Le difficoltà italiane utili ai soci del Mec

Le difficoltà italiane utili ai soci del Mec Gli scambi con Pesterò in 6 mesi 970 Le difficoltà italiane utili ai soci del Mec Tutti e cinque gli altri Paesi hanno aumentato le esportazioni Il nostro saldo commerciale col resto della Comunità s'è capovolto: da un attivo di 152 miliardi nel '69 a un passivo di 168 (Nostro servizio particolare) Roma, 7 agosto. L'Istituto centrale di statistica ha pubblicato oggi i dati completi dpi commercio estero in giugno e nel primo semestre di quest'anno, che si discostano appena di un poco da quelli anticipati due settimane fa. L'importazione è cresciuta in giugno, rispetto a un anno prima, del 22,5 per cento, raggiungendo 826,6 miliardi; l'esportazione ha segnato -t-14,60.'o (723,5 miliardi); il deficit è di 103,1 miliardi, contro 43,3 del giugno 1969. Per l'intero semestre, i dati sono 4546,3 miliardi le importazioni (-1-20,9 "A sullo stesso periodo dell'anno scorso); 3984,9 miliardi le esportazioni (-1-7,3); 561,4 miliardi il deficit (contro 46,2). Del forte aumento delle importazioni rispetto a quello assai contenuto delle esportazioni, hanno beneficiato solo alcuni dei nostri maggiori partners commerciali. Sono anzitutto i Paesi del Mec, rispetto ai quali la bilancia del primo semestre di quest'anno peggiora di 320 miliardi rispetto a quella del primo semestre dell'anno scorso: da un attivo di 152 miliardi, si è infatti passati a un passivo di 168. Tutti e cinque i Paesi del Mec hanno raggiunto tassi d'aumento delle loro vendite in Italia superiori al tasso globale delle nostre importazioni. Esclusa la Germania, che ancora una volta si conferma come il nostro più solido partner commerciale, legato a noi da accordi aziendali di vendita a lunga durata, a tutti gli altri Paesi abbiamo venduto percentualmente meno di quanto non si sia complessivamente venduto all'estero. Con la Francia, le nostre esportazioni hanno addirittura segnato una flessione. La variazione del commercio coi paesi del Mec non ha, tuttavia, un carattere strutturale; le note difficoltà della produzione interna hanno indotto a comprare nei paesi industriali che ci sono geograficamente più vicini quanto In Italia veniva prodotto in meno del necessario. A lungo andare, un simile fenomeno è certamente pericoloso, perché paesi più prossimi possono essere indotti a rafforzare le loro reti commerciali, realizzando importanti economie. Se il periodo di disagio della produzione interna resta breve, il fenomeno può invece essere presto annullato. Quanto a vendere, i nostri esportatori si sono evidentemente preoccupati di mantenere la loro quota nel paese più ricco, la Germania,—per non farsi scalzare da altri su quel mercato. La stessa politica è stata seguita verso i paesi « nuovi » clienti: quelli associati al Mec e quelli del gruppo Efta (Inghilterra e nazioni scandinave) che stanno trattando per entrarvi. Neppure è molto importante il raddoppio del deficit verso la Libia, dalla quale compriamo petrolio. Importante è invece il peggioramento della bilancia con gli Stati Uniti. Non è certo per le difficoltà della produzione interna che i nostri esportatori verso quell'area hanno lasciato scendervi le vendite ad appena un 2.9 per cento in più del precedente periodo. Questo è un segno che il rigurgito di protezionismo del paese che, con il « Kennedy Round » aveva rilanciato il commercio mondiale, raggiunge gli effetti proposti, cominciando proprio dall'Italia. Giulio Mazzocchi Il commercio estero nel primo semestre Variaz. percent. ; Saldl In miliardl PAESI ; ! r Import Export 1969 1970 Franeia + 25,4 — 10,8 +107 i — 76 Belglo - Lusscmburgo . . + 33,1 +6,7 +14 — 21 Olanda + 32,0 + 7,7 + 24 - 9 dl cut Europa Orientate ... + 22,5 +9.3 — 3 — 31 Altrl Europel + 29,2 1+ 7,0 +163 +138 U.S.A + 15.5 ; + 2,9 — 33 — 89 Totalc pciicralc + 20.9 + 7,3 — 46 —561

Persone citate: Giulio Mazzocchi, Kennedy Round