Lo Strega a Piovene con «Le stelle fredde»

Lo Strega a Piovene con «Le stelle fredde» CULTURA E MONDANITÀ A ROMA Lo Strega a Piovene con «Le stelle fredde» L'assegnazione del premio letterario, nella villa rinascimentale di papa Giulio, è divenuta uno dei «riti estivi» della capitale - «La meccanica» di Gadda al secondo posto nelle votazioni servizio particolare Roma, lunedi mattina. Con 181 voti su 413 votami, Guido Piovene e il suo romanzo Le stelle fredde hanno vinto il premio Strega 1970. Al secondo posto, La Meccanica di Carlo Emilio Gadda, con 92 voti. Seguivano i 59 voti andati a La dolce compagna di Carlo Caslellaneta, i 44 per Dentro e fuori di Nello Saito, e i 27 per Ho tentalo di vivere di Costanzo Costantini, Uno stacco così rilevante tra il primo arrivalo e il secondo è quasi senza precedenti negli annali dei Premio. Cosa ha giocato a svantaggio di Gadda? La notizia, non si sa quanto fondata, che i votanti del premio Campiello siano molto favorevoli a lui. Comunque 6 stata una votazione senza scandali, senza intoppi. Fin dall'inizio dello spoglio delle schede si è capito che Piovene avrebbe ricevuto la palma, tanto era costante la crescita dei voti a suo favore. Il cortile rinascimentale della villa di papa Giulio, come ormai da anni in questa prima settimana di luglio, ha raccolto — oltre al drappello degli « Amici della domenica » — gli amici degli amici, gli appena conoscenti e tutta una frangia di gente che ambisce venire qui un po' per godersi il fresco, un po' per essere inquadrata dalle telecamere per alcuni minuti, e infine per una qualche curiosità letteraria. Il premio Strega fa parte, più che della mondanità della capitale, dei suoi riti estivi, come il gelato a piazza Navona. I protagonisti, i grandi elettori, gli editori, stanno, come sempre, raccolti nei tavoli immediatamente sotto il seggio elettorale che domina come una cattedra l'aula aperta. Ma, oltre quei primi tavoli, tesi ed attenti, serpeggia più il disinteresse che l'attenzione. Dopo il turbine della contestazione, c'è opposizione verso i premi letterari? . Paolo Milano, osservatore curioso, ma anche capace di tenersi a una distanza proverbiale da quel che accade nel piccolo parterre delle lettere, dice: « Ormai i premi letterari non danno più patemi a nessuno. L'interesse è ammesso, così come è ammesso l'apparente disinteresse. Sono istilliti che stanno lì: oggetti distrattamente ossequiati ». Ma, invece dì occuparsi dei premi, qualche altro va notando più in là che il tema dominante, in questa diatriba dello Strega, 6 stato la morie. La morte dell'intellettuale, il suo isterilirsi per obiettiva impossibilità a intendere ed esprimere tutta la realtà (Piovene), o la morte del romanzo (Gadda). L'allusione, nel libro di Castellartela poi, è fin nel titolo trasparcntissima, La dolce compagna. Paolo Milano commenta su bito: « Nel romanzo si porta la morte come per strada la maxigonna: non fa fare più nemmeno scongiuri ». Raffaele La Capria cerea di storicizzare la questione: «Se ci si vuole suicidare come intellettuali è perdio ancora si è succubi del romanticismo e dei suoi miti. La realtà è complessa, d'accordo, ma di fronte a questa complessità non si tratta di fuggire, quanto di fronteggiarla ». Sarebbe stato il caso di interpellare Gadda sull'argomento. Ma l'ingegnere non c'è, e non per qualche sdegno. Gadda non esce quasi più, vede appena uno due amici, e di rado: è ammalato, e vive sempre più ritirato nel suo guscio a Monte Mario. Nemmeno Goffredo Parise lo incontra, che è quasi un suo dirimpettaio, e tino a un anno fa di questi incontri ne faceva leggenda. Piovene è qui, con tanti amici vicino, che gli fanno festa. Ma c'è in lui una curiosa distrazione da tutto questo, forse per il divertimento che gli dà la partecipazione alla gara (« Sono un competitivo per natura », dice), — e si divette proprio a osservare quel che gli accade intorno, quasi non fosse presente, — o forse quella sua stessa competitività, come è di certi accesi sentimenti di fronte ai fatti, si converte nell'opposlo. « So che i premi non stabiliscono scale di valore », dice. « Ma se Cachili non si fosse presentalo l'ultimo giorno, e avessi saputo in anticipo della sua partecipazione, non avrei concorso: per hi stima, l'ammirazione elie ho per lui. Ritirarmi a ciuci punto mi sarebbe parso vile: così sono restato in lizza. E poi sono senti¬ mentalmente legato allo Strega. Sono uno elei fondatori: e non ci ho mai concorso, se non quest'anno, l'iutlosio il guaio elei premi è che una certa parte della critica polarizza tutta la sua attenzione in vista di assi e su eli essi. Il problema non è dei premi, ma del modo in cui vengono azionati ». Ma dai premi la conversazione passa a Le stelle fredde, a quel suicidio dell'intellettuale, a quella morte del personaggio che ha tenuto desta la conversazione di aleyni. « La morte è un immunizzante », dice Piovene: « se ne parla per toglierle ogni aspetto eli trauma. Tacére dì quel che si teme non ' è mai un buon sintomo. Per quel che mi riguarda, è un tema che rappresenta una costante nei miei libri: mi ha sempre preoccupato. Anzi, più che preoccupato, è stala una forma eli determinante sollecitazione alla mia immaginazione ». Le stelle fredde a parte, ne Le furie la vicenda morale del protagonista aveva senso proprio in una affannosa ricerca di verità, attraverso evocazioni di fantasmi, di morti: la morte diventava un reagente indispensabile alla vita. E Piovene prosegue: «No, no: quel tema non è una richiesta eli oggi. La mia risposta ad esso, oggi, è cambiata: penso a soluzioni più pagane che cristiane. Mi sento più vicino a Lucrezio, ad Apuleio, a Luciano o ad Ariosto che a chiunque altro ». Con i nomi che fa, si capisce bene che la soluzione di cui parla non è esprimibile in termini logici: addita piuttosto le vie della fantasia, le svolte dell'immaginario. Sta lì il senso di quello sbucare di Dostojevskij, ne Le stelle fredde, da sotto le radici di un ciliegio. « Un' apparizione, appunto. Non so neanche io perché l'abbia introdotto lì. Forse per la voglia-di profanare in qualche modo quel che si ama di più, ed io amo mollo Dostojevskij. O forse per smentirlo proprio sul suo terreno, confinarlo in un vuoto metafisico, togliergli ogni fede residua nell'aldilà. Ma probabilmente c'era una ragione più oscura, più segreta: far passeggiare Doslojevskij sui colli veneti mi piaceva... ». Enzo Siciliano Rosanna Schiaffino, Guido Piovene e Maria Bellone! premiazione (Tel. Team)

Luoghi citati: Apuleio, Roma