Per la "plebe,, di mezzanotte anarchismo ad alta velocità di Gigi Ghirotti

Per la "plebe,, di mezzanotte anarchismo ad alta velocità Per la "plebe,, di mezzanotte anarchismo ad alta velocità (Dal nostro inviato speciale) Napoli, 25 agosto. Fino all'ora in cui trasmetto queste note non è certa l'identificazione anagrafica di *: Totonno », o « Agostino 'o pazzo », il motociclista misterioso che cavalca spericolato nelle notti di Napoli. La polizia, comunque, crede di conoscerlo. Il teatro delle sue prodezze è la via più "diritta e più centrale di Napoli, via Toledo, oggi via Roma. Prodezze e omertà Lo chiamano « Mezzanotte », perché finora negli appuntamenti con la folla « Totonno », « Agostino 'o pazzo », « Mezzanotte » è stato puntuale: alla mezzanotte precisa la sua motocicletta rombante esplode sul rettilineo. Esce da un vicolo, prende d'infilata la strada, salta sui marciapiedi, caracolla su piazza Trieste e Trento e piazzetta Augusteo, e scompare. E' una esibizione che desta l'entusiasmo del popolino che si assiepa sui marciapiedi. Ai lati di via Toledo, la pista di « Totonno », si fa commercio di tarallucci, croccantini, cocomeri, bibite fresche. Il centauro, nella sua vorticosa esibizione, fa strage di divieti: limiti di velocità, sensi vietati, svolle proibite. Le svolte, lui le compie prestigiosamente, girando sulla sola ruota posteriore: come un centauro del « pozzo della morte ». E' una sintesi di anarchismo ad alta velocità, uno spiritaccio forsennato che si scatena con tutta la carica di disscn natezza che può concentrarsi in un acrobata impazzito. Potrebbe essere un fatto individuale: di scriteriati motociclisti è piena l'Italia, e non occorre certo andare a Napoli per sentire lo strazio che si fa del silenzio delle notti in questa stagione. Ma la cosa nuova, la cosa che fa dello sconosciuto, inafferrabile centauro napoletano una specie di eroe popolare, di stupefacente Masaniello a bordo di ruote motorizzate, è il coro di consensi, l'omertà che circonda le sue prodezze. Dai vicoli secenteschi dei cosiddetti « quartieri spagnoli » si muove la sera una folla anonima che lo ha eletto a suo eroe e lo acclama e lo aspetta come vindice di oscure umiliazioni e di una segregazione che si protrae da secoli. I quartieri «spagnoli» sono così chiamati perché costruiti dagli Aragonesi per alloggiamento delle truppe e dei funzionari della Corte. Allora, erano i quartieri alti e rispettati della città. Ma via via, col passare degli anni e dei secoli, i quartieri « spagnoli » sono andati degradando, sono diventati una sacca di depressione e di disperazione economica e sociologica. Quartieri "spagnoli" L'edilizia e la popolazione hanno seguilo passo passo lo stesso destino, di frustrazione e di miseria. Da un secolo ormai, questo intrico di vicoli e diventato la casbah di Napoli: quasi centomila persone, prive di cespiti stabili, campano la vita esercitando il contrabban¬ do, la prostituzione, il furterello, l'espediente. La città è cresciuta tenendosi in corpo, anzi proprio nel suo cuore, questo serbatoio di malavita. Va dello che sin qui il rapporto tra la popolazione e la malavita dei quartieri spagnoli e sempre stalo abbastanza bonario: mai esasperato, mai condotto al limite della rottura violenta. Anche la « spiata » costituisce cespite di vita, e, in un clima di reciproca indulgenza, si è andato avanti senza drammi fin qui. E' da questi quartieri spagnoli che ora è esploso il « fenomeno Totonno ». In questa parte della città, il mare non arriva con la sua brezza della sera. L'estate è calda e, a mezz'agosto, la città è spopolala. Napoli, come ogni altra città d'Italia, si prende le sue settimane di vacanza. In città resta il deserto: resta il deserto ma restano anche i quartieri « spagnoli ». Restano gli appartamenti abbandonati. E arrivano i turisti. A tutte queste tentazioni, la piccola malavita dei quartieri non resiste. Nelle settimane scorse, si sono avute ondate di furti negli appartamenti, ondate di scippi e di aggressioni ai turisti. La polizia ha reagito con fermi e con arresti. Ma ci vuol altro: i quartieri spagnoli, all'improvviso, danno la loro risposta. La risposta la dà, a Ferragosto, in sella alla sua potente motocicletta, Totonno, per sfidare agenti e carabinieri. Tra poche settimane ci sarà a Napoli la festa di Picdigrotta, la lesta popolare che, pas¬ sata in mano agli enti turistici, sembra ormai scorporata dalla tradizione genuina della ciltà. Totonno anticipa c sostituisce Picdigrotta, a gioia della plebe più minuta e turbolenta di Napoli. Il dramma esplode quando la polizia si urta agli schieramenti dei teppisti che, in mezzo alla popolazione minuta di Napoli, applaude il motociclista di mezzanotte. Emuli di Reggio Centinaia di teppisti in assetto provocatorio, pretendono di tenere sgombera via Toledo, cioè la pista per il centauro; e danneggiano le automobili che intralciano il percorso. Fino a che punto la polizia può tollerare che il cuore della città sia controllato da questi ceffi? Anche la popolazione, che nel frattempo è ritornata dalle ferie, si schiera a fianco della polizia. E così nascono gli incidenti di ieri sera e dell'altra sera. L'on. Francesco Compagna mi diceva che questo nuovo atteggiamento di violenza e di provocazione da parte della malavita napoletana è probabilmente dovuta al fascino e al cattivo esempio che arriva da altre manifestazioni antisociali: i teppisti di Napoli vogliono emulare i protagonisti della sollevazione di Reggio Calabria, offrendosi come scudo alla esibizione notturna di Totonno. C'è, accanto alla componente ludica che non manca mai nell'animo della plebe il desiderio di misurarsi, di mettere alla prova il potere, di dare del filo da torcere a chi comanda. Una rivolta anarcoide, senza una motivazione visibile ad occhio nudo. La motivazione c'è, ma sta nell'oscuro destino di cui questa plebe è protagonista e vittima: malnutrita, segregata, tenuta pronta e sfruttata in tutte le occasioni elettorali, a volte'blandita e a volte legnata. Una piaga che da secoli è nel cuore di Napoli e che ora esplode con il rombo del motociclista di mezzanotte. Un « Ducati 125 » dal motore supcrelaborato, che esplode fuori da un mucchio di stracci. Gigi Ghirotti Napoli. Il giovane centauro Antonio Mellino noto come « Agostino 'o pazzo » (Telefoto)

Persone citate: Antonio Mellino, Francesco Compagna