Molti milioni per nulla di Giovanni Arpino

Molti milioni per nulla Molti milioni per nulla Dategli un milione, e si degneranno dt correre. Oppure due, tre, dieci millont, a seconda della celebrità muscolare, e li vedrete trottare per tutto il campo come gazzelle. La « contestazione monetarla u dei calciatori professionisti ha finito per raggiungere livelli ve ramente grotteschi. Ora non pretendono soltanto l'ingaggio, il premio sottobanco, la lauta « mancia » dopo la partita, ti conguaglio finale secondo determinale graduatorie-punti, l'alloggio gratuito, le tasse pagate. Macché. Vogliono anche la liquidazione dalla società che li ha ceduti, una n refe renza u in bigliettoni, sull'unghia e subito. Olcono questi professionisti: non abbiamo pensione, non abbiamo garanzie per il futuro, a trenl'anni o poco più possiamo ridurci a poveri dere Ititi, a spaesati in una società priva di riconoscenza e assediatu dalle specializzazioni. Giustissimo, o almeno sembra. E diciamo « sembra » perche chi guadagna per una decina d'anni un congruo numero di milioni dovrebbe avere un tale rispetto del proprio lavoro da risparmiare almeno un pochino e quindi mettere al sicuro una buona « fetta » d'avvenire. Invece no. Ad ogni scadenza, soldi. Ad ogni ingaggio nuovo, due mani che si tendono, una in avanti per raccogliere il premio della nuova società, e una dietro, per agguantare quei pochi spiccioli (si fa per dire) che ti vecchio club è disposto a concedere. E' una battaglia che condu cono lutti, anziani e giovanissimi, campioni e mezze cartucce, cavalli da corsa e vecchi muli Una battaglia, diciamolo chiaramente, abbastanza indegna e che trova agio di espo-.iùersi solo in virtù della generale rilassatezza di costumi e di critica. Per autentica carità, non facciamo nomi, che oltretutto riempirebbero colonne. Ma t nomi II abbiamo tutti in mente, sia che abbiano rischiato esponendosi in pubbliche polemiche, sia che ab biano agito tra le quinte, con abili manovre o semplicemente tacendo leva sulla disponibilità del club, sulla sua precaria situazione in sede di trai tative. Vogliono uno statuto migliore, più equilibrato, più lungimirante, questi nostri calciatori? E glielo si dia una volta per tutte, con tanto di mutue, pensionamenti, assegni familiari. Ma glielo si dia anche per mettere fine a questo mercato ignobile, che riempie i titoli dei giornali e confonde t cervelli di coloro che seguitano ioli beneamati, oh illusi!) a credere nel football come in uno svago lecito, uno spettacolo onesto. Con l'ottenuta a licenza di pensionabilità » e sperabile che tanti divi o divelti o ronzinanti del nostro calcio si acquietino Se non altro perderanno il fiato e le unghie per impostare i loro problemi di lavoro su un piano quasi ricattatorio. Tre anni fa il caldo nazionale ottenne un credito di undici miliardi. Non sono bastati. Il presidente della Lega, Stacchi, minaccia di boicottare il Totocalcio, data la situazione fallimentare dei clubs, ridimensionatisi in S.p.A. ma insidiati da debiti al limite della bancarotta. I calciatori? Niente. Non partecipano, non sposano la causa del fenomeno e del mercato, che pur li riguarda e coinvolge, pensano soltanto a difendere se stessi e il proprio divismo, novanta volte su cento più che lasullo. Una ventata d'aria nuova farebbe bene a tutti, e prima che a ogni altro proprio a questi fratellini viziatisstmt, che accampano mille scuse quando sbagliano un gol o un'intera stagione, ma sono ferrati' tetragoni, più fiscali del più occhiuto notaio quando st tratta di llrmare un contratto. E' una questione di civiltà, che il lootball nazionale non può rimandare a lungo. A meno di tornare ai mecenati di un tempo (padri delle crisi di oggi), o meglio ancora a Nerone, che però i suoi gladiatori li schiaffeggiava ed insultava in pubblico, o li mandava a morte, quando lo tradivano nella gioia del circense. Giovanni Arpino

Persone citate: Nerone