La perdita del Padre

La perdita del Padre Uomini e religioni La perdita del Padre Dal momento che il Impilaggio religioso deve adeguarsi alla mentalità c alle capacità di comprensione dell'uomo moderno, deve cambiare anche il nostro modo di parlare di Dio? Qualcuno va molto avanti su questa strada, c dice che. per esempio, non si può più parlare di Dio come Padre; infalli, per comprendere la paternità di Dio, bisognerebbe sapere che cos'è un padre; ma c proprio questo che non si sa più: la nostra è una sociela che sta distruggendo la figura del padre; il mito del padre 6 caduto, la sua esemplarità è contestala, i tigli sono in rivolta, e spesso deve intervenire la psicoanalisi per liberarli dai conflitti generali dal padre. Nel mondo ebraico Dunque, a scanso di equivoci, dobbiamo togliere anche a Dio il nome di padre? Ma è solo una questione di linguaggio, è solo una parola da smettere, come un vecchio vestito, salvando la cosa, o questa parola è la cosa stessa? Il linguaggio è la cosa, dice McLuhan. Nelle antiche mitologie, spesso gli dei erano rappresentati come padri degli uomini. Ma l'antico Israele era mollo sobrio nell'attribuire a Dio il nome di Padre. E' sorprendente rilevare come in tutti i libri dell'Antico Testamento, solo quindici volle questa parola è usata in riferimento a Dio: in ogni caso Egli non è chiamato padre del singolo israelita, ma del popolo tutto intero; e il popolo di Israele si considera il « primogenito di Dio », non per una priorità di generazione, ma per una scelta, per un'adozione: non si tratta di una paternità realizzatasi una volta per tutte, ma di una paternità che continua, si rinnova; Dio non è l'antenato, ma il salvatore di Israele, colui che lo ha liberato dalla schiavitù d'Egitto, e che sempre torna a soccorrerlo. Anche nel giudaismo palestinese, ai tempi di Gesù, era assai raro che si designasse Dio come Padre. Non c'è nessuna preghiera ebraica, in Palestina, nella quale Dio fosse invocato come « Abbà », Padre. « Abbà » era una parola aramaica del linguaggio familiare, di origine infantile, con la quale i figli si rivolgevano al padre con un'espressione di particolare intimità e tenerezza, una specie del nostro « papà »; mai gli ebrei avrebbero osato rivolgersi a Dio con questo nome, troppo confidenziale. E' Gesù che porta una novità radicale. Egli si rivolge a Dio chiamandolo « Padre mio », dichiarando quindi un rapporto personale, e non più solo collettivo, di figliolanza con Dio. In tulle le sue preghiere, tranne che nel grido sulla croce, Gesù invoca Dio col nome di « Abbà ». Ma non solo nella preghiera: non meno di centosettanta volte, nei Vangeli, Gesù parla di Dio come Padre; anzi nel Vangelo di Giovanni « il Padre » diventa addirittura il sinonimo di Dio. E quando i discepoli gli chiedono una preghiera tutla loro, che li distingua da ogni altro, Gesù risponde insegnando loro il « Padre nostro », associandoli così al suo rapporto con Dip. La parola di Dio Un grande studioso tedesco della Bibbia, loachim Jcremias, che ha dedicalo molti anni a questa ricerca, ha sottolineato come qui ci troviamo di fronte ali'affermazione centrale fatta da Gesù sul contenuto della propria missione. Essa consiste nel farsi rivelazione di Dio. ciò che è possibile in virtù del suo rapporlo unico con Lui; come un padre si fa conoscere dal figlio, cosi Gesù conosce il Padre; perciò nessuno può accedere alla conoscenza di Dio, anzi nessuno può entrare in relazione con Lui, se non attraverso Gesù; quesio, infatti, dice egli stesso nel Vangelo di Matteo: « II Padre mio ha dulo a me ogni cosa (cioè la pienezza della rivelazione) ; nessuno conosce il Figlio se non il Pudre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio, e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo ». I primi cristiani capirono così bene che qui eia il nucleo essenziale della fede, che ripresero da Gesù, anche nelle comunità di lingua greca, il vocativo « Abbà », esprimendo così la convinzione di essere stali fatti partecipi-, per opera di Gesù e nel suo spi¬ rito, della figliolanza divina; c San Paolo scriveva ai Galati che in questo consisteva « lu prova che voi siete figli: che Dio ha invialo nei nostri cuori lo spirilo del Figlio suo che grida Abbà, Padre». Perciò non possono i cristiani rinunziare a invocare Dio come Padre. Semmai la crisi della figura del padre, nella disgregante tecnopoli moderna, dà ragione a un'altra parola di Gesù che dice: «Non chiamate nessuno sulla terra padre vostro; infatti uno solo è il Padre vostro che è nei Cicli». Ogni paternità umana non può essere dunque che imperfetta e relativa. Bisogna perciò chiedersi se la « perdita » del padre sulla terra sia un buon motivo per rinunciare all'idea della paternità divina; o se, al contrario, la riscoperta di Dio come Padre non sia la via per ritrovare anche il senso della paternità umana: non solo come generazione fìsica, ma come continua adozione c accettazione del liglio, come conoscenza totale e reciproca, come pedagogia di libertà, soccorso nel bisogno, lieta accoglienza del passaggio dei figli all'età adulta.

Luoghi citati: Egitto, Israele, Palestina, San Paolo