Tra stregonerie vecchie e nuove

Tra stregonerie vecchie e nuove Tra stregonerie vecchie e nuove Si crede comunemente che la stregoneria sia un insieme di credenze superstiziose, proprie di società primitive o (come si diceva) di «popolazioni selvagge »; e si potrebbe credere die, nel nostro tipo di civiltà, sia un ricordo del passato, oggetto solo (li interesse storico o di curiosila svagata. Cìli ultimi processi alle streghe lurono infatti celebrati in Europa prima della Rivoluzione francese (circa due secoli fa); e sebbene il maccartismo, per la sua persecuzione indiscriminata contro tutti i sospetti di comunismo, sia stato chiamato «la caccia alle streghe» e come tale rappresentato dal commediografo Arthur Miller (The Crucible, 1052), l'espressione si intese in senso metaforico o approssimato. Infatti in un'epoca come la nostra, dominata dal razionalismo scientifico e tecnologico e in cui autentici prodigi sono realizzati da macchine perfezionate e da procedimenti ingegnosi di cui si conosce esattamente la logica e il funzionamento, sembra assurdo che si continui a credere a influenze o poteri occulti, di cui certi uomini o donne siano dotati e che siano capaci di infliggere agli altri danni immeritati. Ma gli antropologi moderni, a differenza degli antichi viaggiatori, che si limitavano a descrivere i costumi dei popoli visitati e a scandalizzarsi quando li trovavano diversi dai loro, cercano di capire la funzione che credenze e istituzioni esercitano nella società in cui vigono, di scorgerle nella struttura complessiva di tali società e determinare il bisogno a cui rispondono o il line che, più o meno palesemente, tendono a raggiungere. Così hanno fatto per la stregoneria che, a partire da un'opera classica di Evans-Pritchard (1937), è stata sottoposta, sulla base di una documentazione sempre più larga, ad analisi e a considerazioni teoriche le quali dimostrano che le sue radici affondano, più che in un cerio tipo ili cultura o di società, nella j stessa realtà umana. * * In primo luogo, si distingue oggi la stregoneria dalla magia che e un'arte e una scienza presunta, la quale si può insegnare o imparare e ha quindi i suoi « dottori ». La stregoneria invece consiste in un naturale potere maidico, innato in certe persone, a danneggiare gli altri in modo misteriosamente segreto. Per via di questa segretezza, lo stregone o la strega opera di notte, cioè al buio; e sempre per malizia o dispetto più che per sete di guadagno. Commette atti che vanno contro tutti i canoni stabiliti nel gruppo umano in cui vive: incesto, bestialità, antropofagia, violazione di tombe. Preferisce andar nudo e deporre i suoi escrementi nel luogo dove abita. Questi e altri particolari pittoreschi si raccontano sulle streghe nei paesi in cui ci credono. Questi paesi sono ancora molti in Africa, in Oceania e in America. Molti Stati africani modernizzati hanno tolto la stregoneria dal novero dei reati legalmente perseguibili; ma la credenza persiste. Quali ne sono i fondamenti? In primo luogo, l'esistenza del male nel mondo; inlatti in un mondo perfettamente ordinato o sorretto da un'unica forza benefica, la stregoneria non troverebbe posto. In secondo luogo, l'attribuzione dell'origine del male al potere occulto di alcune persone. Quest'attribuzione è l'aspetto più importante della stregoneria perche le consente di esercitare la sua funzione fondamentale, che è quella di salvare Yordine multile in cui si crede e in generale il sistema di istituzioni, di tecniche e di credenze in cui esso consiste. Se qual cosa \ a male nel ntoli- do, la causa del male non risiede nell'ordine riconosciuto, ma nell'influenza occulta di individui sospetti. Se uno ha coltivato il suo campo nel modo tradizionale e non ha ottenuto il raccolto sperato, può, attribuendo la causa di questo esento a un potere malefico, esimersi dal sottoporre a critiche e a revisioni il suo metodo di coltivazione. Se una malattia non risponde a un detcrminato trattamento, !.i colpa sarà del malocchio o del malcii- ciò lanciato da qualcuno, non dell'insufficienza del trattamento stesso. Così ogni fallimento o insuccesso non metterà in crisi il sistema delle tecniche e dei valori riconosciuti: quindi, la delusione, l'odio e l'ostilità per i danni subiti troveranno, nella stregoneria, un canale di sfogo che lascerà intatta la struttura d'insieme del gruppo sociale. Allo stesso modo, chi si è visto