Vacanze sulle panchine
Vacanze sulle panchine Quelli che non possono lasciare la città Vacanze sulle panchine Donne anziane e ciarliere - Pensionati giocano a bocce su campi di fortuna - « Con 30.000 lire di pensione al mese, che ferie volete che faccia? » - « Sono stato qualche giorno al mare con mia figlia. Troppo chiasso, adesso è meglio qui » - In 64 anni ha lasciato Torino tre volte Pomeriggio d'agosto in città: strade assolate, afa. In giro facce abbronzate, di chi è già stato in vacanza, Parecchi partiranno o.uesta settimana, altri attendono settembre, quando ci sarà meno folla e prezzi migliori. Ma molti non possono lasciare la città. Sono soprattutto persone anziane. Le panchine sui viali, nei giardinetti rionali, nei parchi sono tutte occupate. Pensionati, donne anziane: si ritrovano ogni giorno, hanno sempre tante cose da dire. Intanto il tempo passa. E poi ci sono i giocatori di bocce, che si sfidano ogni giorno su campi improvvisati, e hanno pubblico competente, perfino « tifoso ». Svaghi che non costano nulla per chi non può andare in ferie. In questi pomeriggi, gli anziani — quelli che hanno ancora gambe valide — sono tutti fuori casa in cerca di un po' di frescura sotto gli alberi. Molti vivono soli, si sentono più tristi nei caseggiati vuoti, cercano un po' di fresco, ma soprattutto compagnia, e la trovano sulla panchina e dove si gioca a bocce. In piazza d'Armi incontriamo Carlo Balzani, 87 anni, via Gradisca 41. Un ex ferroviere, è in pensione dal 1933. Vive con il figlio di 64 anni; pure pensionato. « Le nostre vacanze sono queste — dice — mi faccio accompagnare qui da mio figlio che ha l'auto. Lui gioca a bocce ». E' in corso una partita, molto accanita, Carlo Balzani dà consigli. « Il Comune dovrebbe pensare anche a noi — aggiunge — questo non è un vero campo, non è liscio, chi non è più tanto fermo sulle gambe può cadere, farsi male ». Originario della Lomelli- | na, da 64 anni è a Torino, se ne è allontanato soltanto tre volte, per andare a Roma ih visita ai figli militari. Va a dormire tutte le sere alle 's0, per essere, dice lui, « fresco e iti forma il giorno dopo ». Su una panchina di corso Orbassano: Carlo Dabandi, 94 anni, via Boston 60. E' appena tornato da Loano, Ospite della figlia. « Una bolgia incredibile — dice —. C'è frastuono, meglio Torino adesso ». Ricorda altri tempi, quando « c'era più pulizia, più ordine, più serietà ». Fa una diagnosi dei mali della nostra epoca: « Manca il senso del dovere, nessuno più è contento, sono disgustato. Passo il tempo a leggere il giornale, e ini cadono le braccia: chissà dove andremo a finire ». Due anziane signore, .sedute vicino, annuiscono. Loro andrebbero volentieri « a conoscere un po' il mondo », ma lamentano: « Abbiamo una pensione misera, già è difficile tirare avanti ». Si accontentano di un po' d'ombra e di chiacchiere. Altri pensionati ai giardini di via Sempione. Sono meridionali, sono immigrati per raggiungere i figli. Raffaele Di Dedda, 69 anni, via Poggio 12, di Orta Nova di Foggia: « Con 30 mila lire di pensione, compreso l'assegno della moglie, che ferie volete che faccia? Stiamo in famiglia )i. Interviene Angelo Bottello, 63 anni, via Pergolesi n. 55: « Come invalido, ho 23 mila lire di pensione, ne pago 21 di affitto, faccio ancora qualche lavoretto, ma non bastano. Sono di Licata, da dieci anni sono qui, da sei non torno al paese, mancano i ■mezzi. Passo la giornata così, con gli amici ». Stanno in gruppo, con i paesani, il silenzio rotto ogni tanto da una frase. « Noi vecchi non ci innoviamo più. Le ferie non le facevamo nemmeno in gioventù. Ora il tempo è dei gio vani. Chi può viaggia, va ai bagni, al paese. Chi non può, cerca una panchina all'ombra ». Per i vecchi piemontesi naturalmente Torino non è più la stessa. Com'è ora, li spaventa. Giuseppina Boria, via dei Mille 26 bis, è seduta con tre amiche ai giardini di piazza Cavour, già oasi di silenzio e di pace, ma ora attraversata da fragorose motociclette: « E' cambiato tutto, una volta mssavo di qui da sola a mezzanotte di ritorvo dui teatro. Non si può più. Soltanto in agosto questo giardino ritorna ad essere quasi come un tempo. Quelli che vanno via ci lasciano più silenzio. Io non mi muovo, preferisco la mia casa, in nessun posto potrei sentirmi meglio ». Carla Pavia, 60 anni, vedova: « Andrei volentieri al mare, ma non posso. Mi accontento di venire u fare una passeggiata ». Sotto gli alberi antichi si respirano i ricordi. Passa una altra pensionata, con la | gnetta Lilli. Si unisce al t',rup po. Ha un sacchetto di indumenti da rammendare: « So no povera. Non posso buttare via nulla, e rammendo tutto ». Non va in ferie, co- ca- ine tanti. Per lei una giorna- ta d'agosto è come tutte le altre. E domani si ricomincia. Si ritrovano ogni giorno, hanno sempre qualche cosa da dirsi. Intanto, il tempo passa
Persone citate: Angelo Bottello, Carla Pavia, Carlo Balzani, Raffaele Di Dedda
Luoghi citati: Foggia, Licata, Loano, Orta Nova, Roma, Torino
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