Il "sub" Majorca è sceso in apnea sino a 74 metri di profondità

Il "sub" Majorca è sceso in apnea sino a 74 metri di profondità Ha di nuovo migliorato il primato mondiale Il "sub" Majorca è sceso in apnea sino a 74 metri di profondità L'immersione al largo di Siracusa - Il precedente record (72 metri) era già suo (Nostro servizio particolare) Siracusa, 14 agosto. Enzo Majorca ha migliorato stamane il primato mondiale di immersione subacquea in apnea portandolo da 72 a 74 metri. Il precedente record era stato stabilito lo scorso anno dallo stesso Majorca. La prova si è svolta nelleacque di Ognina (profonde85 metri), a circa tre migliadalla costa siracusana, allapresenza di centinaia di spet tatori, che avevano circondato la zona dell'immersione abordo di numerose imbarcazioni a vela e a motore. Giornata luminosa, mare calmo ma visibilità assai scarsa in profondità. Dopo gli speciali esercizi di ventilazione polmonare, Majorca si è gettato in acqua. La sua discesa è durata esat-, tamente 57"; la risalita un minuto e 4". Totale: 21". Quando è sbucato alla superficie, mostrando il contrassegno dei 74 metri, il nuotato- re è stato accolto da fragoro si, entusiastici applausi, Il risultato non ha tuttavia soddisfatto appieno il « sub » siciliano, il quale avrebbe vo- luto raggiungere i 75 metri per conseguire un primato più appariscente, « storico ». s. 1. p. Ai limiti del possibile Scendere a 74 metri sotto la superficie del mare, in apnea, implica uno sforzo ai limiti estremi delle possibilità umane. Per molti motivi. Anzitutto perché occorre stare un certo tempo senza respirare: l'impresa del Majorca è durata due minuti e un secondo. Ora. se non è del tutto eccezionale restare senza respirare per due minuti da fermo, senza fare alcun movimento (risulta anzi che proprio l'atleta Majorca ha un record personale di apnea da fermo di 5 minuti I, ben diverso è il caso di quando bisogna trattenere il respiro e contemporaneamente muoversi, staccare la piastrina indicatrice della profondità raggiunta, risalire, insomma consumare energie. Seconda difficoltà, la pressione. A settanta metri di profondità la pressione dell'acqua (che aumenta in ragione di una atmosfera ogni dieci metri che si scende) è di oltre otto atmosfere, ossia otto volte quella che c'è alla superficie, otto volte il peso dell'intera colonna d'aria che è sopra di noi. E' una pressione enorme. Sui ventimila centimetri quadrati che costituiscono all'incirca la superficie esterna del corpo umano gravano oltre 160 tonnellate. Il tuffatore risente l'impressione di essere schiacciato, la mente si oscura, la volontà vacilla. Per di più, nel subacqueo che scende munito di autorespiratore la pressione che si esercita su di lui da ogni direzione viene equilibrata, in parte, dall'aria compressa che respira: per chi scende a corpo libero, no. In base a quanto lo stesso Majorca ha detto in occasione di precedenti imprese, egli si aiuta con una tecnica personale, teorizzata dal professor Santoro, che gli permette di compiere (ogni cinque-sei metri di discesa) sforzi respiratori a glottide chiusa così da facilitare l'ingresso di aria nelle trombe di Eustachio compensando quindi con una pressione interna quella esterna della colonna d'acqua. Terza difficoltà. Chi scende deve saper misurare ad ogni momento la propria resistenza e sapere fino a che punto potrà «tenere». Non è sufficiente arrivare fin dove lo consentono il fiato e la capacità di « compensare la pressione » ma bisogna cal¬ colare quando è venuto il momento di tornare indietro. Quarta difficoltà, la risalita. Ad una certa profondità il nuotatore ha perduto molto del suo volume per la compressione dei polmoni, perciò sposta meno acqua e perde galleggiabilità. Quanto più diventa agevole la discesa, altrettanto diventa diffìcile la risalita. La spinta dal basso verso l'alto di Archimede è diminuita di molto, bisogna arrampicarsi con movimenti appropriati. Ma poiché la spinta cresce via via che si avvicina alla superficie, nell'ultima parte della risalita la velocità di emersione tende ad aumentare. Occorre allora rallentarla, far in modo che avvenga gradualmente. Ogni eccesso può provocare scompensi di pressione dell'acqua sui timpani che possono produr-re gravi conseguenze (emor-ragia). u. odd. iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii'iiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiii

Persone citate: Enzo Majorca, Majorca, Santoro

Luoghi citati: Siracusa