In "Andrea,, di Hofmannsthal la crisi del crollo absburgico di Giorgio Manacorda

In "Andrea,, di Hofmannsthal la crisi del crollo absburgico Un esteta decadente nella Vienna di Musil In "Andrea,, di Hofmannsthal la crisi del crollo absburgico Hugo von Hofmannsthal: « Andrea o i ricongiunti », Ed. Adelphi, pag. 170, lire 2000. « Noi siamo fatti della materia dei sogni », « Questo godere soffrendo è tutta la sostanza della sua (del poeta) vita », « In fondo tutto ciò che si scrive è indecente »; ciò che bisogna esprimere è « il mondo che sta dietro a quello vero »: anche se (o apposta perché) Hofmannsthal ammette che tutta la sua opera è « tremendamente autobiografica ». Queste brevi citazioni già dovrebbero dare un'idea dell'opera dello scrittore austriaco. Ma vediamo i vocaboli in uso per parlare di Hofmannsthal: « Mondi di iniziazioni o di mister? o. comunque f...J, conmiV. col mondo soprasensiode », « Misteri umani », « Aspirazioni e metamorfosi », « Il meraviglioso, la fiaba » eccetera. Ricordo di Mann Scrittore della decadenza asburgica, contemporaneo di Rilke, Musil, Kraus, Broch (che su Hofmannsthal ha scritto un famoso saggio), Freud e Kafka, Hofmannsthal fu un grandissimo esteta, in cui l'abbandono decadente alla morte (non a caso sorge spontaneo il richiamo alla Morte a Venezia di Thomas Mann) e una certa malinconia fantastica portatrice di angosciosi languóri si univa ad uno stile rigoroso e polito, conscio del valore della « purezza del limite » e del « divino contorno ». Un raffinato e complesso esponente di quella che Thomas Mann chiamava la machtgeschutzte Innerlichkeit, cioè « l'interiorità protetta dal potere », quel potere che, sfasciandosi con la fine dell'impero danubiano, portò con sé nella rovina una visione del mondo e quindi provocò la crisi profonda di tutto uno strato di intellettuali. Per Hofmannsthal la prima guerra mondiale non significò soltanto la fine dell'impero asburgico, ma la fine della civiltà e della cultura europea. Contrariamente a Musil, per esempio, Hofmannsthal non ebbe una vita difficile, ebbe la sua parte di successo ed era tranquillamente inserito nelle strutture ùeWestablishìnent in quanto presidente dell'« Unione degli scrittori tedeschi in Austria ». Ma il crollo d'un mondo storico e dei suoi valori provo¬ ca, in uno scrittore già di per se stesso portato al mistero, all'occultamento e al mito, un accentuarsi del momento trascendente, un recupero di ciò che palesemente sopravvive malgrado tutto (e cioè l'uomo) sistemandolo nella categoria dell'assoluto. Modello il "Meister" Egli mirava così, nelle sue ultime opere, a ridare « all'uomo una nuova concretezza vitale ». In questo senso Andrea o i ricongiunti può essere considerato quasi un Bìldungsroman (un « romanzo di formazione ») sul tipo del Meister goethiano. Ma non a caso l'Andrea è rimasto incompiuto: l'homo novus non poteva nascere dalla penna d'uno scrittore dell'estrema decadenza. La « formazione » non può arrivare a compimento. Nel Meisfer Goethe rappresenta la formazione dell'intellettuale della borghesia in ascesa; con l'Andrea siamo alla definitiva decadenza della piccola nobiltà. In una lettera del 1918 Hofmannsthal a proposito del suo Andrea scriveva di voler narrare « gioventù e crisi di un giovane austriaco in viaggio per Venezia e la Toscana nell'anno di morte dell'imperatrice Maria Teresa ». Anche il personaggio di Andrea è «tremendamente», quanto occultamente, autobiografico. E' infatti un personaggio « uno e trino »: è se stesso, e contemporaneamente . il servo Gotthilf, ed ancora il cavaliere di Malta; tre personaggi che rappresentano rispettivamente l'angoscia, « i torbidi impulsi del sangue » e il modello, il super-io maturo, il maestro. D'altronde la problematica dello sdoppiamento della personalità è intrinseca al romanzo, com'è facilmente dimostrato dalla doppia personalità di Maria-Mariquita. Come ricorda Gabriella Bemporad nella pregevole nota a questa edizione dell'Andrea, Hofmannsthal « aveva letto utilmente l'allora recentissimo libro di Breuer e Freud» e un libro di uno psichiatra americano dedicato alla dissociazione della personalità (The dissqciation of a personality. A biographical study in abnormàl psychology). Sembra che a questa lettura si debba l'idea di scrivere Andrea o i ricongiunti, e probabilmente solo in questa chiave, sommata alle inclinazioni criptico-trascendentali dell'autore, nonché alla sua tendenza a ricomporre un'immagine dell'uomo al di là e in virtù della morte, si può comprendere il vero significato del sottotitolo di questo romanzo incompiuto. Giorgio Manacorda Hugo von Hofmannsthal

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