A Tripoli prevale la tesi di Nasser ma i fedayn, divisi, vogliono lottare di Igor Man

A Tripoli prevale la tesi di Nasser ma i fedayn, divisi, vogliono lottare Il vertice arabo aderisce al piano americano di pace A Tripoli prevale la tesi di Nasser ma i fedayn, divisi, vogliono lottare Un comitato anodino di Egitto, Siria, Giordania, Libano e Sudan è giudicato «incoraggiante» in Israele - Si teme che le riserve volute da Dayan, nella lettera a Jarring, possano ostacolare la missione di pace dell'inviato dell'Orni - Tra i guerriglieri, Arafat è meno intransigente di Habash (Dal nostro inviato speciale) Tel Aviv, 6 agosto. Tutta l'attenzione è puntata sul mondo arabo. Quanti — e non sono pochi — in seno al governo israeliano sperano in una soluzione pacifica, hanno accolto con manifesto sollievo- il comunicato anodino con cui s'è concluso oggi il « piccolo vertice » di Tripoli. Secondo gli osservatori politici, il fatto che « ufficialmente » i ministri dei 5 Paesi partecipanti (Egitto, Siria, Giordania, Sudan, Libia) si siano occupati solo di problemi militari è senz'altro « incoraggiante ». A Trìpoli, in verità, si è discusso 'del piano Rogers e dell'accettazione di Nasser, sicché la mancanza di ogni riferimento al riguardo nel comunicato finale starebbe a dimostrare che il presidente egiziano Ila avuto partita vinta. Ieri, l'ufficioso Al Ahram ha scritto che la Rau rivendica il diritto di agire liberamente nell'interesse superiore dei popoli impegnati in prima linea. Alla vigilia della conferenza, in un comizio, Kaddafì aveva affermato che « soltanto la guerra vittoriosa potrà restituire agli arabi la dignità perduta nel 1967 », ma ieri il ministro degli Esteri libico Buessir ha espresso « la piena solidarietà e comprensione » del suo governo per Nasser. Bagdad è sempre all'opposizione, tuttavia la violenta campagna di accuse scatenata contro il presidente egiziano sembra cedere il passo ad una polemica meno rabbiosa, da quando la Pravda è intervenuta (e in coincidenza con l'arrivo a Mosca d'una missione irakena) scrivendo che appoggerà ogni responsabile tentativo arabo di ricercare una ^soluzione politica del conflitto medio-orientale: Rimane l'ostacolo palestinese; ma gli scontri, ripetutisi ancora stamane, fra fedayn del Fronte popolare di Ha-, bash e del « partito d'azione » di Sartawui, schieratosi con Nasser, dimostrano quanto i guerriglieri siano divisi. Oggi, un altro raggruppamento si è dichiarato solidale con il rais, portando a tre le organizzazioni favorevoli alla sua iniziativa pacifica. Se a tutto ciò si aggiunge « l'atteggiamento prudente » di Arafat, c'è di che bene sperare. In Israele, i commenti della radio e dei giornali battono su un unico tasto ottimista: è troppo presto per parlare della fine della guerra, ma è già tempo di parlare dì pace. In un suo discorso il segretario del partito laburista israeliano, Eliav, lodando la decisione del governo di aderire al « piano Rogers », ha insistito stasera sulla necessità dì, prepararsi ai « sacrifici indispensabili per arrivare' ad una soluzione del problema ». Il vicepresidente del Consiglio, Allon, ha detto che sta ora agli arabi dimostrare la loro effettiva buona volontà. A questo proposito si nota, con un misto di sollievo e di soddisfazione, come finora non ci sia stata alcuna « reazione negativa egiziana » alle riserve espresse dalla signora Meir nel suo discorso di accettazione del « piano Rogers ». La Jerusalem Post ha rivelato come sia stato Dayan a volere che nella lettera a Jarring, dopo la frase « ritiro delle forze da territori » si ag¬ giungesse « verso confini si-curi e riconosciuti ». Le « co lombe » sono insorte, e ci sarebbe stata una vivace reazione di Eban, il quale avrebbe detto che gli americani non avrebbero accettato un simile emendamento, suscettibile di pregiudicare la ripresa della missione Jarring. Ha finito con lo spuntarla Dayan, ma già sono in corso consultazioni fra Gerusalemme e Washington sul documento che Jarring dovrà rimettere a Thant per comunicargli di essere disposto a riprendere la sua missione. Se il mediatore non dovesse far cenno alle riserve imposte da Dayan, il Governo israeliano si troverebbe in serio imbarazzo. Il partito laburista riunirà a metà del mese il suo Comitato centrale e si prevede che Dayan darà battaglia. Il generale si è battuto per l'approvazione del « piano Rogeis », ma non intende prescindere da « opportune riserve ». Igor Man