Ecco l'ispettore Sanantonio di Giovanni Arpino
Ecco l'ispettore Sanantonio Gioco sottile con i delitti e le parole Ecco l'ispettore Sanantonio L'ultimo rivale di Maigret è l'invenzione di un dotto filologo francese C'è qualcuno che sembra aver tutte le intenzioni di scavare la fossa (e senza cerimonie, anzi tra risate e sberleffi) al famoso Maigret. E' Sanantonio. parigino, commissario di polizia, individuo ironico e robusto, convinto del proprio fascino, mano alla pistola e occhio alle donne, bullo ma non privo di autocritica, a suo modo persino colto e certamente rapido a risolvere i « casi » d'ufficio, sanguinosissimi come avventura comanda. Sanantonio — forse senza saperlo, ma non ci credo — dà una mano decisiva all'evoluzione del moderno « giallo ». Citando, o meglio satireggiando Sartre e poi Queneau, facendo il verso a De Gaulle o a Ruy Blas (che diventa una qualsiasi Ruy Blabla-bla), costruendo nomi propri con vertiginosa dialettica pregna dello spirito del calembour. Irride persino alle costruzioni sintattiche, visto che l'autore-attore sì vanta di condurre come meglio conviene l'azione, cioè al presente, mettendo in pensione l'imperfetto, « che, come dice chiaramente il suo nome, non soddisfa. Se lo si usa più del presente, la sua manutenzione è molto cara, il pezzo di ricambio costa un occhio della testa, e quando si busca un congiuntivo cronico, si deve ricorrere a mano d'opera spe cializzata... ». Questo Sanantonio è un poliziotto della razza violenta. Subisce i superiori con l'identica malagrazia con cui è costretto a valersi dei sottoposti. Sbircia continuamente a I donnine, giudicandole con e Isenso geometrico, anche se Le Inchieste del commissario Sanantonio: « La quarta zucca è vuota », Mondadori, lire 350 (periodico mensile). a o7ton ha mai tempo per rallegrarsi con loro. Vive con una madre all'artica, figurino sottoproustiano tutto dedito a intingoli, telefonate affettuose, televisione. Ed ha avventure poliziesche al limite del difficile (anche se la sua Parigi è sempre Parigi). Se la caverà, è ovvio — dopotutto è responsabile di una collana, anzi varie collane editoriali —, ma il seguito, la routine, la spirale degli incidenti e delle indagini sono meno singolari e determinanti del modo disincantato con cui ogni storia è narrata. Il « giallo », con Sanantonio, entra nel cabaret (un cabaret che ha sfruttato tutte le risorse, vere o finte, degli avanguardismi letterari), gioca sulle parole, sulla freddura. Persino il delitto rallenta per far luogo alla battuta. Ne La quarta zucca è bianca, seconda avventura sanantoniesca uscita in Italia, la costante « gialla » è sempre presente. Ma il lettore, oltre ad inseguire il colpevole, insegue soprattutto i fuochi verbali dell'io-narrante, talora prodigiosi. Perché prodigiosi? Ma turche Frédéric Dard, l'autore che si cela dietro il nome di Sanantonio, cinqtiantenne francese con villa in Svizzera (come Sìmenon) e con sei romanzi annuali imperniati su tanto personaggio (anche qui come il padre di Maigret), è un intellettuale della più bell'acqua, che si diverte con le briciole del proprio sapere. La carta d'identità di Dard è molto lineare: si alza alle sei del mattino, lavora fino a mezzogiorno, elabora un libro in due mesi, poi si riposa con un viaggio. Dai sei libri annuali sta scendendo a quattro, per non inflazionare il mercato. Da diecimila copie di tiratura al primo volume, pochi anni fa, è salito a circa mezzo milione. Dard ha letto tutto, appunto da Sartre a Queneau, e il suo personaggio ha « visto » tutto: da Maigret a James Bond. Si comportano, ambedue, lungo parametri collaudati, con un di più di invenzione linguistica, un di più di arditezze grammaticali, quelle che hanno valso a Sanantonio fior di tesi accademiche e l'attenzione di critici come Robert Escarpit e altri pro¬ fessori di Tubingen, Bordeaux e della Sorbona. Il « giallo », con Sanantonio, diventa un sottofondo per itinerari allegri, per avventure gergo-verbali e mistilinguistiche che si valgono di ogni possibile agganciò: il fran-anglais e l'irrisione da ebdomadario umoristico. Le pesantezze del vocabolario satirico-erotico non mancano, ma quasi riscattate da una buona salute di base. Dev'essere stata impresa non facile per ì due traduttori. Jean Barbet e Giuseppina Pisani, voltare in italiano tanto argot e tanti ottovolanti linguistici. Ci sono riusciti. Non è difficile prevedere, per questo Sanantonio, una fortuna italiana costante. Se in Francia è letto « da diecimila intellettuali e quattrocentomila casalinghe e operai », il suo blasone è al sicuro. Con buona pace della pipa (più umana, più raffinata, più prevedibile) del vecchio Maigret, ormai dannato alla televisione. Giovanni Arpino
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