Com'è l'amore di Mina sposata di Lietta Tornabuoni

Com'è l'amore di Mina sposata Brevi incontri Com'è l'amore di Mina sposata «Tulio sommato», confessa Mina, mezzo ridente e mezzo vergognosa, «un matrimonio come gii altri mi piacerebbe moltissimo ». Suo marito Virgilio Crocco è .più che d'accordo: « Accanto a mìa moglie io vivrei volcnticrissimo tutti i giorni », conferma con fervore. Cinque mesi fa, quando si sposarono improvvisamente, avevano deciso che il loro sarebbe stato un matrimonio speciale, diverso da tutti. Niente convivenza, per carità: la convivenza è terrificante, logora l'amore, affoga il reciproco rispetto nelle miserie quotidiane, attutisce l'interesse reciproco, stempera l'emozione nella noia, soffoca la libertà personale Niente .-acrifici, mai: ciascuno doveva poter continuare a vivere la propria già strutturata vita, senza modificarla o limitarla per andare incontro alle esigenze dell'altro. E ciascuno a casa propria, s'intende: incontrandosi spesso, ma con slancio sempre rinnovato. L'imprevisto stimola i rapporti sentimentali, l'abitudine li uccide. Una nuova ideologia coniugale che suscitò tra gli amici della coppia i più grandi entusiasmi: ma certo, che bravi, che soluzione intelligente e razionale, che geniale trovata per adeguare un legame arcaico alla psicologia attuale, che matrimonio veramente moderno. Macché: « Se ami una persona, perché non dovresti viverle accanto il più possibile?», si chiede adesso Mina. « Star lontani è triste, dà troppa nostalgia », incalza Virgilio Crocco. « Le separazioni sono lunghe. Vedersi due giorni, un giorno, magari anche una sola notte per poi ripartire in macchina la mattina seguente... E' troppo poco, ed è pure fisicamente faticoso». «Non siamo mica degli svedesi fanatici», ribadisce lei. « Essere vicini è la cosa più desiderabile, per due che si vogliono bene », riconosce lui. « Cambieremo sistema », promettono entrambi: non appena la cantante potrà liberarsi dalle varie necessità che la costringono a risiedere in Svizzera. Si sono arresi. Cinque mesi di matrimonio moderno li hanno definitivamente convertiti al matrimonio. I compagni di Snoopy Naso puntuto, quarantini anni, parmense, laureato in legge e diplomato in suinicultura, ex gestore del locale notturno milanese « Il gatto nero », ex creatore di formaggini sperimentali, ex allestitore di vetrine di ghiottonerie o di dischi, ex impiegato della Montecatini, ex amante del whisky convertitosi recentemente al tè, bravissimo a imitare il verso della gallina e a scrivere piccole poesie lunatiche (« Lontano dalle facce vuote fatte da Mandrake con la mano - c'è sempre il carnevale, in via dell'Orso »), adoratore della carta stampata, Giovanni Gandini è il Gran Maestro della sola vera società segreta che esista in Italia dopo il declino della massoneria. Membri della setta sono bambini di sette anni, studenti, belle signore alla moda, intellettuali sofisticati, gente di cinema, universitari contestatori, sociologi, ragazze maoiste o anche apolitiche, sei senatori e quarantacinque deputati, filosofi, conti veneti democristiani: in tutto, 95.000 persone. La setta venera una serie di dèi appartenenti al paradiso del fumetto: il cane Snoopy, il suo padrone Charlie Brown dalla testa rotonda, i loro amici creati dal disegnatore americano Charles Schulz; poi Lil Abner con sua moglie Daisy Mae, Pogo, Dick Tracy, Bristow, Popeye, Krazy Kat. La setta ha inaugurato da poco una filiazione inglese, e si riunisce una volta al mese, quando esce « Linus ». Appunto intorno a questa pubblicazione, che ha fatto conoscere in Italia i famosissimi bambini di Schulz, Gandini è riuscito a creare una consorteria abbastanza unica di lettori amici e complici, uno stile inedito, l'abitudine cosi poco italiana allo scherzo irragionevole, alla bizzarria, al nonsenso. « Non penso mai: questo piacerà alla gente », spiega. « A me interessa solo il divertimento mio e il giudizio di quelli che conosco. Il mio atteggiamento verso i lettori è: se vi va, è così; altrimenti è così lo stesso ». Con il pubblico italiano, uso a venir blandito e contentato dai periodici in ogni suo vizio, questo atteggiamento oltraggioso era un rischio grosso. Oggi che « Linus » compie l'età dei suoi lettori più piccoli, sei anni, si scopre che l'arroganza divertita e divertente può diventare la base di un successo. Parole Le lingue ufficiali non bastano, le parole consunte per il troppo uso sembrano inefficaci: così accade che ciascuno si inventi, quando 6 necessario, vocaboli e verbi. Inesistenti, eccentrici, ma molto espressivi e spesso anche poetici. In un quartiere popolare di Palermo, una donna sospira che la sua città « si sottosviluppa continuamente ». Al caffè, Federico Fellini spiega che il suo prossimo film racconterà « il processo di effeminazione » di un uomo. Alla televisione, un pazzo di Nocera Inferiore protesta che il manicomio serve solo a « monotonare la vita ». In tribunale, l'imputato Marino Vulcano sostiene di avere sparato in preda « a un'idea di finitudine ». Ma la parola più contemporanea la si trova in un trattato di psicoanalisi, ed è il vocabolo tedesco Torschlùsspanik, che vuol dire: timore di non fare in tempo, paura di non riuscire a concludere abbastanza nella vita. Lietta Tornabuoni

Luoghi citati: Italia, Montecatini, Nocera Inferiore, Svizzera