Schwarzenbach non si arrende

Schwarzenbach non si arrende Due mesi dopo il referendum sulla legge antistranieri Schwarzenbach non si arrende Gli svizzeri hanno rifiutato il suo progetto, la minaccia di espulsione per i 900 mila lavoratori esteri si è allontanata, ma la campagna razzista ha lasciato tracce - Il deputato di Zurigo ha ripreso con vigore l'attività, sembra che voglia fondare un partito (Dal nostro corrispondente) Berna, 18 agosto. Sono trascorsi oltre due mesi dui « no » degli elettori elvetici al progetto anti-stranieri deU'on. James Schivarzenbach, un margine di tempo sufficiente per chiedersi se le violente polemiche che precedettero il referendum nazionale del 7 giugno scorso abbiano avuto ripercussioni sulla vita del Paese. Con il rifiuto dell'assurda legge è stato indubbiamente evitato il peggio: non solo i 900 mila operai stranieri che da anni collaborano in maniera determinante allo sviluppo economico della Svizzera sono stati liberati dall'incubo di massicci provvedimenti di espulsione, ma la Confederazione ha potuto anche porre in salvo il suo prestigio di Paese ospitale. E' comunque lecito affermare che ii Paese è lontano dall'avere riacquistato la sua antica serenità politica e sociale. Ovunque si avvertono tracce dell'ondata xenofoba della scorsa primavera. Autorevoli commentatori riconoscono che la Svizzera è tuttora divisa in due campi, da una parte i fautori del razzismo, dall'altra,i «benpensanti ». Angustiate dal timore di reazioni negative da parte dei 550 mila elettori che votarono per l'iniziativa di Schwarzenbach, le autorità federali e cantonali agiscono con estrema prudenza, evitando qualsiasi agevolazione a favore dei lavoratori stranieri. Gli industriali che incontrano crescenti difficoltà nel reclutare manodopera avevano sperato in una progressiva abolizione delle misure adottate lo scorso marzo dal governo di Berna allo scopo di evitare un ulteriore aumento degli stranieri, ma, come dimostrano vari esempi, le autorità non intendono tollerare strappi alla regola. Giorni fa un diffuso quotidiano di Madrid aveva dato per imminente la revoca di una serie di provvedimenti re-, strittivi. Sennonché il governo centrale si è affrettato a confermare il mantenimento delle limitazioni decise a suo tempo. Non minore è l'imbarazzo dei partiti politici: in vista delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento mirano anzitutto a riconquistare le simpatie di coloro che per un motivo o per l'altro diedero il voto a Schwarzenbach. Per tale ragione essi si guardano dal rivolgere critiche eccessivamente aspre ai sostenitori della politica nazionalista dell'on. Schwarzenbach. E gli italiani, che sarebbero stati le principali vittime di un'eventuale approvazione della legge Schwarzenbach? La loro posizione risulta migliorata rispetto alla vigilia del referendum? Certamente possono guardare con maggiore fiducia all'avvenire perché non corrono più il rischio di essere^allontanati da un momento all'altro dal territorio elvetico. Inoltre possono fare assegnamento su un concreto appoggio del nostro governo che, in virtù dell'accordo di emigrazione del '65, ha chiesto la convocazione della commissione italo-svizzera per un approfondito esame dei problemi tuttora in sospeso. Salvo imprevisti dell'ultima ora, tali negoziati dovrebbero cominciare il prossimo mese di settembre a Berna. Forse è esagerato parlare di un aumento dei casi di intolleranza nei confronti degli emigrati italiani. Tuttavia non si può negare che il mezzo milione di suffragi andato a Schwarzenbach abbia incoraggiato numerosi svizzeri a trattare con durezza e parzialità gli operai stranieri. Pochi, per fortuna, i veri e propri episodi di xenofobia. Il più clamoroso risale alla fine della scorsa settimana: in seguito alla denuncia di alcuni vicini di casa, l'ita¬ liana Gisella Da Rold, di 38 anni, e madre di quattro bambine in tenera età è stata rinchiusa in un manicomio del Cantone di Lucerna. Invitate a pronunciarsi sui motivi che le lianno indotte a procedere al forzato ricovero della donna, che è sposata con uno svizzero, le autorità si sono limitate a rispondere di avere agito in conformità alle leggi. Come risulta da alcune testimonianze attendibili, l'unico torto dell'emigrata italiana sarebbe stato quello di avere alzato la voce e di essersi espressa in italiano. Con altrettanta severità le autorità del Cantone di Nidwald, pure nella Svizzera centrale, hanno trattato un gruppo di 29 stagionali spagnoli; essendosi rifiutati di sospendere uno sciopero proclamato per protestare contro la mancanza di decenti alloggi. essi sono stati espulsi dalla Svizzera. Negli - ambienti governativi di Berna si era pensato che, bocciata la sua iniziativa, James Schwarzenbach si sarebbe ritirato dalla scena politica, si dava per certo lo sgretolamento del suo movimento. Invece il deputato zurighese continua fi svolgere un'intensa attività politica e, stando ai risultati di alcuni sondaggi, il «no» al progetto ànti-stranieri avrebbe solo lievemente intaccato la sua popolarità. Vi sono tuttora numerosi svizzeri che vedono in lui una specie di Guglielmo Teli, il leggendario eroe nazionale della Confederazione. Giorni addietro migliaia di persone sono affluite nella località storica di Sempach, nel Cantone di Lucerna, per ascoL tare un discorso di Schwarzenbach. Egli si è rivelato estremamente polemico scagliandosi in particolar modo contro l'influenza che i capitali esteri eserciterebbero sull'economia elvetica. Al termine della riunione, migliaia dì persone hanno tributato calorosi applausi al depurato di Zurigo. Sui suoi progetti non si hanno, per ora, che informazioni frammentarie: secondo voci non ancora confermate egli intenderebbe formare un vero e proprio partito politico nella speranza di entrare un giorno nel governo federale. Va precisato che il maggior numero dei sostenitori di Schwarzenbach si trova nella Svizzera centrate. Invece gli svizzeri romandi e ticinesi sembrano decisi a distinguersi in modo definitivo dalle velleità razziste del « Movimento per la salvaguardia della patria». Luigi Fascetti