stati. A lei piaceva divenirsi c a lui piaceva vederla felice. Lui amava circondarsi di giovani e lei si trovava benissimo fra loro. Poeo tempo fa egli disse a due amici: «Appena una moglie va con un altro, gridate alle corna. Non pensate che una donna è come un uomo, che certe cose non contano finché non si innamora ». Sembrava la dichiarazione di una morale avanzala ma non rivoluzionaria, di un uomo innamorato ma disposto a passar sopra a tutto quello che la moglie può fare, a patto che nella sostanza il suo rapporto con lei non si alteri. Nell'ambiente che i marchesi Casati frequentavano nessuno avrebbe trovato eccessivamente strane queste idee. Anche nel loro ambiente, però, c'è un limite. Per Anna e Camillo invece sembra che la loro fantasia, la loro morbosità nel gioco erotico e sessuale non conoscesse più freni, si arricchisse anzi di sempre nuove e complicate variami. Il partner occasionale ed aggiunto era diventalo un divertimento eccitante cui ambedue si dedicavano con lo stesso trasporto. «Frequentavano» anche un « giro » lì^so di ragazzi. Ma sia nel primo che nel secondo caso c'era un codice morale che era loro e che si erano impegnati a rispettare. Per i sentimenti, in quesla danza a più personaggi, non c'era posto. Le scelle enino concordate insieme. La soddisfazione che ne traevano serviva a cementare il loro rapporto, a rendersi reciprocamente insostituibili ed unici. Il prezzo da corrispondere per ogni prestazione era un elemento comune, in più. cli complicità. Le foto da scattare durante i convegni un piacere riservili.) a lui. Gli « amici » con cui entravano in intimità ciano solo strumentali: i protagonisti veri erano loro due, il gioco eia condotto da loro. Rottura del patto Ciò che ha scatenalo il dramma — da quanto si è potuto capire — e stata la rottura del patto, del codice morale. Questo Massimo — gran frequentatore cli nights. bel ragazzo, amico cli brillanti professionisli e di ragazzine della Roma bene, figlio di un allo funzionario dello Stato, studente universitario fuori eorso, coccolato dalle signore del bel mondo — aveva preso un posto che non era previsto Qualcuno ha baralo: il giovane o Anna Fallarino. Il marchese Camillo Casati Slampa di Soncino per la prima volta si è sentito estromesso dal gioco che lui stesso aveva lancialo e non lo ha sopportato, reagendo come in un tradizionale dramma della gelosia. Liliana Madeo Roma. Massimo Minorenti