abbandonare dalla, moglie che è fuggita con un altro dirà: « Quell'individuo l'ha stregata » piuttosto che riconoscere la sua incapacità di conservarsi l'affetto della moglie e il suo fallimento di marito. * * Da un punto di vista più generale e filosofico, si può dire che il ricorso alla stregoneria in una forma o nell'altra è proprio di tutti ì modi di vita che 11011 conoscono alternative e non offrono scelte; che costituiscono totalità chiuse, di cui nessuna parte o elemento può essere mutata o corretta senza far crollare tutto l'insieme; c che perciò sono portali a sacralizzare le credenze su cui si fondano e a considerare con angoscia e terrore ogni comportamento che costituisca per esse una potenziale minaccia. Se tutto questo è vero (e non c'è ragione di dubitarne), l'interesse crescente per la stregoneria nel mondo moderno, la reviviscenza, sia pure sporadica, di pratiche e culti diabolici, non sono il segno di una trasformazione radicale della nostra società c della sua fine imminente, ma piuttosto quello di un irrigidimento delle sue strutture tradizionali: cioè un canale di sfogo dello spirito di ostilità o di aggressione che la travaglia, o, in parole povere, una scusa per mantenerla immutata. Ma è dubbio che nella nostra società stia rinascendo la credenza nella stregoneria o ci siano le condizioni per una tale rinascita. Nelle società primitive è questa credenza che conta, perché è essa ad esercitare la funzione di raccolta e di slogo delle ostilità interumane e quindi della conservazione della struttura totale. Ciò che la cronaca odierna documenta è, invece, una imitazione retile delle azioni presunte della stregoneria: omicidi graniti, attentati, orge sessuali, violenze senza scopo. « Imitazione reale » la chiamo, perche perseguita non per via di misteriosi poteri, ma con mezzi reali, adatti allo scopo. Ciò che quindi veramente rimane della stregoneria nel mondo moderno è una negazione tattile che si oppo¬ ne ad una affermazione altrettanto totale. La stregoneria rappresenta inlatti, nelle società in cui è stata ed è un'istituzione vivente, la negazione totale di tutto il sistema dei valori su cui tali società si fondano; e provoca pertanto la riaflcrmazionc e la conservazione di tale sistema. Affermazione e negazione totali sono le due Iacee indivisibili di una stessa realtà: si richiamano e si condizionano a vicenda. Nel loro insieme, costituiscono un ostacolo pressoché insormontabile a ogni novità o sviluppo autentico, perché escludono la ricerca di nuove so/azioni dei problemi umani, delle possibilità reali che una situazione presenta di essere mutata o corretta, delle alternative nuove che si prospettano e di una scelta autonoma e razionale fra tali alternative. Sono pochi (seppure ci sono) quelli che credono oggi a misteriosi poteri, a maligne influenze segrete, esercitate da individui detcrminati. E' assai improbabile che si tornino ad accendere nelle piazze roghi destinati a bruciare streghe e stregoni. Eppure, la struttura concettuale della stregoneria e la funzione da essa esercitata permangono ancora in molti aspetti e in molte parti della società contemporanea. * * Quando si condannano come « traditori » tutti coloro che si allontanano da un'ideologia politica, quando si reprimono con la forza i dissensi e le critiche degli intellettuali o i pacifici sviluppi sociali di certi paesi o di certi ceti, si fa ancora ricorso alla stregoneria. E quando, dall'altro lato, si condanna in blocco una società che, almeno in certi limiti, è permissiva o tollerante e si crede di poter distruggere senza edificare colla semplice ostentazione della violenza o di comportamenti che si crede incutano scandalo o terrore, si fa ancora della stregoneria, imitandone talora anche i riti. Ciò che in un caso e nell'altro veramente si distrugge non è l'ordine stabilito o il pericolo che incombe su di esso, ma la possibilità di mutamenti ordinati, di sviluppi consapevoli e razionali verso ordini o forme di vita più promettenti. E ciò da cui si evade non è la .realtà insoddisfacente dell'oggi, che così continua a rafforzarsi ed ad incombere, ma la ricerca di alternative reali e la scelta intelligente fra esse: ricerca e scelta che costituiscono il solo privilegio dell'uomo e l'impronta della sua dignità. Nicola Abbagnano

Persone citate: Arthur Miller, Nicola Abbagnano, Pritchard

Luoghi citati: Africa, America, Europa, Oceania