Dante Valente è stato vittima d'una macchinazione di Scirè? di Guido Guidi

Dante Valente è stato vittima d'una macchinazione di Scirè? Tra due giorni il verdetto per l'assassinio di viale Eritrea Dante Valente è stato vittima d'una macchinazione di Scirè? L'ambìguo accusato, per il quale il P. M. ha chiesto 26 anni di carcere, quale aggressore di Simonetta Aprosio ed uccisore dell'impiegato, contrattacca - La deposizione della moglie (dicono i difensori) è falsa - Sarebbe stata suggerita alla donna dalla «mobile» di Roma, per consentire ai funzionari di venire a capo di un «caso insoluto» servizio particolare Roma, lunedì mattina. Dante Valente ha assunto il tono dell'accusatore: sostiene di essere una vittima della polizia ed in pellicolare del commissario Nicola Scirè. Alla vigilia della sentenza che al più tardi sarà pronunciata dalle Assise nella serata di mercoledì, il giovane di buona famiglia (suo padre è un commerciante di preziosi, sua madre ha una tintoria) dai precedenti penali tutt'altro che limpidi è uscito allo scoperto. La confessione che la moglie, Rita Galletti, gli attribuisce, potrebbe essere determinante e per il P. M. dottor Ciampani è stato un punto di avvio per chiedere la sua condanna a 26 anni di reclusione perché responsabile dì avere aggredito Simonetta Aprosio, d'avere ucciso l'impiegato Sergio Mariani che stava per fermarlo, di avere reagito a due agenti di P.S. e a due agenti di custodia, di maltrattamenti in famiglia. Ebbene: questa confessione, secondo Dante Valente — e la tesi in questo senso è stata sostenuta dal primo difensore avv. Paolo Barraco — sarebbe stata ispirata e corredata da elementi di riscontro dalla Squadra Mobile di Roma ed in particolare dal dott. Nicola Scirè che allora ne era il capo e dal dott. Umberto Rainone, uno dei funzionari più importanti. Tanto l'uno che l'altro sono ora in attesa d'essere giudicati: dalla Corte d'Assise il primo per lo scandalo delle bische, dal Tribunale il secondo per avere acquistato un'auto da un ricettatore. Storicamente, risulta che Rita Galletti quando senti il bisogno di denunciare il marito sì ' rivolse a Nicola Scirè. Non lo trovò e parlò con il dott. Rainone che informò poi il suo superiore il quale dispose le indagini per con- Dante Valente tra gli avvocati Paolo Barraco (a sinistra) e Giuseppe Sotgiu (Tel. Ansa) frollare l'eventuale attendibilità del racconto. « Possiamo noi credere all'esistenza di questa pretesa confessione — ha osservato sabato l'avv. Barraco replicando alla tesi dell'Accusa per cui Rita Galletti merita soltanto credito — quando questa è stata fatta nelle mani di questi due ex-funzionari che non avevano certo lo scopo di raggiungere la verità, ma soltanto quello di migliorare la propria carriera? Chi viola cosi ignobilmente il giuramento e tradisce la fiducia che la legge e il cittadino ripongono in lui è capace di calpestare un innocente e di manipolare le prove ». « Come i militari fanno carriera — è stata la tesi dell'avvocato Barraco — vincendo le battaglie, così gli inquirenti arrivano al grado di sovraintendente alla polizia giudiziaria (questo il grado di Scirè quando è stato incriminato) consegnando gli assassini alla giustizia. E noi non possiamo dubitare che i due funzionari infedeli avessero la capacità e i mezzi per farlo così come riteniamo, soggettivamente, che lo abbiano fatto ». Il P. M., dott. Ciampani, nella sua requisitoria, aveva ripreso i temi già messi in evidenza dall'accusa privata per giungere alla conclusione che Dante Valente merita, sia pur con la concessione delle attenuanti generiche, la condanna a 26 anni per lesioni, omicidio volontario, re'sisten| za, maltrattamenti alla moglie. Ed ha finito per far le1 va sulle rivelazioni di Rita > Galletti: spontanee, attendi| bili, circostanziate. Era ovvio ; supporre che lo sforzo della j difesa (sabato ha parlato i l'avv. Barraco, oggi è la vol¬ ta del prof. Sotgiu) è rivolto tutto a sminuire il valore della confessione che, a dire della moglie, Dante Valente le avrebbe fatto. Il processo è ormai avviato alla conclusione. Ma il pro¬ posito di sposfare la polemica sull'ipotesi d'una macchinazione organizzata dalla polizia o meglio da Nicola Scirè per risolvere un caso che, altrimenti, sarebbe terminato in archivio è destinato a ren¬ dere queste ultime battute ancora pHt vivaci. L'Accusa, infatti, ha bià chiesto d'essere messa nelle condizioni di replicare: aveva previsto che la difesa avrebbe attribuito a Rita Galletti la responsabilità d'una denuncia falsa contro il marito, non supponeva che l'iniziativa di questa responsabilità sarebbe stata attribuita alla Squadra Mobile di Roma. Guido Guidi

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