Il re ha ragione? di Raniero La Valle

Il re ha ragione? Uomini e religioni Il re ha ragione? Non e frequente in Italia ascollare la voce della Chiesa ortodossa orientale, che pure avrebbe mollo da dire nell'attuale ricerca di una nuova autenticità religiosa. Un'occasione, in cui questo avviene, la si deve all'iniziativa preziosa del Segretariato Attività Ecumeniche e dei suoi convegni di Camaldoli, nei quali cattolici, ortodossi c protestanti si incontrano per confrontare e mettere in comune le esperienze c le posizioni delle loro Chiese. Così in questi giorni, a Camaldoli, dove è in corso uno di tali convegni, la voce dell'Ortodossia si è espressa attraverso le parole del metropolita Emilianos Timiadis; rappresentante del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli al Consiglio mondiale delle Chiese di Ginevra. Il tema di cui si discute è quello della secolarizzazione, che è un fenomeno tipicamente occidentale; perciò era particolarmente interessante una valutazione di tale fenomeno espressa dal punto di vista di una Chiesa orientale. C'è infatti una certa tendenza, nelle Chiese dell'Occidente, cattoliche e protestanti, a sottolineare l'aspetto positivo della secolarizzazione, e ad adeguarvisi, trascurandone l'aspetto ambiguo e negativo. Il positivo è in questa riscoperta, di sapore biblico, del valore del mondo, dell'uomo e della storia; è in questo ottimismo creativo con cui l'uomo prende in mano il proprio destino; il positivo è anche in questo riguadagnare allo spazio del profano, dell'opinabile, del relativo, ciò che le Chiese avevano indebitamente posto sotto l'egida del sacro, e quindi sotto il controllo di un potere religioso. Ma l'ambiguo e il negativo è il fare dell'uomo, del mondo, della natura, il nuovo assoluto; il fare dell'uomo « secolare » l'antagonista non solo della Chiesa del sacro, ma anche della Chiesa della fede; il rivendicare l'autosufficienza e l'autonomia dell'uomo non solo nei confronti delle caricature idolatrich'e'di Dio, ma di Dio stesso; donde le nuove idolatrie del potere, del denaro, del consumo, dello sviluppo quantitativo, e di se stessi. L'uomo diviso Il metropolita Emilianos è stato severo verso siffatta secolarizzazione che, proprio per la sua ambiguità, è la « pietra d'inciampo » dei cristiani d'oggi. Egli ha accusato questa ipotesi di progresso umano non solo come dimentica di Dio, ma anche come inefficace; essa infatti ignora le conseguenze della caduta c trascura il fatto che i mali sociali, come l'assenza di giustizia, di pace e di amore, hanno la loro radice nell'uomo, disumanizzato, diviso, deformato, lacerato; e che quindi occorre una conversione, una « nuova nascita », una liberazione dell'uomo non solo dai condizionamenti esterni, ma da se stesso, dalle sue passioni e dai suoi istinti disordinati. Il ruolo delle Chiese non è dunque quello di mettersi al rimorchio di un mondo secolarizzato, esaurendosi in un attivismo sociale, ma di annunziare la salvezza, mediante un ministero di riconciliazione, ristabilendo la relazione tra il divino c l'umano. In questa prospettiva, tuttavia, il metropolita ortodosso è sembrato trascurare fin troppo l'importanza dell'impegno politico per la costruzione della città dell'uomo, concedendo al cristiano di applicarvisi individualmente, e quasi staccato dalla sua Chiesa; ciò che in pratica concludeva — e questo è un limite tipico dell'Ortodossia — a una sostanziale accettazione dell'ordine esistente. Compito della Chiesa Ma anche una voce protestante, quella del pastore metodista Mario Sbadì, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche italiane, è siala fortemente critica verso le suggestioni di un cristianesimo secolarizzalo, senza per questo negare la destina /.ione della Chiesa c dei cristiani ad « essere per il mondo », secondo l'estremo monito lasciato da Bonlioeffei. Ma qual e il modo proprio alla Chiesa di « essere per il mondo »? Il pastore Sballi si è chiesto se le Chiese, e in particolare il Consiglio ecumenico delle Chiese, con il loro interloquire su tutti i proble mi economici e politici che travagliano i popoli, non cedano a una nuova tentazione di trionfalismo c di paternalismo, quando compito della Chiesa non è dare soluzioni a questi problemi, ma « plasmare spiritualmente degli uomini atti a risolverli con spirito c volontà cristiane ». Il rischio per la Chiesa è di non parlare in nome della Rivelazione, ma in nome di una saggezza umana". « Il grande rischio di questo tempo di secolarizzazione — ha detto il pastore Sbaffì — è che la Chiesa dica ancora una volta all'uomo che ha ragione ». In questo senso non si tratta di un fenomeno nuovo: « la secolarizzazione ha sempre riservato alla Chiesa il ruolo di confermare l'accordo di Dio a ciò che l'uomo fa; quando i re si rivolgevano alla Chiesa, era per sentirsi dire che essi erano degli eccellenti re e che le loro opere avevano il gradimento divino; quando i borghesi andavano in chiesaj era per sentirsi confermare che il loro lavoro era benedetto da Dio e che la ricchezza era un segno della grazia. Ed è quello che facciamo oggi quando, per servire il mondo, ci conformiamo ad esso c testimoniamo non più una giustificazione che toglie il peccato, ma lo legittima ». Al fondo di quésta strada, ha rilevato lucidamente il pastore metodista, al termine di un secolarismo che idolatra il « quaggiù », non può esserci che la teologia della morte di Dio, cioè un nuovo ateismo, sedicente cristiano; in qualche seminario protestante americano già si recita una strana litania funebre, che canta la morte di Dio «creato a nostra immagine ». Ma in altre cattedre di altri seminari americani, va prendendo consistenza -una nuova corrente teologica, « la teologia della resurrezione ». Raniero La Valle 1

Persone citate: Mario Sbadì

Luoghi citati: Costantinopoli, Ginevra, Italia